La vera storia di Mario Draghi: il guru di un paese sull’orlo del crack
Il gesuita massone mai iscritto né all'ordine dei gesuiti né alla massoneria. Se non a quella della loggia Montessori. Mario Draghi ve lo racconto io.
Il gesuita massone mai iscritto né all'ordine dei gesuiti né alla massoneria. Se non a quella della loggia Montessori. Mario Draghi ve lo racconto io.
Mario Draghi è figlio di gesuiti, padre di gesuiti e ha sposato una gesuita, ma ha deciso di non appartenere mai all’ordine. Ha sempre ritenuto troppo volgare appartenere a qualcosa e soprattutto non conveniente. Chi comanda non si affilia, al massimo sono gli altri che appartengono a lui. All’età di cinque anni decide perciò di iscriversi all’unico club che non dovrà mai dichiarare, alla Massoneria della loggia Montessori, il Grande Oriente degli asili europei. È in quel momento che riceve compasso e grembiulino che porta sempre con sé, anche sotto il costumino da bagno.
Fin da bambino mostra una grandissima predilezione per il basket. Gioca da campione, ma volutamente non segna mai. Il canestro però lo porta e lo smonta lui alla fine di di ogni partita. Mario inizia la sua imperitura carriera alchemica studiando da servitore pubblico in un grande liceo privato, un ossimoro di cui si fregerà spesso. Lo descrivono come un alunno ilare e giocoso con gli studenti liberi e muratori. Gli altri dovevano fare una lunga gavetta prima che Mario li iscrivesse. Frequentavano la sua classe anche Luca Cordero di Montezemolo e Giancarlo Magalli, con loro ha costituito la occulta trimurti che ha governato l’Italia fino all’altro giorno. Uno faceva macchine, l’altro tv, Mario i soldi.
È stata una leadership piena di ostacoli ma i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Dove sarebbe il paese florido, civile e giusto che siamo, senza la loro guida illuminata? All’età di 15 anni Mario perde con grande disappunto entrambi i genitori in un esperimento alchemico. Non va a scuola per un anno, riceve il premio per il miglior alunno assente. Con la motivazione “in fondo anche Dio lo è eppure ci governa”. Leggendari i primi passi accademici del Nostro: studia all’università con Federico Caffè. Scrive una tesi dal titolo “Sono contrario all’euro”, negli anni successivi aggiungerà “di mancia”. Dopodiché il professor Caffè sparisce, i soliti complottisti sosterranno a lungo che se lo sia bevuto Mario. In realtà è molto più probabile che l’esimio studioso keynesiano, di fronte ai successi del neoliberismo, si sia autoannacquato facendosi caffè americano.
Per Mario comincia una luminosa avventura internazionale che lo porta prima al Financial stability board, poi al Financial european Kingdom fino alla Financial Church of God Lord of every Money. È in questo momento che si colloca la sua mitologica presenza sul Britannia in cui avrebbe svenduto l’Italia alla finanza internazionale. “Avete mai provato a vendere una Punto senza motore?” ha dichiarato ultimamente negando tutto. Sta di fatto che Mario da quel momento decide di iniziare una folgorante ascesa nei gangli dello stato, da servitore, portandosi a volte a casa le posate per lucidarle. Tra le operazioni più celebri la cessione dell’azienda pubblica dei telefoni ad un tabaccaio albanese amico di D’alema che ha dato origine a tutti gli odierni call center. È stato un momento di grande pacificazione per il paese, le acque sono diventate finalmente ferme e il partito più liberista si è potuto dichiarare di sinistra lasciando la destra a quello più popolare in una commedia degli equivoci che ci diverte ancora oggi.
Da illuminato tecnico Mario, pur governando in modo molto riservato, ha sempre chiuso con grande trasparenza ogni incarico, a volte anche a doppio mandato. Ogni sette anni circa si consente un coup de teatre come nel caso del wathever it takes, la famosa frase pronunciata in favore di folla salvando una moneta da un tombino. È stato padre dell’austerity e figlio di Trojka ma soprattutto nipote di Andreotti, ritagliandosi per il futuro un ruolo da salvatore del paese, precisamente Città della Pieve, sarebbe stato fastidioso andare in vacanza in una nazione fallita. In un clima di feroce dibattito giornalistico su quale parte occorra leccargli, super Mario governa l’asilo Mariuccia in modo sconvolgentemente nuovo con DimmiFigliuolo e la tavola dei colori, manca solo il ruba bandiera regionale. Va a messa tutti i giorni, “è molto discreto” ha detto il parroco, “si schermisce sempre al Credo Dio Padre onnipotente”. Conosce i conti della Deutsche Bank, questo in fondo il genuino segreto che lo ha reso leader di un paese sull’orlo del fallimento ma con un grande desiderio di ricatto.