L’intervento del Vaticano, unico nella storia dei rapporti tra lo Stato italiano e la Chiesa, contro il ddl Zan, ha una sola chiave di lettura: la nostra Costituzione. Il Concordato tra l’Italia e il Vaticano, infatti, è stato firmato 34 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione ed è alla luce della Carta che va interpretato.

Intendiamoci: la Santa Sede ha il diritto di esprimere le proprie preoccupazioni, ma il Parlamento deve garantire alle persone diritti e protezione da discriminazione, violenza e odio. Ed è proprio questo che il ddl Zan fa, tenendosi nel solco della legge Reale-Mancino che, giustamente, tutela da discriminazione, violenza e odio le persone colpite per la loro religione, l’etnia o la nazionalità.

Per queste ragioni, e per quello che c’è scritto, nero su bianco, nella proposta di legge già approvata alla Camera, i rilievi che, a quanto pare, il Vaticano ha avanzato al nostro governo, rappresentano timori infondati.

Nessuna legge può disattendere i principi della Costituzione, neanche il ddl Zan

La nota, da quanto ne sappiamo dalle indiscrezioni di stampa, richiama gli articoli 2 (commi 1 e 3) e 9 (comma 1). Sono gli articoli che garantiscono alla Chiesa la libertà di parola, di associazione, di riunione, di manifestazione del pensiero e di educazione dei più giovani attraverso scuole cattoliche paritarie. E’ abbastanza evidente che si tratta di principi già fissati dalla Costituzione e che nessuna legge dello Stato, né alcun accordo bilaterale, può contravvenire. E infatti, neanche il ddl Zan oltrepassa questi paletti.

Foto di Birgit Böllinger

La legge contro l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilismo non limita, in alcun modo, la libertà di parola e di espressione. Condanna l’incitazione all’odio e alla violenza: una cosa molto diversa. E una cosa che già avviene con la legge Mancino per le specificità di cui parlavamo prima. Anzi, non prevedendo il reato di propaganda, il ddl Zan è addirittura meno pressante della legge che intende ampliare. Tutto questo è espresso, molto chiaramente, nell’articolo 4 della legge in discussione. Un articolo che nasce dalla mediazione alla Camera, lo voglio ricordare, proprio per chiarire lo spirito dell’intervento e venendo incontro alle istanze delle forze moderate e vicine alla Chiesa.

L’altro articolo oggetto di critiche da parte del Vaticano, è quello che riguarda la Giornata contro l’omolesbobitransfobia nelle scuole: un attacco che più volte è stato fatto alla legge ma che è, anche questo, privo di fondamento. Non c’è alcun obbligo per nessuna scuola, sia essa cattolica, pubblica o paritaria di altra natura. Non sarebbe possibile, del resto, perché vige indiscusso il principio dell’autonomia scolastica che il ddl Zan rispetta in pieno. Le scuole possono, non devono.

Per tutte queste motivazioni, il ddl Zan può e deve essere approvato così com’è: i suoi effetti sul progresso del nostro Paese in termini di uguaglianza e di tutela delle persone più vulnerabili, possono solo essere positivi. Una legge attesa da decenni e ormai non più rimandabile.

Leggi l’articolo di Andrea Rubera, gay, padre e cattolico, blogger di ReWriters, e guarda la sua intervista a cura di Pasquale Quaranta.

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