Turn on, tune in, drop out (Accenditi, sintonizzati, abbandonati) gridava il guru psichedelico Timothy Leary all’America conformista di inizio degli anni ’60, quando la psichedelia divenne prepotentemente uno dei pilastri fondamentali della controcultura statunitense, svolgendo un ruolo profondo anche nel modo in cui i surfisti cominciarono ad approcciarsi all’arte di cavalcare le onde. Il suo avvento coincise infatti con l’avvio della rivoluzione che avrebbe traghettato il surf verso la modernità, segnando intensamente i suoi protagonisti e influenzando lo sport in una maniera così profonda che, tutt’ora, un’eco lisergica continua ad accompagnarsi alla surf culture.


“Questa cosa arrivò d’improvviso, colpendoci come una raffica di vento fresco. C’era un sacco di entusiasmo spirituale attorno alle sostanze che alterano la mente” ricorda Drew Kampion – editor di Surfer Magazine dal 1968 al 1972 e autore di articoli che, all’epoca, aprirono una finestra su di un mondo ancora poco conosciuto – “Ebbe inizio verso la fine degli anni ’50, d’un tratto tutto cominciò a girare intorno a quello che era considerato il regno della coscienza. Fu l’inizio di un processo di apertura mentale senza precedenti”.

Foto: pretty drugthings by unsplash


Mike Hynson, che era un campione di surf e una star conclamata, protagonista del film di culto The Endless Summer, fu uno dei più grandi artefici di quella rivoluzione. Hynson era un soggetto molto particolare, membro della Fratellanza dell’amore eterno, una congrega mistico religiosa fondata sul culto dell’LSD e dedita a operazioni illegali di vario tipo, comprendenti l’organizzazione di una delle più grandi reti di spaccio internazionale di hashish e il finanziamento dell’evasione di Leary (dichiarato da Richard Nixon l’uomo più pericoloso d’America era stato arrestato nel 1965) portata a compimento dai Weather Underground; sì, proprio quei Weather Underground.
Per rendersi conto del livello raggiunto da quei surfisti basti pensare che il primo hashish americano arrivava in California glassato dentro le tavole che i ragazzi della confraternita trasportavano, via Messico, fin dall’Afghanistan.

Non erano i soldi quello che interessava a quei surfer, ma il missionariato psichedelico. Erano sinceramente convinti che LSD fosse in grado di cambiare il mondo ed erano spinti, per usare le parole di Timothy Leary, da un particolare tipo di misticismo definito Misticismo surf. Una definizione che gli calzava a pennello, visto che i ragazzi usavano i proventi dello spaccio per finanziare i chimici di Leary e fargli produrre tonnellate di acido che poi distribuivano, gratuitamente, agli Acid Heads sparsi per le spiagge di tutta la California.

L’influenza che ebbero sul surf, iconicamente e tecnologicamente, fu enorme; fondarono un laboratorio per la produzione di tavole, lo chiamarono Rainbow Surfboards e lo trasformarono in un’officina di sperimentazione. Se adesso vediamo i surfisti su delle piccole tavole veloci, piuttosto che in sella di pesanti tavoloni di legno, lo dobbiamo in gran parte a loro, così come dobbiamo a loro lo sdoganamento della grafica psichedelica, dai poster alle magliette, fino ad arrivare ai video, dove le cavalcate dei surfisti apparivano spesso accompagnate da effetti di post produzione che davano l’impressione che essi lasciassero tracce acide sulle onde.

Foto: Mohamed Nohassi by unsplash

La dedizione con cui Hynson si dedicò allo sviluppo e alla diffusione delle sue innovazioni fu mirabile e comprese anche la realizzazione del film Rainbow Bridge – quasi una capsula del tempo dell’era – che includeva, tra le altre cose, uno degli ultimi concerti registrati di Jimi Hendrix, filmato alle pendici del cratere di Haleakala, alle Hawaii.

Il film fu girato in gran parte a Maui, nel 1970, dove alcuni dei fratelli si erano trasferiti dopo l’esodo da Laguna Beach, causato dai crescenti problemi con le forze dell’ordine, e comprendeva una famigerata scena in cui Hynson affettava una tavola da surf per recuperare i panetti di hashish che erano nascosti dentro. A Laguna il livello degli illeciti della congrega era arrivato a un gradino così alto che la stampa aveva iniziato a definirli la Hippie Mafia.

“A quel tempo il surf, per me, divenne qualcosa di profondamente spirituale” racconta Hynson “uscivamo in mare sotto l’effetto dell’acido ed era incredibile. Tutto assumeva un carattere più intenso, l’acqua, le onde… non so come spiegarlo. Mi sentivo davvero in contatto con Dio e con me stesso. C’erano cose che accadevano che non sono cose che accadono tutti i giorni: voci dal cielo, improvvisi cambiamenti del tempo… e tutto quanto pareva avere un senso”. E Hynson non era il solo. Nel 1994, non molto tempo dopo essere uscito da una dipendenza da eroina della durata di 15 anni, Jeff Hakman (leggenda del surf e fondatore dell’impero Quiksilver) dichiarò “i ricordi più belli della mia carriera di surfista sono quelli delle surfate a Honolua Bay con il mio amico Jock Sutherland quando entrambi eravamo fatti di LSD”.

Rainbow Bridge uscì nel 1972, proprio mentre le autorità erano impegnate a neutralizzare la Fratellanza e i suoi associati. Molte delle tavole di Hynson, facilmente identificabili per via del logo con lo sgargiante arcobaleno multicolore, furono confiscate e spezzate dalle forze dell’ordine, alla ricerca di improbabili quantitativi di droga nascosti al loro interno. Travis Ashbrook – compare di Hynson e fondatore della fratellanza – rimase latitante per tutti gli anni ’70, vivendo in Messico, a Maui, a Puerto Rico, ad Austin in Texas e, infine, a Lone Pine dove fu catturato durante una grossa operazione contro il contrabbando di hashish nel 1980.

Il periodo di sperimentazione che la congrega di Laguna Beach aveva portato avanti fin dagli anni ’60 giunse così alla fine, lasciando però in eredità al mondo del wave riding una serie di innovazioni che lo cambiarono per sempre.

Qualche consiglio: guardate anche The Endless Summer; chi è più coraggioso, invece, può buttarsi su una lettura di livello, e provare a cimentarsi con Timothy Leary, ovviamente con uno qualsiasi degli album di Hendrix in sottofondo.

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