Che sound ha questa benedetta/maledetta primavera ’23? Citiamo ovviamente, lo diciamo per i più giovani, il classico immortale della cantante, imitatrice, attrice, doppiatrice, showgirl Loretta Goggi.

Passato Sanremo, mentre l’estate sta già arrivando a grandi passi visto che non piove mai, è già ora di fare il punto. Musicalmente parlando, il Festival non l’ha vinto Mengoni, che ha presentato il classico pezzone per vincere Sanremo. E non l’ha vinto manco la mia Ariete, che resterà sempre mia, ma forse in questo caso sanremese ha voluto portare una ballad con il ritornellone (che c’è, sia chiaro, ma forse suonava meglio se lo cantava Calcutta, che ha scritto con Ariete il pezzo, però Festival mica passa).

Il festival, come si è accorto chiunque senta un po’ di pop rock da qualche annetto, l’ha vinto solo e soltanto Lazza, con un pezzo che è un mix di pop house anni ’90 e sana ignoranza trap. Ovviamente si è accorta di tutto l’azienda degli energy drink, quella che fa pure la Formula 1, e l’ha convocato per un party molto atteso a Napoli ad ottobre. Voto 10 per Lazza e 9 per chi usa la bella musica per fare marketing. Sempre marketing resta, ma almeno ascoltiamo bella musica.

Andiamo avanti dritti con un pezzo 100% da discoteca che hanno prodotto due dj che a Sanremo non andrebbero bene manco dipinti. Perché sono troppo da disco, troppo energici. Avete visto quel che è successo a Blanco per un po’ di sano rock and roll sul palco… sono Gary Caos e Peter Kharma, gente che nel mondo fa ballare milioni di persone con il progetto Italian Disco Mafia ma che questa volta riporta nel presente (e nel futuro) un classico house di The Fog, ovvero Been a Long Time. Chi riesce ad ascoltarla senza ballare si merita 0, loro, Gary e Peter, almeno 8 e 1/2.

C’è, per fortuna, in questa maledetta primavera, un sano ritorno alla musica dal vivo. Non solo quella delle star, con i prezzi dei biglietti alle stelle, anche quella di spazi rilassanti e divertenti come Caballo Loco a Seriate (BG) oppure il Floor di Bardolino (VR) oppure ancora il Signorvino di Affi (VR).

Negli ultimi due locali suona spesso la Al-B.Band di Alberto Salaorni, una formazione capace di far cantare chiunque, mentre nel primo si alternano i tributi più disparati, da quelli a Ligabue (con il suo chitarrista Max Cottafavi), a quelli ai Bon Jovi. La costante è la qualità assoluta dei musicisti sul palco: non sono famosi, ma chi se ne importa? Voto 10 per chi canta e suona senza essere famoso, almeno 8 per chi canta con loro sotto il palco.

Andiamo avanti, che di belle cose da ascoltare, ballare e non solo ce ne sono anche tante altre. Personalmente non sopporto più il termine donne dj o dj girl. I dj e le dj si distinguono in due categorie soltanto: chi è capace (pochi) e chi non è capace (troppi).

Tra le ragazze che però suonano meglio in questo periodo vi segnalo le siciliane Giolì & Assia, di cui il fashion system (ovviamente più avanti di Sanremo e dei più) si è già innamorato. Sono brave e ci sanno fare. Che dire? 9 per loro e 4 per i media italiani che le raccontano poco (l’ho fatto io sul mio blog AllaDiscoteca, ma non è che sia un quotidiano o un tg).

Chiudiamo con un po’ di techno e di Ibiza, dai che sognare è bello. In Italia la techno di domani e di oggi la si ascolta ormai in pochi locali ogni weekend, tra questi il Cocoricò di Riccione e il Bolgia di Bergamo, che è un po’ specializzato nel lanciare artisti e tendenze che poi balleremo anche durante i festivaloni (presto uno speciale anche su quelli, promesso!).

Beh, che si balla sull’A4, uscita Dalmine? Il 18 marzo c’è Miguel Bastida, il 25 marzo c’è Lilly Palmer e, per Pasqua, il 9/4 eccoci con Clonee, fortissimo con la sua techno un po’ latin. Sia chiaro, la definizione techno latin è tutta nostra, se la sente lui ci mena. Ma siamo fatti così noi di trap & rock, scherziamo sempre. Ci si vede in giro dopo una certa ora o ci si legge comunque qui.

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