E’ in atto a Napoli la ripresa di un originale format teatrale, che vede lo spettatore inserirsi con discrezione in una camera d’albergo per seguire lo snodo di drammi privatissimi: un tipo di spettacolo per un pubblico selezionato e ristretto, in cui solo 25 spettatori a sera possono accedere alle camere per spiare quel che accade. Prossimo appuntamento il 13 Maggio presso l’Hotel Palazzo Caracciolo. Ne parliamo con il suo creatore, il poliedrico Claudio Finelli, che lo ha ideato assieme a Mario Gelardi.

Torna il fortunato format do not disturb: raccontaci qualcosa.
Do Not Disturb
è un format teatrale creato con Mario Gelardi alcuni anni fa, un format che porta il teatro nelle stanze d’albergo e che trasforma gli spettatori in invisibili ficcanaso.
Negli ultimi 7/8 anni, io e Mario abbiamo scritto più di venti “stanze teatrali” che si sono alternate in scena, nelle diverse edizioni del format.
Il coinvolgimento emotivo del pubblico è certamente l’elemento caratteristico di questo progetto che riscuote da tanti anni un continuo successo.

Le stanze teatrali
tra passioni e contraddizioni

Quali sono i testi che entrano in scena questo mese?
Questo mese, tornano in scena quatto stanze nella nuova prestigiosa location dell’Hotel Palazzo Caracciolo di Via Carbonara, nel cuore della città.
Venerdì 5 maggio e sabato 6 maggio sono state in scena le stanze ‘Due silenzi’ di Claudio Finelli con Carlo Di Maro e Francesco Ferrante e ALBERTO di Mario Gelardi con Gaetano Migliaccio, Marina Cioppa e Giovanna Sannino. La prima stanza racconta una storia d’amore tra due ragazzi omosessuali che vivono situazioni personali irrisolte e dolorose mentre la seconda è un delicato e brillante omaggio alla commedia all’italiana, per la precisione a “Made in Italy” di Alberto Sordi. La Regia è di Mario Gelardi
Invece, sabato 13 maggio e domenica 14 maggio tornano in scena due stanze “storiche” che inaugurarono il format. La prima è ‘All I want’ di Claudio Finelli con Gennaro Maresca e Gianluigi Montagnaro che racconta il risveglio da una notte di passione “occasionale” di due uomini, un risveglio “triste” perché uno dei due ha un inconfessabile segreto che ne condiziona la vita.
L’altra è ‘Zagara’ di Claudio Finelli con Gaetano Migliaccio e Marina Cioppa, che racconta la sofferenza e le contraddizioni di chi vive una condizione di scacco sociale e culturale.
In entrambe le settimane, un ruolo particolare
– che scoprirà solo chi viene a vedere gli spettacoli – lo ha il concierge, interpretato da Ciro Burzo.
La regia di Zagara e di All I Want è firmata da Gennaro Maresca e Marina Cioppa. La direzione artistica sempre di Gelardi.

Come autore preferisci i teatri più grandi o gli spazi non teatrali? E come spettatore?
Da ragazzo, mi sono formato prestando grande attenzione al teatro che sperimentava l’uso di spazi non teatrali e ho molto amato i cosiddetti spazi off, quelli in cui assistere a messinscene d’avanguardia, di ricerca. Al netto di questa mia iniziale passione, oggi – sia come spettatore che come autore – chiedo al teatro di emozionarmi e di essere “autentico”, vero, immediato. Non sono sedotto da virtuosismi e bellurie tecniche o estetizzanti, anzi mi annoiano e mi irritano. Ovviamente, spazi inconsueti e soluzioni nuove – come quella di Do Not Disturb – mi interessano particolarmente perché facilitano e amplificano il coinvolgimento emotivo e sentimentale dello spettatore.

Claudio Finelli operatore culturale e conduttore della rassegna “Poete”… che bilancio ad oggi?
Finché faccio cose in cui credo, il bilancio è positivo. Nel complesso, credo che la cultura sia l’unico strumento che possa concretamente scardinare l’immaginario collettivo e produrre anticorpi da opporre alla “notte” che avanza.

I giovani e il teatro? E’ il degrado

Claudio Finelli  e la scuola: è vero che gli allievi oggi sono più inebetiti dalla virtualità o ancora si riesce a trasmettere passione per l’arte e la cultura dal vivo?
Credo che le giovani generazioni siano totalmente devastate – dici bene tu “inebetite” – dalla frenesia digitale e dalla lente deformante della ricezione virtuale. L’arte e la cultura – almeno nell’accezione propria del termine – sono sempre meno appetibili perché richiedono attenzione, elaborazione, concentrazione, umanità. Ai giovani, purtroppo, interessa quasi esclusivamente il superficiale e disimpegnato mondo della comunicazione digitale e dei social, i cui contenuti sono spesso volgari, diseducativi e culturalmente scadentissimi. Intorno a me, osservo con sgomento il degrado, la maleducazione e la violenza avanzare sotto le mentite spoglie di un presunto progresso tecnologico/digitale.

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