Ci chiediamo certe volte quali libri debbano albergare sul nostro comodino, quali portarsi a letto, con quali condividere quel tepore letterario che addolcisce prima di dormire. Pensiamo che i romanzi sarebbero una lista infinita, i giornali pure, la poesia non ne parliamo!

Non sapremmo dove far terminare la nostra lista, soprattutto perché non ci si sente mai all’altezza di scoprire un grande libro: un po’ come se quello che c’è dentro è troppo per noi e potremmo non reggere al colpo.

Nasce così l’idea di scoprire nuova letteratura, soprattutto dei giovanissimi, se valevoli, e Flaminia Colella lo è. E’ per questo che consiglio di leggerlo. Perché? Perché malgrado l’età ha capito che la vita è un andirivieni sincronico di guerra e festa, differenze che spesso convivono nella nostra quotidianità e che non siamo spesso in grado di accettare.

Dedicato alla festa che ognuno ha dentro di sé, il titolo del libro Guerrafesta è un hapax inventato dall’autrice che riassume Noi. Esce pubblicato da CartaCanta nella collana Poeti di ClanDestino – Contrabbando di poesia a cura di Davide Rondoni.   

Una sottile soluzione di felicità – Se devi vivere è per la felicità / solo questo può dire / un disperato che scrive e non sa / niente di niente della normalità – una strada illuminata che ognuno sa percorrere tracciando il sentiero laterale della vita, là dove questa è una dicotomia senza fine. Eh sì perché cristallizzato in quei versi c’è la diade della vita, la sincronia tra lo stare bene e il non stare bene.

Nel suo libro Flaminia Colella intercetta con parole inusuali il valore profondo dell’esistenza, e ne descrive i tratti tremuli attraverso un’indagine privata del mondo. Si profila nella sua mente e poi tra i suoi versi il senso della vita di ognuno: tra la gioia e il dolore, tra il conscio e l’inconscio, tra la consistenza e l’immanenza di un pensiero profondamente focalizzato sul percorso dell’uomo.

I suoi versi sono paradigmi di tante esistenze. La poetessa ci sfida a spenderla questa vita, a sentirne il mutare delle stagioni sulla pelle, a sopravvivere al dolore, ad avere come luogo di destinazione il nostro corpo.

Una gamma di soluzioni inattese quelle che emergono dalla lettura di Flaminia Colella: una profonda ricerca interiore, introspettiva, solitaria, scissa rispetto alla realtà, e dotata di una tale visione dall’alto che solo un poeta o un artista sa intercettare.

Un esperirsi fino alla fine dei tempi che può trovare confronto solo nel mare, parola che ricorre spesso nei suoi versi. Leggere Flaminia Colella significa andare un po’ più a fondo, concepire che esiste una gamma di soluzioni interiori e una forbice di emozioni possibili che si possono esperire solo dentro di sé, oltre il percettibile.

Un sottile discorrere col tempo, come se fosse questo a dettare il cammino sincronico della vita e a decidere se quello è il modo giusto di sentire, la concretezza di ogni attimo. Talvolta la sua poesia sfuma nel simbolismo di immagini parallele e anche un po’ fumose, appena accennate, che però colgono la complessità dell’esistenza umana.

La disperata ricerca consiste nella salvezza, una densità escatologica che traspare silenziosa nei suoi versi e che invita solo e solamente a vivere.

Dici una preghiera in silenzio

il mare a furia di chiederlo

ce lo hai piantato dentro,

le onde adesso fanno il rumore

che imploravi nelle notti

senza sonno in agosto.

[…]

Non cercare più di uccidere o di mutare

Ma cantare

[…]

E’ il vero dei tuoi giorni e sarà male

se non l’avrai detto o raccontato se avrai

fatto la parte dell’uomo accontentato

Mentre indaga la vita interiore Flaminia Colella indaga la vita esteriore: la cronaca. Quella che corre sui giornali e sulle pagine bianche: Flaminia la fa poesia. Intercettare la consustanzialità umana e restituirla come paradigma dell’esistenza di tutti è un percorso che solo i poeti sanno fare: quando cioè guardano l’universale e lo trasformano in particolare, quando al contrario incontrano il particolare e lo traducono in universale. Sapersi muovere tra queste due visioni coesistenti è segno di intelligibilità.

Vi consigliamo di leggerlo perché dentro, senza saperlo, ci troverete il mare e i laghi. E il nero. E noterete come è facile riuscire a frequentare l’abisso della sensibilità umana quando tra le letture sul comodino albergano scrittori come lei. Scoprirete come l’intelligibile è chiaro ai nostri occhi e saprete di più sul mondo dietro la collina.

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