Il Cammino dei fari si sviluppa lungo la costa nord-occidentale della Galizia, considerata nell’antichità uno dei confini estremi delle terre abitate, e per 200 Km si articola in sentieri e percorsi che uniscono i fari della regione e attraversano sia territori di interesse naturalistico che i numerosi paesi di pescatori.

Le otto tappe del cammino offrono ai viaggiatori scenari mozzafiato e atmosfere che cambiano lungo il percorso, permettendo di ammirare splendide spiagge incontaminate, foreste verdeggianti, fiumi che sfociano nell’oceano, selvagge scogliere da cui emergono fortezze e le imponenti figure dei fari, da sempre guida e spesso salvezza per i marinai.

Il cammino in Galizia inizia da nord a Malpica, una piccola cittadina portuale piena di vita e turismo. La sua grande spiaggia è un paradiso per i surfisti. Ci sono tanti locali sul porto e sul lungomare, dove in tutte le ore si ascolta musica. Per arrivare al primo dei fari, quello di Nariba, si prosegue per un percorso costiero piuttosto arido, senza alberi, solo rovi di more, piante grasse, erica, piante di finocchio selvatico e sambuco.

L’alta costruzione è circondata da rocce modellate dal vento e avvolte spesso nella nebbia, e con un po’ di fantasia si possono riconoscere nelle forme di alcune rocce quella di un elefante e di una tartaruga gigante.

Man mano che si prosegue, la costa diventa più verde e verso l’interno crescono boschi di eucalipti profumatissimi e ortensie selvatiche. Tutto il territorio interno della Galizia è attraversato da ruscelli che rendono la natura rigogliosa. La prima tappa finisce nella Baia di Ninos, con la sua meravigliosa spiaggia bianca. 

Il secondo giorno si riparte da lì. Si sale sulla costa rocciosa e frastagliata che lascia ogni tanto spazio a spiagge incredibilmente luminose. Si cammina nella natura per tratti piuttosto impervi e si arriva al secondo faro, quello di Roncudo

Più avanti s’incontra il Porto di Corme, dove c’è un borgo che merita una visita. Proseguendo fino alla foce del fiume Allons, si trova una zona di dune desertiche dove l’acqua del fiume s’incontra e si riversa nell’oceano, offrendo uno spettacolo naturalistico molto suggestivo. Percorrendo le dune si passa sul Ponteceso Malecon, un molo naturale che separa il fiume dai terreni agricoli. A Ponteceso finisce la seconda tappa.

La terza tappa inizia con un percorso che costeggia la laguna di Ponteceso, di grande importanza ornitologica. Da qui, ci si inoltra internamente, nei boschi galiziani ricchi di alberi di alloro, eucalipti, pini marittimi, castagni, querce.

Ci sono anche piante aromatiche selvatiche fra cui rosmarino e menta e si incontrano zone coltivate con alberi da frutto e mais: un trionfo della vegetazione. La tappa finisce a Laxo, famosa per la sua spiaggia detta dei cristalli e la trasparenza del mare. La cittadina merita una visita così come il suo faro.

Nella quarta tappa si raggiungono le spiagge più belle ed estese della Galizia: playa di Soesto e la playa de Traba, che sono considerate oggetto d’interesse, dal progetto Dominio Pubblico Marino e Terrestre, per le loro dune costiere e l’ecosistema marino. Si prosegue lungo un tratto dove le rocce modellate dal vento e dall’acqua assumono forme fantasiose, una tartaruga, un rospo, un ippopotamo e si arriva ad Arou e alla sua deliziosa spiaggia.

Il quinto giorno si riparte da lì e si percorre il tratto più tenebroso del Cammino dei fari: la Costa della morte che nelle mattine piovose, mostra in modo ancora più evidente la sua impervietà. la Costa della Morte è così chiamata per le sue scogliere frastagliate e gli isolotti così vicini alla terra ferma da rendere la navigazione particolarmente ostica e drammatica. Qui un oceano di silenzio è interrotto solo dal grido dei gabbiani che cacciano facilmente in queste acque limpide e calme. 

Quando smette di piovere, il sole squarcia il cielo e davanti appaiono lingue di terra che per centinaia di metri si allungano, prima più grandi e poi man mano più piatte e meno visibili. Viste dalla terraferma, sembrano dei ponti che finiscono nell’oceano, ma per chi va per mare nascondono molte insidie

Dopo questo tratto, si arriva a Capo Vilan e al suo bellissimo faro, guida per tutti i naviganti che passano da qui. Si può visitare l’interno, ma in questo periodo, purtroppo, non è accessibile per lavori di ristrutturazioni.

La tappa si conclude a Camarinas, dove si può alloggiare per la notte nella zona del porto ed osservare il rientro delle barche dei pescatori. La sesta tappa prosegue tutto intorno alla laguna di O Arino, famosa per la pesca dei molluschi, un’attività svolta prevalentemente da donne. Il lavoro fatto in modo artigianale, quindi completamente sostenibile per l’ambiente, si basa soltanto sulla manualità e sull’impiego dei rastrelli.

Percorrendo poi la lunga strada che porta verso i paesini più interni, si ha la possibilità di conoscere la Galizia meno turistica e con un patrimonio storico interessante. Infatti, ci si imbatte ovunque nelle caratteristiche costruzioni a forma di capanna poggiate su dei pilastri, completamente in pietra e tutte decorate con croci sulla loro facciata.

Sono gli horrèos, granai per i contadini o ripostigli per gli attrezzi dei pescatori. Venivano costruiti sollevati da terra per difendersi dai roditori. Sono costruzioni antichissime e alcune fonti storiche descrivono gli horrèos come risalenti a diversi secoli avanti Cristo. A Rio do porto, invece, c’è un bel ponte del 1200, mentre nella vicina Cereixo si può ammirare la torre seicentesca e un mulino ad acqua. 

La sesta tappa prosegue inizialmente lungo le spiagge di Leis che si estendono fino a Muxia, dove c’è il sesto faro del cammino e una bellissima cattedrale sul mare. L’interno è ricchissimo e ha la particolarità di avere i modellini di tutte le navi più famose affondate di fronte alla costa della Galizia.

Il settimo giorno si parte dal faro di Muxia e si scala il monte Cachelmo da dove si gode una vista spettacolare di tutta la Costa da Morte.

Su questa costa si trova il faro di Tourinan, il più a occidente, che dista 5200 km da New York. Capo Tourinan è il luogo, infatti, dove due volte l’anno il sole tramonta più tardi che in tutta l’Europa continentale. Qui vengono ricordati i molti galiziani che, abbandonando la terra natia, partirono verso le Americhe con la speranza di una vita migliore.

Si prosegue fino ad arrivare a Santo Estevo de Lires, dove c’è la foce del Rio de Lires, una zona ornitologicamente molto importante. Si passa un ponte sul fiume, che al tramonto fa da specchio al cielo e agli alberi, creando un effetto magico.

Ci si appresta a fare l’ultima tappa fino a Finisterra con l’emozione e la soddisfazione tipica di chi sta per arrivare alla meta del cammino. Ogni viaggiatore è felice di essere vicino alla conclusione di una impresa e allo stesso tempo è malinconico per la fine di un’avventura.

Percorrendo un tratto di dieci chilometri, si arriva alla bellissima playa do Rostro, lunga più di due chilometri, e dopo pochi chilometri si raggiunge il faro di Finisterre che insieme alla Torre d’Ercole sono le costruzioni più iconiche della Costa da Morte.

Il faro della suggestiva e vivace cittadina, è meta di moltissimi viaggiatori e pellegrini che prolungano il Cammino di Santiago de Compostela per venire a bruciare i loro vestiti e a fare il bagno nell’oceano, come rito di purificazione.

Finisterre è un paese molto emblematico fin dall’antichità, e il nome deriva dall’espressione latina finis terrae, cioè confine della terra. Per i Romani rappresentava il luogo là dove finisce il mondo, il confine oltre il quale iniziava l’ignoto e il pericolo.

A ogni cammino, come quello dei fari in Galizia, è possibile attribuire un significato e un valore simbolico, così interpretabili: i viaggiatori  durante il cammino sperimentano fisicamente e mentalmente una molteplicità di emozioni e di sensazioni (di un ciclo) e chiudono un cerchio di esperienze in un tempo determinato (le tappe di ogni cammino); ciò solitamente porta a una rigenerazione e una trasformazione del modo di osservare il mondo, per cui poi diventa possibile intraprendere con occhi nuovi e una mente più aperta un nuovo ciclo di esperienze in continuità con il passato.

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