Atlantide è un luogo, un contenitore indipendente che desidera essere una tensione. Atlantide ospita gli artisti fuori dalle mappe in uno spazio di confine e d’eccezione. Questa geografia immaginaria non vuole essere tanto una proposta quanto, piuttosto, un imprevisto culturale, poiché nel suo essere fuori dal tempo e dallo spazio si permette di desiderare l’utopia di tenere insieme artisti della scena e delle arti contemporanee che rivendicano la possibilità del ritrovarsi finalmente nell’azione creativa e in una comunità artistica autentica. Una comunità che sia in relazione con se stessa e con il pubblico, anche se virtuale, dopo tanti mesi di separazione. Atlantide non è dunque uno spazio di sopravvivenza, ma di sogno… Il primo obiettivo è stimolare vitalità, gioia, creatività e interazione tra gli artisti. Non scendere sotto la soglia del sogno è l’unica nostra rotta possibile… Così recita la presentazione di una nuova realtà recentemente presentata. Ne approfondiamo le coordinate con alcuni dei suoi protagonisti.

Atlantide  come imprevisto culturale: ovvero?
L’imprevisto è parte della cultura da un anno oramai. Ma direi da sempre, solo che finora l’abbiamo fieramente occultato nelle dinamiche produttive che avevano la meglio, che hanno la meglio anche adesso che i termini bilancio e programmazione sembrano perdere ogni significato. Quindi, Atlantide come tentativo onesto di tornare all’origine di quel che la cultura è: un imprevisto, appunto, qualcosa che fa del passo falso occasione, che nel nulla e nel boh non cerca soluzioni produttive ma affronta i problemi, il caos, quel che non esiste. Atlantide non è un luogo reale, è prodotto della mente pensante che i problemi se li pone, non li evita. Per questo, Atlantide come imprevisto culturale.  (Elvira Scorza )

Il contenitore si domanda dove sia il Teatro oggi, cosa si risponde?
Nel porsi la domanda verrà la risposta. Se si partisse da una risposta, allora, Atlantide non sarebbe nulla di diverso da quel che sta succedendo, da quel che si sta cercando di fare. Al di là del giudizio, credo che Atlantide sia il porsi la domanda sul teatro senza voler dimostrare di avere una risposta. (Elvira Scorza). Quando non sappiamo dove sia la rosa  ne cerchiamo il profumo. Il profumo del teatro esiste ? Non e’ forse il profumo della libertà ( Elena Arvigo )

Vi basate su di una filosofia che avete denominato del risveglio… cosa intendete?
Il “risveglio” è intendere la realtà con un’idea di trasformazione in positivo, laddove per trasformazione si intende la capacità di ricreare, di fare come conseguenza di un vedere davvero che cosa ci sta accadendo. Anche accettando le conseguenze di rifiutare e contestare le soluzioni quando ci appaiono condanne. La condanna non è una forma di salvezza. ( Fabrizio Martorelli) .L’ultimo anno poteva portare a un risveglio delle coscienze nel mondo teatrale italiano a tutti i livelli: non si parla di buoni contro cattivi, ma di un vero e proprio svelamento di quanto alcune dinamiche lavorative fossero disequilibrate, di quanto il sistema fosse saturo e necessaria fosse una rottura, un’onesta ricerca di alternative. Potevamo fermarci tutti, farci forza anche dell’estraneità che il sistema teatrale ha dimostrato rispetto ad alcune dinamiche produttive e così rifondarci. E invece no, siamo ripiombati in un sonno delle coscienze avvilente. Il risveglio come tentativo di onestà, che vuol dire spesso vivere il contraddittorio, essere contraddittori, interrogarsi continuamente e non avere certezze. ( Elvira Scorza)

Qualche cenno su atlantide lab…
Una delle vocazioni di Atlantide è di dare libertà all’espressione poetica del nostro tempo. L’isola come luogo di fucina teatrale, di officina dell’arte si propone anche come confronto tra artisti di diverse generazioni. Una delle riflessioni più urgenti è quella che facciamo nei confronti dei giovani che saranno gli artisti del futuro, privati in questo momento in maniera ingiusta del loro avviamento alla professione. Anche a loro Atlantide si rivolge come luogo di inclusione di linguaggio nuovo. (Fabrizio Martorelli)

Credo che Atlantide Lab possa essere uno spazio prezioso, un luogo d’indagine su una ferita che pulsa più di altre. Il problema è lo stesso per tutti, nessuno ha la risposta ma alcuni possono guadare l’incerto con qualche accorgimento in più e farne luogo di lavoro per chi alcune domande neppure ha fatto in tempo a porsele.  (Elvira Scorza)

La vostra esperienza sembra dimostrare che la rete abbia attivato risorse inedite piuttosto che spegnerle: ce ne raccontate qualcuna? Eventualmente facendo cenno a qualche progetto (se la par condicio lo consente).
Ce ne sono state di ogni tipo in questo anno sospeso. Non mi sembra giusto avere un “opinione” su nessuna di quelle sorte spontaneamente. Qualcuna è  stata più goffa e  altre più articolate. Molti hanno  cercato di “non sparire “ usando i mezzi di cui disponevano. Sicuramente eclatante  quella del Bellini di Napoli in cui gli attori si sono chiusi dentro il teatro. E’ stato un gesto forte. Sicuramente per loro che sono stati dentro. Hanno messo in gioco il loro tempo. Altri invece sono usciti dai teatri, sono andati a consegnare poesie a domicilio. La scuola Proxima Res a Milano a messo a disposizione una  sala per chi volesse provare. Ecco c’è da chiedersi perché mai non l’abbia fatto qualche Teatro. Probabilmente avrebbero una risposta e le loro ragioni. Come sempre. Non c’è, credo, un’iniziativa migliore dal punto di vista dell’efficacia del  “risultato“, quanto piuttosto apprezzabile sempre il tentativo autentico di mettersi in gioco. Provarci. Magari insieme . (Elena Arvigo)

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