Due fili narrativi che si intrecciano. A unirli è proprio l’età fragile che dà il titolo al nuovo romanzo di Donatella Di Pietrantonio (edito Einaudi) in dozzina al Premio Strega. L’età ingrata, come prima di lei disse Simone de Beauvoir. Quel preciso momento in cui non sei più una bambina ma sei ancora troppo lontana dall’essere adulta.

Così è per Amanda, la figlia della protagonista, che rientra bruscamente a casa, in quel paesino vicino Pescara da cui diceva di voler fuggire, trascinandosi dietro sogni spezzati e promesse infrante. Milano, o niente, così diceva prima di partire per la grande città pronta a prendersi tutto. Lì dove la vita doveva accadere davvero.

Poi, la rottura. Cos’è successo? Perché passa ore e ore chiusa in camera senza far niente? Cosa può fare sua madre per aiutarla? Lucia, la nostra protagonista, si scopre anch’essa fragile. Ecco che il passato torna a solleticarla. Ha le sembianze di suo padre che le chiede di occuparsi di un pezzo di terra ormai marcio. Ha la forma di un canino per via di uno spuntone di roccia particolarmente appuntito. Ha la voce di Doralice, l’amica di una vita. Anche lei, come Amanda, scappò via da qualcosa di indicibile. E ora, come allora, Lucia deve fare i conti con un baratro che puntualmente la sfiora, provando a risucchiare giù chi ha di più caro.

L’età fragile e quelle ferite mai sanate

Dente del lupo, questo il nome del posto che fa paura, quello che nessuno vuole comprare dopo il fatto. Verdi i prati, ma, come diceva Doralice, sotto è pieno di vermi. Si leggono ancora le scritte Ammazzatelo e Virginia e Tania per sempre vive con la vernice rossa ormai sbiadita. A turbare quel quieto mondo contadino di provincia era stato un atroce delitto avvenuto quasi trent’anni prima. Due vite interrotte e una che, in una placida sera d’agosto, aveva detto per sempre addio alla sua giovinezza. Perché quando perdi fiducia nel mondo il futuro non sembra più così luminoso. A far inciampare Amanda, invece, non si sa ancor bene chi o cosa sia stato. Lucia, ancora una volta, deve misurarsi con le sue mancanze, provando a chiudere ferite mai sanate. Perché spesso il male si nasconde proprio lì dove mai avremmo pensato di trovarlo.

Eravamo giovani, ma non invincibili. Eravamo fragili. Scoprivo da un momento all’altro che potevamo cadere, perderci, e persino morire”. 

I romanzi di Donatella Di Pietrantonio

Non è la prima volta che Donatella Di Pietrantonio indaga il contorto rapporto madre-figlia. Con la sua prosa sempre limpida e priva di orpelli in L’Arminuta, vincitore del Premio Campiello nel 2017, aveva ritratto il ritorno alla famiglia d’origine di una ragazzina di tredici anni, divisa tra due mondi socialmente opposti. Con Borgo Sud, finalista al Premio Strega nel 2021, la materia narrativa del precedente romanzo, così amata dal grande pubblico, veniva ripresa e ulteriormente analizzata, indagando il legame con la sorella Adriana.

A fare da sfondo sempre i luoghi abruzzesi tanto cari all’autrice, particolarmente centrali in Bella mia, candidato al Premio Strega nel 2014, un racconto di esistenze barcollanti con addosso ancora il peso del terremoto del 2009. In L’età fragile l’idea del romanzo parte da un vecchio episodio di cronaca avvenuto sulla Maiella. Quel ricordo confuso mi è rimasto addosso, non mi ha più lasciata, ha confessato l’autrice nei ringraziamenti finali. E ora che è in mano a tante lettrici e lettori, nonché in corsa per lo Strega, ancor di più la sua memoria non andrà perduta. 

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