“Seconda pelle”: il confine del coming out
La serenità ci aspetta tutt* a braccia aperte, ma solo dopo la dogana del coming out. Il libro di Marta Moroni "Seconda pelle"

La serenità ci aspetta tutt* a braccia aperte, ma solo dopo la dogana del coming out. Il libro di Marta Moroni "Seconda pelle"

Bisogna esserci passat* per capirlo: la vera forca caudina di chiunque si senta bollat* come divers* si chiama coming out. Non è un optional, è proprio passaggio obbligato, rito iniziatico, scrimine fra un’esistenza serena e una repressa.
Io ci sono passato non una ma due volte, la prima fallendo, la seconda vivaddio riuscendoci, eppure dovendo comunque scontare in eterno il fallimento della precedente.
Come ho scritto nel mio memoir, se sono crossdresser è perché repressi all’istante una nascente attrazione omosessuale verso un compagno di classe alle elementari, per il terrore di doverlo prima o poi dire a mio padre, uomo che amavo ma del quale anche, nei miei anni verdi, avevo paura. Quest’omosessualità, che se avessi avuto il coraggio del coming out si sarebbe liberata in un’adolescenza serenamente gay prima di tornare, verosimilmente, sui passi dell’eterosessualità, da sotto il tappetino dove l’avevo scalciata ha modificato la mia attitudine etero, dài oggi dài domani, sino a trasformarmi in quello che sono: uomo sposato con una donna, padre di una ragazza, dolcemente succube del fascino femminile ma… in gonna e tacchi a spillo.
Non ho rimpianti, ammetto. Nei miei panni da cross sto benissimo e non riesco francamente a immaginarmi in altri, tuttavia con pari franchezza devo prendere atto delle conseguenze tsunamiche della mia pavidità d’allora, che realmente m’hanno terremotato la vita.
Anche il secondo coming out, quello sul crossdressing, pur se a lieto fine fu drammatico, perché me lo tenni dentro per decenni, e furono decenni difficili, pieni delle invidie e degli odi tipici degli incompleti, se non dei falliti. Poi, la forza interiore dell’età adulta, potenziata dalla psicoterapia, mi consentì di svelarmi, anche mediaticamente, e da allora sono un uomo sereno.
Ripeto: la serenità ci aspetta tutt* a braccia aperte, ma solo dopo la dogana del coming out.
A questo ho continuato a pensare leggendo il bel romanzo di Marta Moroni, Seconda pelle (Bertoni Editore), giunto sulla mia scrivania su gentile sollecitudine dell’autrice. È un libro che racconta la graduale presa d’atto di un’omosessualità, quella della protagonista Margherita, rampolla di buona famiglia, madre farmacista padre avvocato, studentessa dell’ultimo anno del liceo classico, un futuro predestinato a rilevare l’attività paterna e… un presente stravolto dall’incontro con una nuova compagna di classe, Elisa. Di cui s’innamorerà.
Di pagina in pagina emerge il tempestoso sentimento di Margherita, diviso fra una passione incontenibile – che infatti sfocerà in un rapporto con Elisa – e l’inconscio senso d’inadeguatezza verso un sistema che da lei s’aspetta altro, cioè un compagno di sesso maschile.

È questo senso d’inadeguatezza che le cassa alla radice ogni possibilità d’aprirsi coi genitori. Patetico e triste destino d’ogni papà e ogni mamma quello di essere visti dai figl* adolescenti come nemici. In parte è la triste legge attraverso cui la natura ci rende adulti. In parte sono trip mentali che ci facciamo noi da giovanissim*, e che avvelenano gli anni migliori.
Qualcuno mi disse che se gli adolescenti sono sempre incazzat* è perché si cercano ma non si trovano. Bene, immaginate cosa può succedere quando trovat* si sono ma temono – a volte purtroppo fondatamente – di non essere capit*.
Margherita coglie una provvidenziale àncora di salvezza nel nonno, col quale ha un rapporto splendido (come spesso capita con figure familiari terze) che una sera le consente un emozionante coming out fra le lacrime, lacrime di liberazione e anche di gioia nello scoprirsi accettata, anzi, di più, percepita come normale. Il massimo, il nirvana di tutt* i cosiddett* diversi.
Da lì, com’è logico che sia, tutto cambia: cambia l’autopercezione di Margherita, cambia il suo coraggio, cambiano i rapporti coi genitori, coi quali le cose non fileranno lisce come col nonno, ma qui mi fermo per non spoilerare.
È un romanzo che ha numerose chiavi di lettura. Ad esempio lo consiglierei agli uomini che desiderano avvicinarsi alla sensibilità femminile, per conoscerla e rendersi conto di quanto sia differente dalla nostra. Memorabili, a una lettura maschile, risultano le lezioni di chimica durante le quali Margherita avverte la sensualità della materia, sentimento che nessun uomo potrà mai affibbiare a qualcosa di diverso da una caviglia nuda o due seni sporgenti.
Lo consiglierei agli amant* dell’Umbria, regione nativa di Margherita, nella quale è ambientata ampia parte della storia. Il cuore verde d’Italia entra magistralmente nella trama coi suoi panorami, i suoi sapori, la sua società. Anche l’autrice è umbra, e ciò mostra per l’ennesima volta come un bel romanzo nasca dalla spinta a mettere su carta ciò che davvero si conosce. Sottolineo davvero.
Insomma, a ciascun* il suo Seconda pelle, qui ho scritto il mio. Mai avrei detto che in un personaggio femminile omosessuale avrei finito per trovare un alter ego letterario, ma così è andata. Grazie a Margherita. E a Marta Moroni.
