Nella toscana Gorgona si sta realizzando un sogno. Che ci ricorda anche un obiettivo della Costituzione: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

L’essere messi da parte, la relegazione, l’esilio. Le isole, le piccole isole, fin dall’antichità sono state utilizzate per sfruttare la loro naturale caratteristica, l’isolamento, e man mano, vi sono stati costruiti dei penitenziari.

Non solo l’Alcatraz della famosa fuga e la Robben Island di Nelson Mandela. Nell’Italia preunitaria, con il carcere borbonico di Santo Stefano davanti a Ventotene così come in quella di fine ottocento, con la scelta in particolare dell’Asinara e delle isole dell’arcipelago toscano.

Il nuovo libro Isole carcere edito da GruppoAbele Valerio Calzolaio – saggista, già deputato e Sottosegretario all’Ambiente – ci fa fare un originale viaggio, via mare, in tutto il mondo, nella storia e nella geografia delle case di reclusione, nel valore della libertà e nella funzione di recupero che manca nella stragrande maggioranza delle carceri.

Isole carcere. Geografia e storia

Gli animali, prima per motivi di sopravvivenza, visto anche l’isolamento, man mano senza più questa motivazione, hanno fatto parte della popolazione carceraria, caratterizzando in particolare le colonie penali agricole fondate nella seconda meta dell’800.

A Pianosa, prima del carcere di massima sicurezza anni ’80, c’erano numerosi allevamenti avicoli mentre a Gorgona era presente persino un macello per le centinaia di maiali, manzi, pecore, conigli, capre e galline, allevate sull’isola.

Proprio questa è rimasta l’ultima isola-carcere in Italia, a 70 minuti di distanza dalla terra ferma, con un’ultima residente ultranovantenne, ed è in questo piccolo lembo di terra che anni fa alcuni illuminati, iniziarono a realizzare una serie di attività per riconquistare alla vita senza reati il centinaio di detenuti dei quali erano responsabili.

Si iniziò a realizzare così un sogno, firmato dal direttore Carlo Mazzerbo – suo il libro Ne vale la pena – che ha visto proprio i reclusi, anche per fatti di sangue, chiedere di dare la grazia agli animali che accudivano e ai quali volevano garantire la vita con il medico veterinario Marco Verdone che ha curato diverse pubblicazioni su questo esperimento sociale.

Ma nel 2017 un cambio di direzione portò l’isola a una ripresa della normalità carceraria e a una moltiplicazione degli animali, con costi oltre che animali anche economici insostenibili. Così, assieme ad altri progetti di lavoro e riscatto, ambientali e di riapertura delle visite naturalistiche del pubblico (l’isola è parte del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano), nel gennaio 2020 la Casa Circondariale con il tornato direttore precedente, il Sindaco di Livorno Luca Salvetti e il Garante comunale dei detenuti Giovanni De Peppo, con l’egida del Ministero della Giustizia a firma del Sottosegretario Vittorio Ferraresi, hanno siglato un Protocollo d’Intesa con la LAV.

Si decise lo stop a macellazioni e produzioni animali, la progressiva diminuzione della loro presenza con affidamento a rifugi nella terraferma, il pagamento del cibo per gli animali realizzato dall’associazione animalista e la ripresa delle relazioni umani-animali che tanto beneficio avevano avuto e continuano a dare nella vita quotidiana dell’isolamento forzato.

E per tutte queste attività due detenuti sull’isola di Gorgona vengono retribuiti perché si occupino dell’accudimento degli animali, nella realizzazione del sogno di un’isola dei diritti, per tutti, con gli auspici della Cattedra di Diritto Penitenziario dell’Università di Milano Bicocca.

Primo risultato di questa ultima attività, curata dalle etologhe ed educatrici della associazione livornese Do.Re.Miao è il libro dei racconti realizzati dagli stessi detenuti Animali che salvano l’anima per Carmignani Editrice con i loro ricordi degli animali da bambini e ragazzi, emersi e messi nero su bianco grazie a un Laboratorio di Scrittura Creativa curato da Prita Grassi, così come con le emozioni date dal contatto con gli animali, recuperando man mano la fiducia negli altri, perduta a suo tempo.

Questo è il Progetto Gorgona in corso. Gettare ponti fra le isole, costruire l’arcipelago delle differenze, per una nuova vita per tutti, umani e altri animali.

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