L’estate, nel sentire comune, è sinonimo di ferie, di riposo. C’è chi parte per luoghi diversi dalla propria dimora usuale, chi rimane a casa forzatamente, chi decide di approfittare del periodo per svolgere attività che nel corso dei mesi lavorativi erano rimaste in sospeso. 

Il rapporto con l’estate e le ferie è complesso, poiché narra una realtà differente da quella vissuta: l’estate è sinonimo di ferie, ma per pochissime persone – soprattutto se ci soffermiamo sul diverso significato di ferie e vacanze.

Ferie e riposo un diritto lavorativo

Se le ferie sono un diritto lavorativo riconosciuto dalla legge, rappresentano cioè un periodo di riposo retribuito a cui un lavoratore dipendente ha diritto (diverso è il discorso per i freelance o chi è in cerca di lavoro), con la parola vacanze possiamo invece riferirci più genericamente a un periodo di tempo libero deciso dalle singole persone, durante il quale si può viaggiare, svolgere attività di svago, riposare e così via. Le vacanze possono avvenire potenzialmente sempre, che si tratti del mese d’agosto o durante un weekend, mentre le ferie sono subordinate a un volere terzo, che le stabilisce e approva nei tempi. 

Da un punto di vista umano, entrambe rappresentano una necessità fondamentale in una società capitalistica, rientrano cioè nei confini del diritto al riposo. Se mettiamo momentaneamente da parte la questione più ampia dell’overturismo e dello sfruttamento del settore terziario, ferie e vacanze sono infatti parte integrante della discussione sull’equilibrio tra vita e lavoro, laddove in quest’ultimo includiamo anche quello di cura, la sua ricerca, lo studio e più in generale la mera sopravvivenza quotidiana, che di per sé è senza dubbio faticosa.

A prescindere dai nostri sogni su ferie e vacanze, entrambe rappresentano un’opportunità per staccare dalla frenesia dell’iper-produttività capitalistica, che per definizione non tollera la stasi: più lavoriamo o pensiamo al lavoro, più accresciamo il profitto altrui, a discapito del nostro benessere mentale e fisico.  

disegno donna sotto le coperte
Illustrazione di Hanna Suni

Date queste premesse, ritengo cruciale, in questo periodo storico di giorni di ferie scarse e vacanze posticipate a tempi economici migliori, trasformare gli stati d’animo e le esperienze estive in due azioni per mantenere il diritto al riposo sempre tra le nostre priorità.

  1. Cosa fai nella vita? – Una di queste azioni è inquisitiva. Se avete trascorso un periodo di stacco dal lavoro, che si trattasse di vacanze o meno, è probabile vi siate chieste come passare le giornate senza gli usuali impegni lavorativi. Questo tipo di domande umanizza, poiché allontana dal rischio di simbiosi con la professione lavorativa, permettendo al riposo di insinuarsi nella nostra vita in veste di priorità. Lo stato d’animo spensierato vacanziero, lontano dagli ambienti lavorativi, difficilmente può essere replicato durante l’anno, ma può diventare un pensiero fisso: chiederci cosa faremmo oggi se non dovessimo lavorare, studiare, o svolgere gli obblighi quotidiani, ci ricorda che non valiamo come persone solo in rapporto al lavoro che svolgiamo (o meno). 
  2. Cosa fanno gli altri, nella vita? – Potremmo definire il periodo di ferie e vacanze estivo come trivalente: c’è chi lo sfrutta al meglio, chi non riesce a viverlo pur avendolo, chi non lo ha perché lo trascorre lavorando, permettendo alla prima categoria di persone di riposare e svagarsi appieno. Difficilmente chi rientra nella penultima e ultima categoria avrà le forze per contrastare eventuali attacchi al diritto al riposo ed è per questo che chi ha goduto appieno delle ferie potrebbe usare il ritrovato (seppur precario) benessere per mettere un circolo un moto virtuoso di protezione del riposo, impegnandosi ad aiutare la propria comunità a ritagliarsi momenti di svago e tranquillità nel quotidiano (ad esempio aiutando con il lavoro di cura). Dopotutto, la domanda che crea più scompiglio non è “cosa faresti tutto il giorno se non dovessi mai più lavorare”, bensì “a quale lavoro altrui non potresti rinunciare?”, ed è importante porsela per ricordarsi quanto il nostro benessere sia interdipendente da quello altrui (che a sua volta è conseguente al riposo). 

In sintesi, ferie e vacanze nell’epoca dell’iper-capitalismo non sono solo pause dalla routine, ma un diritto e un’opportunità per riscoprirsi. Se abbiamo goduto appieno delle ferie, possiamo trasformare questa esperienza in un’opportunità per promuovere una cultura che valorizzi il tempo per sé, assicurandoci che il diritto al riposo non sia solo un privilegio temporaneo, ma una realtà continua.

copertina manifesto pisolini libro

Virginia Cafaro è nata a Milano, sarda d’origine, scrive online di femminismo e intersezionalità dal 2014. Il suo primo saggio è Manifesto Pisolini – Guida femminista per il diritto al riposo. Ha partecipato come autrice alla scrittura di Anche questo è femminismo (Tlon, 2021).

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