Chi non ha mai sentito il detto “Donna al volante pericolo ambulante”? Negli anni ’60 e ’70 era convinzione comune che ciò fosse vero. Le donne si ritrovarono a combattere contro i preconcetti popolari e contro mariti che non cedevano volentieri il posto al volante; questi ultimi, infatti, impedivano alle mogli di far pratica e minavano la loro sicurezza con critiche denigratorie.
Era pensiero diffuso che, a causa di eccessiva cautela e predisposizione a farsi prendere da isteria, le donne causassero incidenti tra gli automobilisti che cercavano di evitarle.

La lucana Giulia Solomita, che si è spenta lo scorso 7 gennaio, invece non si accontentò di viaggiare solo sul sedile del passeggero. Spinta dalla necessità di aiutare la neonata azienda di trasporti del marito (che era partita offrendo un servizio di linea Satriano-Pantanelle-Torre-Satriano), decise di prendere la patente D per ricoprire l’incarico di autista di autobus.

Era il 1961, Giulia aveva 25 anni. L’impresa fu notevole, non tanto per le nozioni da imparare, quanto per l’ostracismo del personale della motorizzazione.
Nessun istruttore se la sentiva di permettere ad una donna di guidare un mezzo così importante.

La patente D a una donna può assegnarla solo un folle”, dicevano.

E così la ostacolarono in ogni modo. Giulia Solomita dovette litigare a lungo con l’ingegnere della Motorizzazione che, sperando di dissuaderla, puntualmente le rimandava l’esame dando la prelazione a candidati dell’altro sesso.

Lei non demorse e riuscì ad averla vinta; durante l’esame di teoria, dopo una miriade di domande, le venne addirittura chiesto di smontare un motore, cosa che fece senza alcun problema. Superato l’esame teorico, alzarono il livello di difficoltà sperando di bocciarla a quello pratico. La portarono davanti a una scuola, proprio nel momento in cui uscivano i bambini per cercare di metterle ansia e farla sbagliare; lei invece si comportò egregiamente, tanto che alla fine gli esaminatori si dovettero anche complimentare.

Giulia fu molto apprezzata dai passeggeri, sia per la sua puntualità che per la prudenza. In tanti anni di carriera non fece mai un incidente né forò una gomma, e non è un primato da poco visto la difficoltà del portare un grosso mezzo per le strette e tortuose strade della Lucania.
Con il sorriso subì controlli supplementari da parte delle forze dell’ordine e dello stesso ingegnere che aveva supervisionato il suo esame; qualche anno dopo aver conseguito la patente Giulia lo ritrovò sull’autobus intento a controllare il suo stile di guida, voleva esser certo di non aver commesso un errore autorizzando la sua patente!

C’è una scena, in una pillola a lei dedicata su RAI storia, che esprime a pieno il sentimento popolare sulle donne al volante. La rabbia è evidente sul viso dell’uomo che gioca a carte dinnanzi al bar, con sprezzo lancia la carta sul tavolo affermando che “una donna non può arrivare a superare un uomo!”.
Eh sì, bruciava il suo orgoglio che Giulia Solomita sapesse guidare un autobus mentre lui, probabilmente, sapeva solamente andare in bicicletta!



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