[Leggi le scuse di ReWriters su questo tema]

E mentre Moschino, a settembre scorso, ha portato alla Fashion Week di New York le tendenze 2022 con una passerella inclusiva che ha visto sfilare la top Irina Shayk e Taylor Swift ma anche la super curvy Precius Lee e Aaron Rose Philip, la modella paraplegica con la pelle nera, l’orgoglio italiano a tema inclusione è vivace anche su Instagram, dove 6 influencer continuano a lavorare alla riscrittura dell’immaginario.

  1. Benedetta De Luca, 122 mila follower su Instagram, disability model (ritratta da Angelo Cricchi) e dottoressa abilitata alla professione forense, è un’imprenditrice che ha fondato un brand (Italian Inclusive Fashion) finalizzato a realizzare capi pensati per valorizzare le donne, superando tutte le barriere: quelle architettoniche, fatte di acciaio e cemento, e quelle mentali, fatte di stereotipi e pregiudizi, alla base dell’abilismo. All’ultima Mostra del Cinema di Venezia è arrivata sfilando sul red carpet avvolta in un abito nero con supersexy spalline rosse e un accessorio mai-più-senza ma per davvero: le sue stampelle. La bellissima trentaquattrenne salernitana, infatti, è affetta da agenesia del sacro, una rara malformazione congenita che l’ha costretta a sottoporsi a 18 interventi chirurgici e a una dolorosa e difficile riabilitazione.
BENEDETTA DE LUCA

2. Emma, invece, 12,5 k di follower, è impegnata sul fronte salute mentale. Autistica (a 26 anni le è stata diagnosticata la sindrome di Asperger) e ADHD, è in campo per combattere lo stigma contro tutti i tipi di disabilità, soprattutto le disabilità legate alla salute mentale e del cervello, dato che anche le neurodiversità impattano in maniera invalidante sulla qualità della vita quotidiana.

EMMA

3. Marina Cuollo, classe 1981, napoletana verace, firma di Vanity Fair da 35,2 k follower, è Dottore di ricerca in processi biologici e biomolecole e ha scritto per Sperling & Kupfer A Disabilandia si tromba. Nata con una sindrome genetica molto rara (la Melnick Needles è un’osteodisplasia scheletrica che conta un centinaio di casi in tutto il mondo), su Instagram crea contronarrazioni sulla disabilità fisica: “Spesso, quando si parla di una persona con disabilità, si tende a mettere il corpo al primo posto, lasciando in secondo piano la persona. A volte, vince una narrazione pietistica, altre, invece, è un’apoteosi di ‘guarda come ce l’ha fatta, com’è bravo nonostante tutti i suoi problemi’. Ma anche questa narrazione non è del tutto corretta perché il farcela o meno non dipende solo da noi, ma anche dalla fortuna di essere in una famiglia con i mezzi e la mentalità per aiutarti, per esempio. E puntare sempre e solo su quanto le persone siano forti significa eliminare anche la responsabilità sociale del Paese“.

MARINA CUOLLO

4. Sofia Righetti, 39, 5 k follower, è un’attivista transfemminista intersezionale, vegan e animalista contro l’abilismo. A soli 5 mesi di vita viene sottoposta ad un delicato intervento chirurgico al cuore a causa di una cardiopatia congenita, ma qualcosa non va per il verso giusto e a causa di una lesione midollare perde definitivamente l’uso delle gambe. 

E’ stata lei a introdurre in Italia il termine abilismo, ossia il sistema di potere che discrimina le persone disabili cercando di farle adeguare al concetto di abilità, e grazie a lei l’enciclopedia Treccani ha inserito ufficialmente il termine abilismo come neologismo: “Mentre le femministe non disabili lottano contro l’ipersessualizzazione del corpo, orientato al piacere maschile, le donne con disabilità vogliono al contrario far emergere il proprio corpo, affermarne la bellezza e la sensualità e soprattutto la validità. Ancora oggi infatti le donne disabili sono “desessualizzate”: e questa è una discriminazione violenta, che ha conseguenze terribili. Alla medicina, alla famiglia, alla società fa comodo vedere le donne disabili come eterne bambine perché privarle della validità sessuale vuol dire negare loro l’essere adulte, quindi la capacità di autodeterminazione, di decisione, di essere autonome. Non venire considerate adulte vuol dire anche non poter fare le madri: se per la società le donne disabili non sono in grado di badare a se stesse, come possono crescere un figlio? In questo modo ci viene negata la capacità di avere una sessualità come gli altri, accedere alle informazioni sul piacere sessuale e perfino agli studi ginecologici“.

SOFIA RIGHETTI

5. Nadia Lauricella, 49 mila follower, ventisettenne, nata senza le braccia, con gli arti inferiori solo parzialmente sviluppati e con la colonna vertebrale incurvata, riesce a fare tutto con i suoi piedi, mangiare, scrivere, leggere, utilizzare il cellulare e gestire i suoi canali social. I suoi video sono sostanzialmente lezioni di vita.

NADIA LAURICELLA

6. Bebe Vio, due titoli olimpici, è una instagrammer con 1,2 milioni di follower, premiata da ReWriters nel 2020, testimonial per le campagne vaccinali contro la meningite, di cui è rimasta vittima con tanto di amputazione degli arti. Ha fondato Art4Sport, un’associazione che utilizza lo sport come terapia fisica e psicologica per bambini e ragazzi con disabilità fisiche.

BEBE VIO

Naturalmente sono tantissime le donne impegnate sul tema della lotta all’abilismo, da Armanda Salvucci, affetta da acondroplasia, che ha creato il progetto Sensuability, su sessualità e disabilità, alla ventiseienne Martina Rebecca Romano, sorda fin da quando aveva due anni (LIS performer a Sanremo, interpretando le canzoni nella lingua dei segni), impegnata in una campagna di sensibilizzazione affinché gli Instagrammer inizino a utilizzare le app che consentono di inserire i sottotitoli nelle loro stories, fino a Silvia Botticelli, tiktoker da 229,1k follower, detta anche “La ragazza senza mani“.

I social hanno il merito di aver dato voce direttamente alle persone con disabilità e senza mediazione – ha detto Carlo Boccazzi Varotto, ricercatore sociale a capo della non-profit torinese Hackability, menzione d’onore Compasso d’Oro ADI 2020 – la narrativa sta cambiando: molte persone hanno una visione concreta ed è sempre più forte una rappresentazione dell’accessibilità come diritto e opportunità per tutti“.

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