(English translation below)

Molti luoghi ci appartengono. Non solo quelli in cui viviamo. Ma anche quelli che esploriamo durante i nostri viaggi, quelli che ci innamorano, che ci emozionano, quelli che restano nei nostri ricordi per sempre. Come posso dimenticare la volta che dormii al Marriott World Trade Center di Manhattan? Vedere crollare le torri gemelle dove avevo alloggiato, solo sei anni dopo quel mio viaggio, ha rappresentato una ferita insanabile non sono nell’immaginario collettivo, ma anche nei miei ricordi più intimi e personali. Così come chi ha visitato l’ex Jugoslavia ha pianto lacrime sincere quando ha visto crollare lo Stari Most, il vecchio ponte ottomano della città di Mostar, perchè è stato come se gli avessero strappato un pezzetto di cuore.

E’ con questo senso di appartenenza che dovremmo sempre relazionarci ai luoghi, a tutti i luoghi, non solo quelli della nostra infanzia e del nostro quotidiano, ma anche quelli che scopriamo da viaggiatori. Perché sono luoghi che, anche se solo per un’ora o per un giorno, per una settimana o per un mese, sono stati anche nostri. Un’appartenenza che dovrebbe trasformarsi poi in rispetto e cura. E proprio perchè dovremmo tutti avere cura dei territori che abbiamo conosciuto ed amato, dobbiamo tutti preoccuparci di ciò che sta accadendo ad un territorio molto importante del centro Italia, quello intorno al lago di Bolsena, a cavallo tra Lazio, Umbria e Toscana. Qualcosa di irreparabile sta succedendo: centinaia di ettari di terreno vengono acquistati da potenti imprenditori per avviare colture intensive di nocciole. Anzi, è già successo: le colline ormai sono completamente ridisegnate da filari regolari di noccioli, coltivati secondo un sistema di massimo sfruttamento del terreno.

Monocolture di nocciole sul lago di Bolsena – photo by Vera Risi

E’ questo il significato di agricoltura intensiva: un sistema che usa grandi estensioni di terreno per monocolture in cui le piante vengono supernutrite con concimi chimici e protette con pesticidi per tenere lontani insetti, acari o infezioni. Un sistema che, usando senza scrupoli trattamenti aggressivi sulle piante, distrugge la biodiversità e impoverisce i territori. Un sistema che sta cancellando i piccoli contadini per concentrare grandi estensioni di terreni in pochi grandi proprietari. Ma così facendo cancella anche i piccoli allevatori di bestiame, che non possono più crescere in modo sano i propri animali se il terreno accanto è trattato con sostanze nocive.
E tutto questo per produrre a livello industriale snack e creme spalmabili. Un business enorme, perché l’Italia è il secondo produttore al mondo di nocciole dopo la Turchia, e questo territorio vanta la più vasta produzione italiana. Un business in crescita, secondo un vero e proprio programma di riconversione del territorio che si chiama Nocciola Italia lanciato dalla Ferrero Hazelnut Company.

Ma quali sono queste sostanze pericolose per l’ambiente? Innanzitutto i fitofarmaci usati per combattere la cimice, che sono tossici per l’uomo e l’ambiente, e che, secondo un report dell’International Society of Doctors for the Environment, hanno provocato un significativo aumento dei tumori nel viterbese. E poi azoto e fosforo, che sono dei nutrienti per produrre più nocciole. Di per sé questi non sono nocivi, ma alterano irrimediabilmente le condizioni del terreno e del lago di Bolsena intorno al quale questi noccioleti sono impiantati, cambiandone radicalmente lo stato trofico. Non sto parlando di un territorio circoscritto, ma di una vasta area che copre l’Alto Lazio, la bassa Umbria e la Maremma Toscana, includendo tutto il bacino imbrifero del lago di Bolsena, che è il più grande lago di origine vulcanica di tutta Europa. Lago di Bolsena che è soprattutto un SIC, ovvero un Sito di Interesse Comunitario, cioè un sito importante a livello europeo per l’habitat naturale e per la sua flora e fauna. E, come se non bastasse, è anche una ZPS, ovvero una Zona di Protezione Speciale per la presenza di uccelli acquatici. Ed è per questo che è uno dei territori italiani più amati dal turismo ambientale ed ecosostenibile, un luogo amato non soltanto dagli italiani, ma da moltissimi visitatori olandesi, tedeschi, francesi, inglesi, che qui vengono a cercare quell’equilibrio tra natura ed essere umano che è sempre più difficile trovare altrove. E il problema dei noccioleti intensivi non riguarda solo quest’area, ma anche altre splendide zone d’Italia, come le Marche con il ricco patrimonio naturalistico che vantano. Basta guardare l’ottimo reportage di Lorenzo Buzzoni per farsene un’idea.

Isola Bisentina, lago di Bolsena
Isola Martana, lago di Bolsena

Ora, la domanda è questa: si tratta di un problema limitato agli abitanti di queste zone o è un problema di tutti? Non riguarda anche chi in queste zone ci va in vacanza, chi ci passa solo dei brevi periodi? Non è anche un problema di chi questi luoghi li ama, di chi c’è stato in viaggio e ne conserva splendidi ricordi? Ma soprattutto, non è un problema di noi italiani? E allargando lo sguardo, non è un problema di tutti noi europei visto che parliamo di aree protette dalla Direttiva Habitat 1992?

Qui non si tratta solo di salvaguardare un ambiente naturale, ma di salvaguardare anche la stessa economia di queste zone, che è fatta di diversità, di molteplicità di prodotti, dal formaggio pecorino ai legumi, dalle patate ai carciofi, dall’olio extravergine d’oliva ai vini. La monocoltura dei noccioleti distrugge tutto questo, azzerando l’intera identità storica e culturale di un luogo, trasformandolo in fabbrica.

Il grido di allarme è stato sollevato dagli stessi Comuni di tutta l’area e dall’Associazione di cittadini europei Bolsena lago d’Europa. Ma poi è stato raccolto da due straordinari artisti del nostro tempo, la regista Alice Rohrwacher e l’artista francese Jr, al secolo Jean René, uno dei fotografi e street artist più celebri al mondo, noto per la sua street art che supera i confini del muro per creare opere gigantesche su campi incolti, strade e piazze.

Il risultato è un cortometraggio che spezza il cuore, dal titolo An agricultural prayer, lanciato on line il 16 novembre scorso (titolo italiano Omelia contadina).
Un film che in soli 8 minuti scuote le coscienze, con le immagini surreali di contadini giovani e vecchi che celebrano il funerale dell’agricoltura, trasportandone la salma fino alla fossa. Salma che inquieta, grazie alla forza espressiva dell’arte di Jr, perché è rappresentata da ritratti fotografici in bianco e nero di gigantesche figure umane. Nel frattempo una donna recita le parole del grande Pier Paolo Pasolini: “quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando non ci saranno più le lucciole, le api, le farfalle, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita”, mentre i contadini seppelliscono la salma a colpi di vanga. Guardateli tutti questi 8 minuti di corto, perché vi cambieranno l’umore, e forse il vostro modo di camminare nel mondo.

Scene dal cortometraggio “An agricultural prayer”

Perché se amiamo viaggiare, se amiamo esplorare luoghi affascinanti in quanto diversi e unici, non possiamo accettare la politica delle monocolture, ovunque essa venga applicata. Il viaggio è un’esperienza sensoriale, da praticare con tutti e cinque i sensi. Quando la monocoltura delle nocciole avrà cancellato ogni altra coltivazione, quale sarà l’esperienza del gusto e dell’olfatto che ci porteremo a casa dopo avere visitato il lago di Bolsena? Quale sarà il prodotto locale che prolungherà le emozioni del viaggio anche tra le nostre quattro mura? La Nutella?

ENGLISH VERSION

Many places belong to us. Not just the ones we live in. But also the ones we explore during our travels, the ones we fall in love with, the ones that remain in our memories forever. How can I forget the time I slept at the Marriott World Trade Center in Manhattan? Seeing the collapse of the twin towers, just six years after that trip, represented an incurable wound even in my most intimate and personal memories. Just as those who visited the former Yugoslavia wept sincere tears when they saw the collapse of the Stari Most, the old Ottoman bridge in the city of Mostar, because it was as if a piece of his heart had been ripped off.

It is with this sense of belonging that we should always relate to places, to all places, not only those of our childhood and our daily life, but also those we discover as travellers. Because they are places that, even if only for an hour or a day, a week or a month, were also ours. A belonging that should then turn into respect and care. We should all take care of the territories we have known and loved. This is why we must all be concerned about what is happening to a very important area of central Italy, around Lake Bolsena, between Lazio, Umbria and Tuscany. Something irreparable is happening: hundreds of hectares of land are being bought by powerful entrepreneurs to start intensive hazelnut cultivation. Indeed, it has already happened: the hills are now completely redesigned by regular rows of hazelnuts, cultivated according to a system of maximum exploitation of the land.

This is the meaning of intensive agriculture: a system that uses large tracts of land for monocultures in which plants are overfed with chemical fertilizers and protected with pesticides to keep insects, mites or infections away. A system that, using unscrupulous aggressive treatments on plants, destroys biodiversity and impoverishes the territories. A system that is eliminating small farmers to concentrate large areas of land on a few large owners. But in doing so it also cancels small livestock farmers, who can no longer grow their animals healthily if the land next to them is treated with harmful substances.
And all this to produce snacks and spreads at an industrial level. A huge business, because Italy is the second-largest producer of hazelnuts in the world after Turkey, and this area boasts the largest Italian production.

What are these substances dangerous for the environment? First of all, the pesticides used to fight the bedbug, which are toxic to humans and the environment, and which, according to a report by the International Society of Doctors for the Environment, have caused a significant increase in tumors in the Viterbo area. And then nitrogen and phosphorus, which are nutrients to produce more hazelnuts. In themselves these are not harmful, but irremediably alter the conditions of the soil and the lake around which these hazelnut groves are planted, radically changing their trophic state. I’m not talking about a limited territory, but a vast area that covers Upper Lazio, Lower Umbria and the Tuscan Maremma, including the entire catchment area of Lake Bolsena, which is the largest lake of volcanic origin in Europe.

But Lake Bolsena is above all a SIC, a Site of Community Interest, that is, an important site at European level for its natural habitat and its flora and fauna. Furthermore, it is also an SAC, or a Special Area of Conservation for the presence of water birds. And this is why it is one of the Italian territories most loved by environmental and eco-sustainable tourism, a place loved not only by Italians but by many Dutch, German, French, English visitors, who come here to seek that balance between nature and human being that is very difficult to find elsewhere. And the problem of intensive hazelnut groves does not only concern this area, but also other splendid areas of Italy, such as the Marche region with the rich natural heritage it boasts. Just look at the excellent news report by Lorenzo Buzzoni to get an idea.

Now, the question is: is this a problem limited to the inhabitants of these areas or is it everyone’s problem? Is it also a problem for those who travel to these places? Is it also a problem of those who love these places, of those who have been there on a trip and keep wonderful memories? But above all, isn’t it a problem for us Italians? And even, isn’t it a problem for all of us Europeans since we are talking about areas protected by the 1992 Habitats Directive?

It is not just a question of safeguarding a natural environment, but also safeguarding the economy of these areas, which is made up of diversity, of a multiplicity of products, from pecorino cheese to legumes, from potatoes to artichokes, from extra virgin olive oil to wines. The monoculture of hazelnut groves destroys all this wealth, eliminating the entire historical and cultural identity of a place, transforming it into a factory.

The cry of alarm was raised by the same Municipalities of the whole area and by the Association of European citizens Bolsena lake of Europe. But then it was picked up by two extraordinary artists of our time, the filmmaker Alice Rohrwacher and the French artist Jr, born Jean René, one of the most famous photographers and street artists in the world, known for his street art that goes beyond the borders of the wall to create gigantic works on uncultivated fields, streets and squares.

The result is a heartbreaking short film entitled An agricultural prayer, launched online on November 16 (Italian title “Homily peasant”).
A film that in just 8 minutes shakes the conscience, with surreal images of young and old peasants who celebrate the funeral of agriculture, carrying the corpse to the grave. A corpse that disturbs, thanks to the expressive power of Jr’s art, because it is represented by black and white photographic portraits of gigantic human figures. In the meantime, a woman pronounces the words of the great Pier Paolo Pasolini: “when the classical world will be exhausted, when all the farmers and all the artisans will be dead, when there will be no more fireflies, bees, butterflies, when the industry will have made the cycle of production unstoppable, then our story will be over “, while the peasants bury the corpse with a spade. Watch all these 8 minutes of short, because they will change your mood, and maybe your way of walking in the world.

Because if we love to travel, if we love to explore fascinating places because they are different and unique, we cannot accept the policy of monocultures, wherever it is applied. Travelling is a sensory experience, to be practised with all five senses. When the monoculture of hazelnuts has cancelled all other crops, what will be the experience of taste and smell that we will take home after visiting Lake Bolsena? What will be the local product that will prolong the emotions of the trip even within our four walls? The Nutella?

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