Ne sto parlando con amici, colleghi scribacchini, organizzatori di eventi, dj… e siamo più o meno tutti d’accordo. Non è un periodo fantasmagorico, per la musica pop / rock da grandi numeri. Anzi, sì, certo che lo è. Taylor Swift, Harry Styles o Ed Sheeran come fai a discuterli? Fanno, appunto, pop di qualità assoluta… ma appena sotto le loro canzoni, appena accanto ai loro concerti, la qualità non è la stessa.

E come facciamo a discutere, in Italia, l’immensa carriera di Vasco Rossi, che occuperà la prossima estate San Siro a Milano per 7 concerti (avete letto bene 7)? Sarebbe folle. Vasco è un monumento della musica. E chi non lo sente suo, vuol dire che non lo vuol sentire.

Purtroppo però, quasi tutto il resto di ciò che gira intorno ai nomi più grandi a livello di pop / rock italiano o internazionale, forse non all’altezza dal punto di vista creativo. Negli anni ’80 era diverso. C’erano band come i Talk Talk che senz’altro non ‘spaccavano’ come i Duran o gli Spandau, ma vuoi mettere l’altissimo tasso di chiccheria e qualità?

Detto questo, e sembrerebbe una premessa un po’ triste, un po’ negativa, la musica oggi è infinitamente più ricca nelle mille nicchie che la produzione musicale, che oggi costa pochissimo, oggi offre. Lo dico meglio: se il pop rock è un po’ così, latita un pochino, al di là dei nomi più grossi, il resto della scena musicale straborda di talenti che finalmente possiamo sentire. Ieri non potevamo farlo.

Non il solito revival pop rock

Non solo. La musica oggi remixa benissimo quella del passato e ci sono tanti artisti che ne fanno un continuo e creativo frullato, del tutto diverso dal solito revival.

Dove e come si può scoprire un po’ di tutto questo? E’ ovvio, su Spotify, che spesso ci regala belle perle del presente e del passato semplicemente grazie al suo algoritmo, troppo criticato, credo. Io, che in ambito rock ho i miei gusti, e adoro, per dire i Motorhead e gli AC DC mentre mai ascolto gli Iron Maiden, lo lascio sempre acceso e spesso mi sorprendo e scopro cose interessanti… ovviamente di nicchia & super nicchia. I puristi odiano Spotify. Pesso i puristi purtroppo odiano tutto ciò che pare a loro.

Si può fare anche una ricerca diversa, ad esempio seguire gli artisti meno noti che mette in console un club a metà tra techno pop e rircerca continua come il Bolgia di Bergamo, che da sempre alterna pesi massimi del mixer con artisti non così affermati. Ovviamente qui parliamo di elettronica bella spinta, mica per tutti e per tutte le situazioni. Qualche esempio? Eccoci con Cassie Raptor, che al Bolgia suona il 21 ottobre. Ragazzi, che techno. Non dà respiro e regala energia.

Potete fare la stessa cosa anche con altri spazi, magari vicini a casa vostra. Se, ad esempio, a Roma Spazio Novecento propone come star solo grossi nomi, una realtà di nicchia come Rebel Rebel mette sul palco accanto ad una leggenda house come Francesco Farfa, il 28 ottobre porta in città talenti underground come i Tamburi Neri. Ascoltarli senza muovere a tempo almeno la testa è impossibile. Il ritmo è troppo forte.

La funky house

Restando in ambito elettronica e spostandosi verso la funky house, eccoci con i dischi che pubblica ogni settimana o quasi Acetone, la label che Maurizio Nari & Jens Lissat con l’aiuto di Steve Tosi pubblicano soprattutto per altri dj sparsi per il mono… ma non solo per loro.

“Ho 55 anni e per me è normale, logico, guardare anche al passato della musica da ballare e non solo al futuro”, spiega Nari, che però non sta fermo un attimo, come tutti i veri talenti creativi. “Collaboro con la Scuola Cinema Cesena e pure con diversi giovani dj che spesso a loro volta collaborano con top dj internazionali come Hugel. E’ un periodo strano, anche nomi immensi come Hugel fanno successi internazionali più con cover e remake con con brani originali. Quel che conta per me però è la soddisfazione di vedere crescere non singoli, ma artisti che collaborano tra loro. Succede con Acetone, con i dj più giovani e ovviamente anche con Scuola Cinema Cesena”.

E se la musica del futuro fosse soprattutto bel remix di quella del passato o ancora un ritmo folle in cui perdersi, a qualunque età, anche a 50 anni (lo splendido traguardo raggiunto da chi scrive qui in questo istante)? Se la musica del futuro e quella del presente fossero questo, ci sarebbe così tanto da lamentarsi? Direi proprio di no.

Lasciamo i lamenti e il revival a chi non ha più voglia di ballare e ascoltare cose nuove.

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