Mangiare, insieme al respirare, la nostra dieta alimentare, è il primo atto che facciamo quando veniamo al mondo. Anzi, mangiamo fin dal momento del concepimento attraverso nostra madre, fin dal magico momento che due cellule si incontrano e, non è dato sapere come, decidono di costruire daccapo un nuovo essere vivente. La prima cellula si divide in due, poi in 4, 8 16 e così via. E poi, qualcuna diventa osso, qualcuna pelle, altre cervello, cuore per ricostruire, a poco a poco, un altro organismo simile a quello da cui sono partite.

E il materiale per costruire tutto ciò? E gli strumenti per farlo funzionare? E i meccanismi per farli comunicare? Insomma, si sa, la vita richiede tante risorse e tutte queste derivano dal cibo. E, anche questo lo sappiamo tutti, il cibo lo prendiamo da un altro essere vivente, vegetale o animale che sia, sottraendogli la vita per la nostra sopravvivenza. È crudele ma è così. Cacciatori e raccoglitori prima, allevatori e agricoltori poi, noi umani ci siamo evoluti e pian pianino, abbiamo invaso il pianeta sottraendogli progressivamente risorse. E, più diventiamo, più risorse consumiamo.

Quanto materiale possiamo ancora sottrarre alla Terra?

Una riflessione degli ultimi anni ci porta al quesito: quanto materiale possiamo ancora sottrarre alla terra e per quanto tempo? E ancora, la produzione di questo materiale quanto danno produce al pianeta stesso? E, specialmente, lo sappiamo che poi, di cibo, se ne spreca un miliardo e trecento milioni di tonnellate l’anno?

Si, ormai queste domande ci hanno portato a fare riflessioni sempre più approfondite sul cosiddetto consumo consapevole per preservare la possibilità che anche i nostri nipoti possano avere risorse per mangiare e, specialmente, per bere.

La dieta planetaria

Tra i vari movimenti culturali e di opinione si sono sviluppate anche tante iniziative per formulare diete cosiddette sostenibili per preservare il pianeta e anche le nostre coscienze. Una delle ultime ad essere studiata è la cosiddetta dieta planetaria che già nel nome suggerisce il suo scopo: ridurre al minimo il danno alla bio-idro-lito-atmo-sfera.

Il primo studio risale a meno di 10 anni fa e l’ultimo è appena uscito su una prestigiosa rivista medica, Plos-Medicine. In cosa consiste? Vedrete voi stessi che suggerisce consumi che impattano poco sulla emissione di CO2 garantendo comunque un’ottima capacità di nutrimento. E troverete anche nessuna grande novità per quel che riguarda le recenti raccomandazioni sulla scelta dei cibi e sulla condanna di coltivazioni e allevamenti innaturali e orientati prevalentemente al profitto dei produttori.

Già, ma allora dobbiamo tutti cambiare abitudini e stili di vita? Dobbiamo modificare i nostri menu e le nostre preferenze? Dobbiamo pensare di fare rinunce e mea culpa? No, no di certo, specialmente per noi italiani. Se vedete bene le indicazioni della dieta planetaria non si discostano quasi per niente dalla nostra dieta mediterranea, si proprio la dieta mediterranea, quella più a portata di tutti.

La dieta mediterranea

A conti fatti non ci vuole molto, tranne un po’ di attenzione a considerare quella filiera produzione-trasformazione-trasporto-cucina-rifiuti. Quindi risorse locali e stagionalità, moderazione nei consumi e nessuno spreco. È tutto qui quello che si richiede per ridurre le emissioni di CO2. E, in pratica, non è altro che la dieta che Ancel Keys, biologo, fisiologo e epidemiologo americano, fece osservando la popolazione di Pioppi, nel Cilento subito dopo la II guerra mondiale, notando una popolazione particolarmente longeva e dandone il merito alla dieta che definì mediterranea.

Dieta dichiarata dall’UNESCO bene immateriale dell’umanità e considerata dall’Istituto Superiore della Sanità capace di preservarci da Malattie Cardiovascolari, Patologie Oncologiche, Diabete e Patologie Metaboliche, Obesità e Sovrappeso, Salute Neurocognitiva, Osteoporosi, Fragilità e Artrosi, Salute Materno-Infantile e miglioramento della qualità della vita. A tutto questo si è aggiunta la raccomandazione che mangiare deve essere un piacere e fatto in clima di convivialità.

Un segreto? Credo proprio di no e, in pratica, ci vuole veramente poco per avere così tanto.

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