2021, il lungo viaggio di Dante Alighieri, da 700 anni. Un’iniziativa originale per celebrarlo
2021, l'anno della Divina Commedia, ovvero del più straordinario libro di viaggio con il quale Dante Alighieri si fa anticipatore e riscrittore.
2021, l'anno della Divina Commedia, ovvero del più straordinario libro di viaggio con il quale Dante Alighieri si fa anticipatore e riscrittore.
(English translation below)
Anche Dante Alighieri è un rewriter, uno dei nostri, e noi cominciamo l’anno nuovo con lui, perché sono già settecento primavere che Dante guarda oltre e riscrive la lingua, la concezione della politica, la ribellione e la libertà, la poesia, la teologia, la giustizia, la dignità personale, l’amore, la fede, il destino. Tutto pare fondato o rifondato da Dante. Come Shakespeare, ma con la differenza, notava Benedetto Croce, che Shakespeare era preceduto da schiere di precursori, Dante Alighieri è stato il primo, un apripista, nel riscrivere una realtà, allora come ora, in perenne ricerca d’autore.
C’è un architrave che sostiene l’ampiezza del suo sguardo: la consapevolezza geografica del sapere, l’anticipare ciò che solo da poco chiamiamo in modo confuso globalizzazione e che in Dante è già quarta e quinta dimensione. Perché bisogna insegnare a leggere la Divina Commedia come il più prodigioso libro di viaggi, come il divino marchingegno della spedizione più coraggiosa: viaggio al centro della terra, ascesa all’empireo, luoghi sospesi come il limbo, cammino negli antri più neri e più folgoranti dell’anima.
Osando il viaggio più ardito, quello nell’aldilà, Dante Alighieri ha convinto buona parte dell’umanità di averlo compiuto davvero, perché l’aldilà lo ha descritto minuziosamente nello spazio attraversato, girone per girone, cornice per cornice, cielo per cielo. Un aldilà che si trasforma in aldiquà, legato alla nostra condizione, terrestre da mille fili concreti, perché i personaggi che lo abitano e le vicende che essi raccontano sono reali, tanto che casa e inferno o paradiso sono collegati da continui ponti narrativi con ogni sorta di aggancio.
Da grande viaggiatore, Dante esplora attentamente lo spazio, e quasi con faccia tosta ci dice molto più di quanto non sembri. Non solo il costante inseguire le stelle che scandiscono il termine di ogni cantica e l’inizio della nuova avventura – che ci sarà pure di seguito al Paradiso – ma, ad esempio, quando spuntando dall’Inferno in Purgatorio, il pellegrino finalmente può guardare sopra di sé il cielo notturno e se ne esce con queste parole:
Io mi volsi a man destra, e posi mente
a l’altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch’a la prima gente.
Goder pareva il ciel di lor fiammelle;
o Settentrional vedovo sito,
poi che privato sei di mirar quelle!
(Purgatorio I, 22-27)
È la descrizione del polo antartico, è la descrizione della Croce del Sud, l’alter ego della stella polare nell’emisfero meridionale, che poi un altro viaggiatore fiorentino, Andrea Corsali, osserverà e descriverà in dettaglio, fissandola nelle carte astronomiche. Fu grazie a questa coppia di terzine che Amerigo Vespucci, due secoli dopo, seppe dove volgere lo sguardo sul ponte della sua nave e individuare la Croce del Sud e così la direzione meridionale.
Cosa ne sapesse Dante è uno dei tanti segni arcani del sapere della Commedia, perché egli visse in un mondo che sotto l’equatore non aveva mai messo il naso, né avrebbe potuto vedere la Croce del Sud – che Dante ha saputo descrivere forse attingendo, anche in questo paladino di un sapere unitario, a fonti arabe. E non sorprenda dunque che qualcuno che anticipava le conoscenze astronomiche e (a mo’ di rewriter) le raccontava, anticipò il Nuovo Mondo, evocando, nella Commedia e nel De Monarchia, isole e terre poste oltre le colonne d’Ercole.
Aldilà, cosmo, continenti sconosciuti: tuttavia il punto di partenza dei viaggi in tali terrae incognitae, era un mondo cognito che Dante non cessava di conoscere e repertoriare. Solo nella Divina Commedia si scrive di quasi una trentina di paesi – dall’Iran al Portogallo, dalla Scozia all’Etiopia -, di cinquanta fiumi – Tamigi, Eufrate e Tigri, Nilo, Gange e Indus, Danubio, Reno italiano e Reno europeo, Rodano, Giordano… – e regioni remote come la russa Tartaria o l’irachena Assiria.
Per Dante Alighieri, ancora una volta anticipatore, la geografia diventa elemento identitario, tanto che non si definisce fiorentino, ma qualcuno nato sull’Arno, il cui percorso indica la Toscana, mentre Treviso è la città del Sile, e così via.
Le mille iniziative per festeggiare Dante sono già cominciate a fine 2020 – segnalo l’ottimo sito ravennate vivadante, mentre per ora a Firenze non c’è niente del genere (questione di arrancare sempre dietro Ravenna, su Dante). Probabilmente non saranno molte le occasioni di valorizzare Dante in quanto viaggiatore o geografo, ma una è particolare: i radioamatori di Firenze, Ravenna e Verona (quest’ultima altra città dantesca non da poco), hanno lanciato un diploma per i loro confratelli di ogni paese che sapranno collegarsi con i vari luoghi danteschi sparsi nel mondo. Il sito diplomadante presenta la lista completa delle moltissime destinazioni di cui Dante ha scritto – paesi, città, fiumi, laghi, montagne – con le rispettive coordinate radio. I contatti potranno essere fatti in qualsiasi lingua, ma almeno un accenno di italiano sarà gradito, tenendo conto che Dante è colui che lo ha sistematizzato.
Così il poeta navigherà sulle frequenze globali, e tutto torna, perché Dante Alighieri è un grande atlante, una miriade di coordinate geografiche che segnano lo spazio comune dell’umanità, e per lui la vita era navigazione, la città navicella, e siamo tutti nocchieri in tempo di tempesta.
ENGLISH VERSION
Dante Alighieri too is a rewriter, one of us, and we start the new year with him because it is already seven hundred springs that Dante looks beyond and rewrites the language, the conception of politics, rebellion and freedom, poetry, theology. , justice, personal dignity, love, faith, destiny. Everything seems to have been founded or re-founded by Dante. He was like Shakespeare, but with the difference noted by Benedetto Croce, that Shakespeare was preceded by several precursors, while Dante was the first, a forerunner, in rewriting a reality then has always been in search for an author.
There is an architrave that supports the breadth of his gaze: the geographical awareness of knowledge, the anticipation of what we have only recently confusedly called “globalization” and which in Dante is already the fourth and fifth dimension. Because the Divine Comedy should be read as the most prodigious travel book, as the most courageous expedition: a journey to the center of the earth, an ascent to the empyrean, with nowhere places such as the limbo, and walks in the blackest and most dazzling caverns of the soul. Dante ventured to travel in the most daring destination, the afterlife, and he convinced a large part of humanity that he was really there, because the describes the afterlife in detail, sector by sector. An “outside” that turns into an “inside”, linked to our terrestrial condition, with so many concrete threads. This is because characters he met in the afterlife, and the events he tals about, were real people and real facts, to the extent that “home” and hell or heaven are connected by continuous narrative bridges with all sorts of hooks.
Like other great travellers, Dante Alighieri carefully explores space, and almost cheekily he tells us so much. Not only the constant chasing “the stars” that mark the end of each canticle and the beginning of the new adventure – which will also follow the Paradise – but, for example, when emerging from Hell in Purgatory, the pilgrim can finally look above him to the night sky and says:
“I turned to my right, and put my mind at the other pole,
and I saw four stars never seen
except by the first people.
Goder seemed the sky of their flames;
o Northern widower site,
then what a private you are to look at those!” (Purgatory I, 22-27)
It is the description of the Antarctic pole, it is the description of the Southern Cross, the alter ego of the polar star in the southern hemisphere, which another Florentine traveler, Andrea Corsali, will observe and describe in detail, fixing it in astronomical maps. It was thanks to those verses that Amerigo Vespucci, two centuries later, knew where to turn his gaze on the deck of his ship and identify the Southern Cross and thus the southern direction. How Dante knew about it is one of the many arcane signs of the knowledge of the Comedy, because he lived in a world that nobody had ever visited any place under the equator, nor had seen the Southern Cross – which Dante has perhaps described basing himself on Arab sources – even in this being a champion of an ecumenical and unitary knowledge. It is not surprising, therefore, that someone who anticipated astronomical knowledge and (being a rewriter”) wrote about, anticipated the New World, by evoking, in the Comedy and De Monarchia, islands and lands placed beyond the columns of Hercules.
Beyond, cosmos, unknown continents: nevertheless the starting point of the journeys in these terrae incognitae was a well-known world that Dante never ceased to know and repertory. Only in the Divine Comedy is written about almost thirty countries – from Iran to Portugal, from Scotland to Ethiopia -, about fifty rivers – Thames, Euphrates and Tigris, Nile, Ganges and Indus, Danube, Italian Rhine and European Rhine, Rhone, Jordan, … – and remote regions such as the Russian Tartary or the Iraqi Assyria. For Dante, once again a forerunner, geography becomes an element of identity, so much so that he does not define himself as “Florentine”, but someone born on the Arno, whose path indicates Tuscany, while Treviso is the city of the Sile, and so on. The thousand initiatives to celebrate Dante have already begun at the end of 2020 – I point out the excellent Ravenna site https://vivadante.it, while for now in Florence there is nothing of the kind (a question of always trudging behind Ravenna, on Dante) . Probably there will not be many opportunities to enhance Dante as a traveler or geographer, but one is particular: the radio amateurs of Florence, Ravenna and Verona (the latter another not just Dante’s city), have launched a “diploma” for their brothers of each country that will know how to connect with the various Dante places around the world. The site https://diplomadante.it presents the complete list of the many “destinations” Dante wrote about – towns, cities, rivers, lakes, mountains – with their respective radio coordinates. Contacts can be made in any language, but at least a hint of Italian will be appreciated, bearing in mind that Dante is the one who systematized it. Thus the poet will navigate on global frequencies, and everything returns, because Dante Alighieri is a great atlas, a myriad of geographic coordinates that mark the common space of humanity, and for him life was “navigation”, the city “spacecraft”, and we are all “pilots” in times of “storm”.