Ogni storia dovrebbe avere la dignità di essere raccontata, guardata attraverso dei fotogrammi o semplicemente disegnata attraverso dei tratti più vicini alla realtà. Questo è quello che ha voluto fare Milo Manara ne La Tavolozza e la spada, opera del 2015 dedicata a uno degli artisti più tormentati e forse per questo più affascinanti del Seicento, ma per fare questo ha avuto bisogno di uno scambio di ruoli che poteva avvenire nel nostro secolo solo attraverso una graphic novel.

Torniamo indietro all’epoca della società di quello che gli storici definiscono periodo dell’antico regime: si crea una netta separazione tra aristocrazia e società borghese, che vedrà il suo affermarsi con i moti rivoluzionari di fine Settecento per dare evidenza alle componenti tipiche dell’assolutismo.

A partire dall’età che viene definita umanistica si tracciano delle linee di una storiografia moderna, allontanandosi dalle vicende tipiche del Medioevo, ma incentrandosi sulla concretezza delle vicissitudini degli uomini, senza abbandonare la tradizione antica (latina).

Per i primi umanisti la storiografia diventò uno strumento essenziale, quasi come un ponte rappresentativo, che andava dal periodo di splendore tipico dell’antichità ai secoli più oscuri,  per poi arrivare alle virtù tipiche dell’era contemporanea. Tutto questo equilibrio si scontrò contro quello che potrebbe essere definito in apparenza un caos: conflitti politici in cui venne coinvolta l’Italia alla fine del Quattrocento, la caduta dell’indipendenza degli Stati Italiani. Un esempio sono le figure di Machiavelli e Guicciardini, che rivelarono il carattere non più unito ma frammentario del divenire, come si affermò in modo più esplicito nel Seicento: l’interesse dello svilupparsi e proliferare degli avvenimenti (anche quelli più piccoli) legati a scelte religiose e politiche.

Le monarchie assolute dominano tutta la società del periodo insieme alle repressioni per ogni gesto di dissenso e devianza sociale, mantenendo in condizioni di miseria i contadini e gli strati più bassi dell’intera società e tornando a un sistema di rifeudalizzazione, in cui il tessuto sociale si viene a delineare in tre stati: nobiltà, clero, borghesia, facendo in modo di riallacciarsi a un‘antica classificazione medievale, dove la borghesia era in una posizione subalterna rispetto alle altri classi, che prima ho elencato e aventi diritti perchè considerati di origine divina. Teniamo conto che non ci troviamo esattamente nel feudalesimo, anche se lo scenario può ricordarlo per molti suoi aspetti, perché le scoperte geografiche aprono varchi straordinari all’Europa attraverso vie di comunicazione che servono per i commerci, risorse naturali, nuove invenzioni che modificano il rapporto tra l’uomo e la natura stessa.

Sarà la stessa Riforma Protestante, spezzando ogni equilibrio religioso, ha dare una visione più aperta dell’universo.

L’Italia non è più al centro di eventi sociali e politici che si svolgono in Europa, ma il dominio spagnolo e il Papato della Controriforma mettono il nostro paese al centro di un interesse internazionale che favorirà una nuova apertura culturale.

Il Concilio di Trento consente alla Chiesa di Roma, attraverso la stipula di un programma, di avviare un processo di ristrutturazione che passa, oltre che su vari aspetti, anche attraverso l’arte, permettendo agli artisti di raggiungere il fulcro di un mecenatismo che aveva visto in precedenza le maniere di Michelangelo e Raffaello.

Tra la fine del Cinquecento e gli inizi del Seicento, si affaccia alla scena della corte pontificia e all’intero contesto culturale, un giovane artista proveniente dalla Lombardia con il nome di: Michelangelo Merisi da Caravaggio.

Immaginiamo per un istante, che in una locanda di Roma, si sono incontrati Milo e Caravaggio in un tempo parallelo che trova la sua verità solo nella realizzazione come graphic novel della vita di un artista tra i più tormentati, quasi come la narrazione che trova nella rappresentazione dei fumetti una sua storia, rivolgendosi a un pubblico adulto e delineando con attenzione le caratteristiche psicologiche di ogni personaggio.

Una forma di narrazione che per certi versi si avvicina a quello che possiamo definire, per la scrittura, un romanzo storico, che per regola si basa sull’interpretazione di vicende e personaggi appartenenti a epoche storiche definite.

Possiamo trovarci di fronte a vicende reali o inventate, ma rimanendo fedeli al contesto storico, e il narratore o, come in questo caso, il disegnatore, sa rendere verosimile il carattere dell’epoca storica di cui scrive, documentandosi su usi, costumi, linguaggi.

 

Non è solo la scrittura a consentire l’analisi della struttura della vicenda e del contesto storico in cui si muove la narrazione, ma anche la sequenza di immagini: vengono definiti il luogo e il significato della scena mettendo al centro un unico personaggio che si alterna tra disegnatore e artista.

Tutto questo dona fascino alla vicenda ma anche enigmaticità che viene interiorizzata con tutti i mezzi a disposizione: la tendenza del protagonista, Caravaggio, viene fatta risaltare rispetto al conflitto dominante. Il testo sorregge le immagini e viceversa.
È un fatto di quello che vediamo che va oltre la pura grammatica: la scelta dei font risulta importante come quella dello stesso lessico. Stessa cosa per le immagini.
Il resto è solo arte.

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