L’iniziativa End The Cage Age sostenuta da 170 Ong europee nei confronti degli allevamenti di animali da reddito – di cui 20 italiane, tra cui Animal Equality, Legambiente, LAV, ENPA, Animalisti Italiani – giunge in un momento in cui noi tutti dobbiamo ripensare il nostro rapporto con l’ambiente e gli animali.

Indipendentemente da come la pensiamo e dalle nostre scelte (carnivore, vegane, vegetariane) possiamo  responsabilmente e consapevolmente rimodulare il nostro approccio anche verso gli animali da reddito (animali destinati alla produzione di alimenti di origine animale) se vogliamo vivere meglio e prevenire una prossima epidemia.

Un milione quattrocentomila cittadini europei hanno firmato per chiedere il graduale abbandono dell’uso delle gabbie negli allevamenti in tutta Europa ed ora si sono anche aggiunti 140 scienziati di fama mondiale che hanno inviato una lettera all’Unione Europea in appoggio alla proposta di legge europea di iniziativa popolare, tra loro anche Jane Goodall etologa e fondatrice del Jane Goodall Institute Italia  che commenta così :”Oggi la  maggior parte delle persone capisce che gli uccelli sono esseri senzienti. Abbiamo osservato galline liberate da allevamenti intensivi: ognuna aveva una personalità distinta, tutte mostravano emozioni come il piacere e la paura. Un numero crescente di ricerche scientifiche lo sostiene, e non c’è dubbio che la vita racchiusa in una piccola gabbia causi grandi sofferenze. L’UE deve agire in difesa dei milioni di galline e degli altri animali trattati in questo modo crudele”.

A Lisbona, il 13 dicembre 2007, è stato sottoscritto un Trattato, firmato dai 27 Paesi dell’Ue, che non solo riconosce giuridicamente gli animali come esseri senzienti ma dichiara che l’Unione Europea e i suoi Stati Membri dovranno tener conto del benessere animale migliorando le relative politiche soprattutto nell’agricoltura e nella ricerca.

Il benessere degli animali da reddito non può prescindere da alcuni condizioni: essere liberi di soddisfare la propria natura, anche attraverso la socialità e la possibilità di mostrare la loro naturale capacità empatica; vivere in spazi idonei, si pensi alle galline ovaiole; essere liberi dal dolore, dolore inflitto, dolore provocato da lesioni e malattie.

Qualcosa è stato fatto ma sono ancora troppe le gabbie da aprire. Gabbie che procurano grandi sofferenze fisiche ed etologiche,  ad un gran numero (oltre 300 milioni) di animali da fattoria, gabbie inutili perché le alternative ci sono, dall’allevamento a terra a quello all’aperto e a quello all’aperto biologico.

L’abbandono dell’allevamento in gabbia renderebbe migliore non solo la qualità della vita degli animali da allevamento ma anche il nostro sistema alimentare e conseguentemente la nostra salute. Una situazione di benessere degli animali pregiudicata, infatti, può rendere  il loro sistema immunitario meno reattivo agli agenti patogeni, batterici e virali.

Proviamo, per la nostra salute e per l’ambiente, a fare un uso responsabile e consapevole di carne e dei prodotti derivati dagli animali, consumando solo prodotti provenienti da allevamenti rispettosi della natura animale; non possiamo continuare a chiudere gli occhi sui sistemi d’allevamento, fa male a noi, ai nostri figli ed al pianeta.

Per un futuro migliore è necessario approfondire la nostra relazione con gli animali, capire e valutare come comportarsi in modo sano e rispettoso nei loro confronti. Probabilmente per mettere d’accordo tutti (ambientalisti e non, vegani e carnivori) servirà un buon compromesso che abbia come bussola l’etica, la consapevolezza, il rispetto ed aggiungerei il caro vecchio buon senso.

Il filosofo Federico Zuolo ha scritto un interessante libro sull’etica, applicata sia alla nostra relazione con gli animali sia alle nostre scelte alimentari e politiche, che invito a leggere per chi vuole approfondire, intitolato “Etica e animali. Come è giusto trattarli e perché” – Editore Il Mulino.

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