Bologna. Capoluogo dell’Emilia-Romagna. Conosciuta per i suoi portici, per l’università e per il buon cibo. Ma dietro tutta questa bellezza, c’è una macchia nera per cui questa città viene ricordata: la strage di Bologna.

Era il 2 agosto 1980 e la stazione di Bologna era gremita di persone che mai si sarebbero immaginate che stava per essere messo in atto uno dei più gravi atti di terrorismo in Italia. Le lancette dell’orologio segnavano le 10:25 quando si sentì un fortissimo boato: una bomba era esplosa. Prima il rumore della bomba, poi il silenzio, infine le urla delle persone. 85 i morti, 200 i feriti. È stato pagato un prezzo troppo alto quel giorno.

Sull’accaduto sono state scritte canzoni, e recentemente sulla strage di Bologna è stato realizzato anche il film di Giulia Giapponesi, “Quel dolore non è immobile”. Il tutto per ricordare, conoscere e mai dimenticare.

Successivamente arriva il processo. È l’inizio di 40 anni di indagini senza sosta, di continui depistaggi e fitti misteri. La verità è stata scritta solo in parte. Nel corso di questi lunghi anni, saranno 4 i processi per arrivare ad individuare i colpevoli della strage di Bologna. Vengono condannati in via definitva gli ex terroristi di estrema destra dei Nar Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Valerio Fioravanti. A giugno di quest’anno è stato condannato all’ergastolo Paolo Bellini, riconosciuto come uno degli esecutori della strage.

Sia il Ministro dell’Interno Piantedosi che il Presidente Mattarella, così come altre cariche politiche, hanno sottolineato la matrice della strage (accertata anche nei processi): di impronta neofascista. Così come è venuto alla luce la partecipazione di associazioni segrete e di funzionari statali infedeli.

Ogni anno la memoria della strage è tenuta viva da tantissimi cittadini e dalle Associazioni dei familiari delle vittime.

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