Può succedere al cinema: scegliere il prossimo film da vedere, guardando un trailer. Incredibile a dirsi, ora può capitare anche a teatro. È il caso di Bisbigliata creatura che, con un breve video, incuriosisce, apre lo sguardo, agisce per sottrazione ma aggiunge ugualmente. Mariella Celia e Cinzia Sità (rap)presentano così il rimettersi al mondo, il riscrivere la propria vita, da sole, insieme e con l’altro e, in poco più di tre minuti – pronti a diventare cinquanta sul palco – suscitano il desiderio di vederlo e sentirlo presto dal vivo, in tutte le sue sfumature. Nell’attesa, ci guidano in questo mondo primordiale attraverso un racconto che riflette la storia dei movimenti, ne anticipa la concretezza, ne conserva la spiritualità, senza rovinarne l’intimità, ripercorrendo le origini di uno spettacolo nato solo ieri, cresciuto in questo strano 2020, in meditazione sull’oggi e proiettato al domani. ​

Che cos’è, chi è Bisbigliata creatura?

Mariella Celia: Mi piace molto la parola “creatura”, ci include tutti, include tutto. Bisbigliata creatura è per me il sacro di ogni essere vivente, la silenziosa magia dell’esserci e poi, forse, non esserci più, o meglio, non essere più visibile. ​​
Cinzia Sità: Per me è un paesaggio, l’universo di un mondo misterioso. È anche una domanda sempre aperta rispetto alla meraviglia e all’incanto della scoperta del cosa e del chi. ​​

In che modo avete lavorato sul movimento, per costruirne la drammaturgia?​

MC: La drammaturgia di movimento ha richiesto un lungo tempo di ricerca, volto a dimenticare, a disimparare, attingere a memorie antiche, immerse nel corpo. La scrittura è stata complessa perché si tratta di territori cinestetici, mutevoli. Si è compiuta dopo tanta pratica ma ha conservato un necessario margine di apertura all’inaspettato, alla sorpresa. Abbiamo lavorato per fasi, attendendo che emergessero delle specifiche qualità del movimento e della presenza. Il prima della vita, l’essere amorfe, pura elettricità, essere potenziale in eterno movimento; la fase intrauterina; l’incontro con la terra, l’emergere dalla terra, il desiderio di verticalità; l’incontro con l’altro.​​
CS: Una delle prime domande che ci siamo poste ha riguardato il linguaggio: quale linguaggio muove queste Creature, quale linguaggio parlano. Con gli input di Mariella abbiamo cercato delle timbriche di movimento molto specifiche, legate a specifici mondi materici, che potessero influenzare e nutrire un certo modo di sentire il corpo e il suo movimento, interiore ed esteriore.          ​​

Sulla scena i vostri corpi sembrano muoversi tra acqua e terra e poi fondersi con questi elementi: ricorda la genesi della vita, che alterna momenti di quiete a lotta sfrenata (nello spettacolo sono presenti dei guantoni da boxe). Contro che cosa combatte – se combatte – Bisbigliata creatura?

MC: Questi elementi ci hanno accompagnato dal principio, ne abbiamo fatto esperienza ponendoli, percependoli o immaginandoli dentro e intorno al corpo. Qui la nostra pelle è ricoperta di creta bianca… Siamo fatti di polvere di stelle stelle, sì, ma siamo anche terra. L’argilla, dal punto di vista antropologico, ha un sapore mitico: rappresenta la materia privilegiata da Dio nella Creazione e, non a caso, è presente in tutti i miti, dalle leggende della Mesopotamia, ai Sumeri e alla religione Lilitu. C’è una Lilith anche nella tradizione ebraica, frutto di una contaminazione della mitologia precedente, manifestatasi attraverso tre figure emblematiche: una associata al vento da cui il nome Lilith, un’altra incarnata nel demone di distruzione e morte e la terza, in origine la più nobile, conosciuta come Ishtar o Astarte, se vogliamo la dea madre del culto della femminilità. E noi, a dirla tutta, siamo appassionate di femminilità. Anni fa sognai me e Cinzia in scena, a lottare con questi guantoni, lentissime, sfinite. Così ho proposto di portarli in sala e abbiamo iniziato a indossarli nelle nostre pratiche: si sono rivelati l’opportunità di nutrire l’esercizio del non sapere, non saper fare, per allontanarci dall’umano, aprire il campo di indagine e avvicinarci alle Creature. Bisbigliata creatura combatte le sollecitazioni esterne, con ritmi frenetici e martellanti che costringono a fare, dire, prendere, produrre, essere potenti. Contro le “macchine”, regine della società di questo tempo. Gli stessi guantoni si sono poi rivelati essere bozzolo di mani, strumento primario di ascolto di ciò che si incontra, per noi che siamo (anche) esseri umani. Le mani sono il luogo primario del contatto/incontro tattile, connessione impavida tra il sistema nervoso e le emozioni. In questo processo, il lavoro sonoro di Gianluca Misiti è stato fondamentale.    ​​
CS: Queste Creature vengono al mondo con questi guantoni. Sono le loro estremità ingombranti, sproporzionate, pesanti, con le quali imparano a relazionarsi con il proprio corpo e con lo spazio circostante, fino all’incontro con l’altro, che diventa uno specchio, una misura sottile di negoziazione tra il desiderio di conoscere e la paura di non essere riconosciuto. Si scoprono attraverso l’altro e si disarmano dinanzi al disorientamento di un mondo troppo veloce e in continua richiesta. Le Creature cercano questo spazio di silenzio e di appoggio e celebrano la loro fioritura, con lo svelamento delle loro mani e si accorgono, con la possibilità del tatto, quanto possano allargare la loro percezione, quanto con le mani possano vedere e sentire, e quanto tutto questo le riponga in uno stato di vertigine e tenera vulnerabilità.  ​​

Come la poesia di Chandra Livia Candiani si lega ai gesti? ​

CS: La poesia di Chandra Livia Candiani è stata tra i materiali ispiratori del nostro incontro, mio e di Mariella. Era una lettura che accompagnava entrambe da un po’, autonomamente. Quando Mariella mi ha proposto il concept e il tema di partenza, è stato quasi immediato ritrovare, nelle parole della Candiani, il senso di certi nostri sentire che ricalcano anche una sfera personale più intima e spirituale. Il fatto che in scena ci siano dei guantoni e che il titolo di una raccolta di poesie della Candiani sia La Bambina Pugile è del tutto casuale, una di quelle connessioni che non hanno una logica evidente ma che ti invitano a seguire la strada giusta. In questa raccolta, Mariella ha trovato Dio breve nell’erba che sembra parli proprio di questi esserini e di questa materia che piano piano emerge. È stato come aver trovato, in quei versi, la sintesi di tutto un processo.

​​Bisbigliata creatura indaga i temi del Body-Mind Centering. Che tipo di ricerca avete fatto?​

MC: Il BMC, di Bonnie Bainbridge Cohen, ha fatto crescere il mio incanto nelle possibilità di conoscere e conoscersi attraverso il corpo, togliendo ogni dubbio sul fatto che siamo una individualizzazione dell’intero cosmo. Da anni mi chiedevo come esperienze di intimità così microscopica e mutevole, potessero essere indagate in una forma performativa più definita. Ho portato in sala alcuni temi e pratiche, a partire dall’embriologia ai BNP, i pattern neurocellulari di base, che riguardano lo sviluppo del bambino nel primo anno di vita. Ma molto lavoro è stato fatto anche a partire dai sistemi dei Fluidi e quello scheletrico. Tutta la fase finale, invece, ha visto protagoniste le pratiche sul tocco e sulla percezione aptica. Il dialogo tra movimento e tocco è un elemento fondamentale per lo sviluppo della percezione e della nostra intelligenza emotiva. L’esperienza del tocco e quella del movimento sono fondamentali per scoprire chi siamo, chi è l’altro e come possiamo riuscire a stare insieme in questa danza che è la vita. La percezione aptica fa riferimento al sistema di relazioni che il corpo instaura con l’ambiente esterno attraverso il movimento. Come ben sanno le persone prive della vista, la percezione aptica, capace di superare la dicotomia interno-esterno, presenta una diversa profondità rispetto al campo della percezione visiva. La mano che tocca è allo stesso tempo toccata ed è in grado di assimilare qualità e caratteristiche che sfuggono alla vista. ​Nella condizione dell’uomo post moderno, fortemente caratterizzata dell’esperienza digitale, è necessario indagare come la nostra attenzione e il nostro sguardo siano condizionati dal filtro dei diversi dispositivi tecnologici, delle macchine, appunto. È  indispensabile ritrovare una percezione materiale del corpo sensibile nel mondo. Ci siamo ritrovate a sentire la necessità di mettere in discussione alcuni aspetti della realtà virtuale: la decostruzione delle categorie spazio-temporali e l’alterazione delle funzioni percettive del corpo e della nostra soggettività che si fa sempre più isolata.    ​​
CS: Rispondo in veste di interprete: l’urgenza di molte domande che Mariella ha posto in sala, su come trovare degli strumenti che potessero fare emergere delle risposte su diversi piani, da quello cinestetico a quello di un movimento di senso, a quello che potesse interessare la sfera emotiva, quindi tutta quella parte invisibile che spesso viene tenuta nascosta, attraverso una serie di maschere o pregiudizi o convenzioni o codici che usiamo come appigli per relazionarci alle situazioni e agli altri, è stata un’occasione molto preziosa. Il BMC, attraverso le pratiche che Mariella ha elaborato, mi ha dato l’opportunità di dimenticare tutto, ripartire da zero, dimenticarmi di me e delle mie abitudini cinetiche. È stato come vivere un processo di prenascita e nascita, in cui ho potuto immaginare di riscrivere la mia storia e di resettarla ogni volta, a seconda del mio sentire in quel momento, di rimanerne strettamente in contatto e in aderenza. Tutto questo non sarebbe potuto essere, se non ci fosse stato uno sguardo attento, fiducioso, coraggioso e amorevole di una coreografa e movement coach come Mariella. 

Che forma ha oggi Bisbigliata creatura e che forma avrà?​

MC: Oggi Bisbigliata creatura è uno spettacolo teatrale di cinquanta minuti. Ma abbiamo in mente possibilità di diversificazione della sua forma, dal punto di vista performativo. Ci piacerebbe vederlo modificarsi in site specific performances, continuare l’indagine all’aperto, magari sulla terra, in mezzo agli alberi. Oggi, più di tutto, ci auguriamo di vederlo nascere in scena: finché non incontrerà il pubblico la sua vera forma non sarà mai chiara. Del resto anche questo spettacolo è una creatura e, come tale, senza l’altro, senza gli altri, e in questo caso senza il pubblico, non si conoscerà mai fino in fondo. ​

Bisbigliata creatura – Mariella Celia e Cinzia Sità (2020)​​
Ideazione e Regia: Mariella Celia
Coreografia, ricerca drammaturgica del movimento: Mariella Celia in collaborazione con Cinzia Sità
​Interpreti: Mariella Celia, Cinzia Sità
Suono: Gianluca Misiti
Trucco/Assistente di scena: Francesca Innocenzi​
Costumi: Mariella Celia in collaborazione con Francesca Innocenzi
​Disegno luci: Francesco Tasselli
​Produzione: Associazione Sosta Palmizi
Con il sostegno di: Vera Stasi (Tuscania) Teatro Azione e Carrozzerie N.O.T, Roma (Roma), ALDES (Lucca), Teatri Sospesi (Salerno), Cittadella dei giovani Aosta
Video trailer: Francesco Tasselli  ​
Spettacolo vincitore del Premio inDivenire Danza 2019​

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