La regione Lazio ha emesso un’ordinanza che dovrebbe entrare in vigore il 15 settembre per rendere il vaccino antinfluenzale obbligatorio per gli over 65 nonché per medici e sanitari.

Questa ordinanza, che violerebbe il diritto costituzionale alla scelta di cura (articolo 32) ha provocato la reazione di buona parte della classe medica attraverso alcune associazioni professionali che hanno impugnato la delibera con diversi ricorsi al Tar (tra cui Codici, il Centro Diritti per il Cittadino, associazione impegnata ad affermare, promuovere e tutelare i diritti dei cittadini).

L’influenza è una malattia respiratoria acuta molto contagiosa, dovuta all’infezione da parte di virus influenzali, che si trasmette per via aerea. Nel nostro emisfero si presenta nel periodo invernale, soprattutto tra dicembre e marzo. Gli agenti causali sono di tre tipi, costituenti il genere Orthomixovirus: il virus di tipo A e il virus di tipo B, responsabili dei sintomi influenzali classici, e quello di tipo C, di scarso rilievo clinico (spesso asintomatico).

Alla base dell’epidemiologia dell’influenza vi è la marcata tendenza dei virus influenzali a variare, acquisendo cambiamenti nelle proteine di superficie (H, N) che permettono di aggirare la barriera dell’immunità presente nella popolazione che ha subito precedenti infezioni influenzali. La vaccinazione mostra quindi una protezione dei vaccinati solo per alcuni ceppi dell’influenza, stimata attorno al 30%, per cui, anche da vaccinati si può contrarre l’influenza e soprattutto le centinaia di sindromi parainfluenzali (simili all’influenza ma provocate da virus diversi).

Le ricerche più valide sugli anziani hanno dimostrato la sua utilità solo in cardiopatici in fase attiva. Per i sanitari mancano prove valide di benefici netti, e comunque un obbligo non sembra compatibile con l’ordinamento vigente. 

Peraltro in base ad alcuni studi potrebbe aumentare altre infezioni respiratorie (fenomeno dell’interferenza virale), comprese alcune da coronavirus (anche se mancano prove rispetto al SARS-CoV-2).

Non vi è quindi alcuna ragione scientifica che giustifichi la vaccinazione per fare una diagnosi differenziale col Covid. È veramente fuori da ogni criterio scientifico far credere alla cittadinanza che chiunque abbia la febbre, se è vaccinato per l’influenza, avrebbe contratto il Covid! Dobbiamo inoltre tener conto che la generalizzazione della vaccinazione antinfluenzale potrebbe aumentare anziché diminuire la paura e l’afflusso al pronto soccorso, in quanto i vaccinati al sorgere di un po’ di febbre o al primo colpo di tosse, potrebbero entrare nel panico di aver contratto il Covid.

Una ordinanza simile è stata fatta per la regione Calabria e non è escluso che la proposta di vaccinazione obbligatoria venga estesa a tutto il territorio nazionale ed includa anche l’infanzia. 

Questo testimonierebbe l’attuale caos della classe politica e dei media, influenzati forse da big Pharma, il presunto cartello di case farmaceutiche, che si sarebbe sostituita da tempo al potere delle compagnie petrolifere.

A giudicare da quanto affermano molti media, la Regione Lazio starebbe per acquistare vaccini per 116 milioni di euro senza che vi sia stata nessuna gara tra le varie case farmaceutiche

È corretto offrire gratuitamente la vaccinazione antinfluenzale per le categorie a rischio, in particolare agli affetti da cardiopatie, quando liberamente richiesta, a patto che ci sia una corretta informazione sugli eventuali vantaggi e sulle controindicazioni specifiche.
Nessuno si preoccupa invece di investire in una vera informazione scientifica sulla prevenzione, attraverso alimentazione e farmaci, che ottimizzi il sistema immunitario e il microbiota intestinale.

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