In periodi di austerità una sala prove può apparire come un lusso, eppure solo chi crea teatro sa quanto uno spazio libero sia indispensabile all’immaginazione di uno spettacolo, e che contenitore risulti per la creatività come per il rigore. Ma spesso questo spazio ha un costo che grava pesantemente sui budget già esigui delle compagnie. Ecco una iniziativa che va ad alleggerire questa voce, sostenendo con concretezza una nuova filosofia per ripensare il farsi teatrale. Ne parliamo con Francesca Porrini, di Proxima Res. E che Milano sia solo l’inizio…

A  cosa serve davvero una sala prove, spiegatelo… for dummies?
Una sala prove più è confortevole e attrezzata e meglio è. Se poi è dotata di luci, quinte, attrezzature tecniche può agevolare il lavoro, ma in realtà ad una sala prove basta un’ampiezza adeguata e un pavimento dove se ti butti a terra non ti spacchi le ossa per permetterti di dar sfogo all’immaginazione. La sala prove per me è uno spazio sicuro, un luogo dove si può essere liberi di creare, di studiare, di sperimentare; un luogo dove il giudizio degli altri e quello che ognuno ha verso se stesso può essere lasciato fuori dalla porta, insomma dove si può, o meglio, si deve “sbagliare”. Un posto dove ti puoi staccare dalla confusione del mondo che sta al di fuori perché ciascuno possa creare il proprio caos personale.

La proposta parte di Proxima Res: in cosa consiste e a chi è rivolta?
Proxima Res è un’associazione culturale.
Un laboratorio permanente di idee.
Un centro di produzione artistica.
Un luogo di studio, in cui sviluppare talenti e dialogare alla ricerca di forme teatrali che comunichino pensiero.
Un incontro tra artisti: registi, drammaturghi, coreografi, attori e danzatori che desiderano sviluppare le loro intuizioni, lavorare insieme per ampliare la ricerca e lo studio sullo spettacolo dal vivo. Proxima Res è anche una scuola di teatro composta da un biennio propedeutico, un corso per amatori e un corso base per giovani. Sala Solidale Proxima Res si rivolge alle giovani compagnie che in questo momento così difficile si sono trovate con una produzione rimandata e con il loro lavoro in attesa di poter ripartire. Da noi potranno trovare un luogo, a disposizione gratuitamente, in cui tenere vivo il fermento creativo
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Immaginate che questa iniziativa possa estendersi ad altri spazi? Come?
Ci auguriamo che la nostra iniziativa possa essere uno stimolo per altre associazioni che in questo momento hanno uno spazio fuori uso come il nostro. Speriamo di creare un circolo virtuoso di solidarietà, soprattutto perché personalmente sono convinta che bene chiami bene e il bene è sempre il prodotto di un’arte.

Sbilanciatevi: perché secondo voi tanta fatica a riprendere il teatro… pigrizia, disattenzione, malafede?
Perché il governo non mette il settore della cultura sullo stesso piano di quello dell’economia, dell’industria e del terziario. Sono stati privilegiati gli enti e non gli artisti. Gli artisti, i tecnici, le sarte, i macchinisti e tutte le maestranze che lavorano in questo settore sono stati lasciati soli nonostante siano la colonna portante della cultura teatrale.

Questa raccontata è una delle possibili contromisure, ce ne sono altre?
La forza del desiderio e il potere dell’immaginazione. E poi la capacità di far fronte comune per cambiare il sistema teatrale dalla radice, per restituire al rito teatrale il compito di creare contenuti per i suoi spettatori, possibilità, conoscenza e sperimentazione per i propri artisti. Essere solidali vuol dire tendersi una mano e scoprire che forse non si è più una categoria formata da singole entità, ma da persone che hanno diritti e doveri e una dignità da far rispettare.

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