Un vino, si diceva qualche tempo fa con la nostra blogger Gisella Fuochi, è storia, è opera d’arte, è ricerca scientifica o alchemica o entrambe le cose assieme. Ma è anche qualcos’altro: a suo modo, un individuo con una sua personalità. Stavolta allora proviamo a fare un gioco, a parlare di vini come se fossero davvero nostri simili.  

I vini, come fossero persone. Capire chi merita fiducia, chi va ascoltato

E scopriamo ad esempio che anche con loro bisogna capire chi merita la nostra fiducia e chi ha solo un’etichetta con poca sostanza dietro. Che i vini, soprattutto quelli naturali, sono ognuno diverso dall’altro, e se qualcuno ci suscita una  particolare simpatia sarà interessante interrogarsi sul perché: potrebbe dirci qualcosa su di noi. Che come nei rapporti umani, per capire un vino dobbiamo ascoltare mentre esprime le sue sfumature caratteriali e anche mettere in gioco un po’ di noi stessi, dei nostri ricordi, delle emozioni profonde con cui non sempre abbiamo familiarità. 

E ci rendiamo conto che anche la nostra vita a volte assomiglia a quella di un vino: attraversa una fase più o meno lunga di maturazione nell’intimità di uno spazio raccolto per poi, grazie a un incontro propizio, venire al mondo e fiorire in tutta la sua ricchezza. E’ un gioco di metafore che porta lontano, e che sicuramente ci farà sedere di fronte al prossimo calice con cuore e sensi diversi.

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