L’ex giocatore di football Orenthal James Simpson, meglio conociuto come O.J. Simpson, protagonista di un clamoroso processo che divise l’America in colpevolisti e innocentisti e lo rese il simbolo del femminicidio e di discriminazioni razziali, è morto a Las Vegas il 10 aprile 2024, a 76 anni dopo una battaglia contro il cancro.

Simpson che fu anche attore di una dozzina di film, tra i quali Una pallottola spuntata, Cassandra Crossing, Inferno di cristallo e Capricorn One, all’apice apice del successo quando indossava la maglia dei San Francisco 49ers, fu protagonista di quello che fu definito il processo del secolo per essere poi scagionato nel 1995 per mancanza di prove dall’accusa di aver ucciso l’anno prima l’ex moglie Nicole Brown e l’amico, Ronald Goldman.

O.J. Simpson, il processo del secolo

Durato mesi, il processo a O.J. Simpson fu il primo seguito in tutte le sue fasi dai media inaugurando di fatto la spettacolarizzazione delle procedure processuali. ll 13 giugno 1994 a Brentwood furono ritrovati i cadaveri della ex moglie trentacinquenne di Simpson, Nicole Brown, dalla quale aveva divorziato nel 1992, e dell’amico Ronald Lyle Goldman. Nicole Brown e O.J. Simpson si erano sposati il 2 febbraio 1984, cinque anni dopo il ritiro di Simpson dal football americano. Il matrimonio era durato sette anni durante i quali Simpson era stato accusato di violenze coniugali.

Cinque giorni dopo il rinvenimento dei due cadaveri, quando in seguito a sviluppi nelle indagini la polizia si presentò da Simpson per arrestarlo, lui scappò a bordo di una Ford Bronco. L’inseguimento che ne seguì divenne uno dei momenti mediatici più famosi e seguiti della storia americana. Simpson fu accusato quindi del duplice omicidio ma fu assolto nel 1995 al termine di un controverso processo. Fu poi giudicato colpevole nella causa civile intentata dalle famiglie delle vittime due anni dopo. Il processo scatenò allora un acceso dibattito su questioni come l’uguaglianza razziale, la violenza di genere, gli abusi domestici, la giustizia nei confronti delle persone famose e le condotte a volte discutibili da parte della polizia americana.

Il 16 settembre 2007 Simpson fu arrestato per furto con scasso, accusato, insieme a quattro amici, di aver rubato da una stanza d’albergo a Las Vegas dei cimeli che, a suo dire, gli erano stati a sua volta sottratti tempo prima. Nel gennaio 2008 Simpson tornò in carcere a Las Vegas per scadenza dei termini di libertà su cauzione. È uscito di prigione il 1º ottobre 2017 per scontare il resto della pena in libertà vigilata.

La vita, i successi, le tante ombre

O.J. Simpson nasce a San Francisco da Eunice Durden (1921-2001), amministratrice ospedaliera, e Jimmy Lee Simpson (1920-1986), chef e custode in una banca. Il padre era una famosa drag queen della zona di San Francisco, farà coming out solo poco tempo prima della morte per AIDS. I nonni materni, Dennis Dan Durden e Patsy Sewell, erano originari della Louisiana, mentre fu la zia a dargli il nome Orenthal, essendo fan di un noto attore francese.

Affetto da rachitismo da bambino, fu costretto a portare i tutori per le gambe fino all’età di cinque anni. I suoi genitori divorziarono quando aveva tale età e fu allevato dalla madre; cresciuto a San Francisco, durante l’adolescenza entra a far parte di una gang di strada chiamata The Persian Warrior e fu brevemente incarcerato al San Francisco Youth Guidance Center. Durante gli anni delle superiori, oltre a quella di football, entrò a far parte anche della squadra di calcio, i Galileo Lions.

Simpson si mise in mostra grazie alle sue doti nel football nel ruolo di running back già dalle superiori e al college prese il via la sua carriera sportiva; nel suo anno migliore (l’ultimo all’università, cioè il 1968) venne nominato atleta dell’anno e vinse l’ambito Heisman Trophy. In diciotto gare segnò il considerevole record di 3.187 iarde e ventuno touchdown, venendo indotto nella College Football Hall of Fame nel 1983.

Uscito dal college nel 1969 si accasò ai Buffalo Bills, che lo scelsero come primo assoluto al Draft NFL 1969; Simpson tuttavia puntava a giocare nella squadra della sua città, i San Francisco 49ers, dove in effetti entrò alla fine della carriera. I primi anni con i Bills non fecero registrare risultati di rilievo, ma poi si riprese: fu il miglior running back del 1972 e nel 1973 superò il muro delle duemila yard corse nella stagione regolare (2003 per la precisione); a tutt’oggi è il solo ad averle corse in sole quattordici partite. Rimase coi Bills fino al 1978, per tornare nella sua città fino al 1979. E’ considerato uno dei più grandi running back della storia del football americano.

Il libro “If I did it”, che poi divenne “I did it”

Nel 2007 uscì If I did it: Confessions of the Killer, un libro in cui il giornalista e sceneggiatore Pablo Fenjves intervistava Simpson sul suo rapporto con Brown e Goldman e sui fatti accaduti nella notte tra il 12 e il 13 giugno del 1994. Il libro, attesissimo, sarebbe dovuto uscire nel 2006, ma la sua pubblicazione fu sospesa a causa delle enormi attenzioni e pressioni mediatiche che si svilupparono. L’anno dopo i diritti del libro passarono ai familiari di Goldman, come parte del risarcimento della causa civile per cui Simpson era stato condannato nel 1997. Quando questi entrarono in possesso dei diritti, cambiarono il layout del titolo in copertina: inizialmente avrebbe dovuto essere If I did it, ma i familiari di Goldman lo cambiarono in I Did It (Sono stato io).

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