A distanza di ventitre anni tornano le Galline in fuga. Nel 2000 scappavano da un piccolo allevamento britannico capitanate da Gaia, evasione riuscita grazie a un intraprendente gallo nordamericano, Rocky. Avevano infatti capito che, a fine produzione di uova, sarebbero diventate pasticci di carne per la signora Tweedy, l’allevatrice che già allora, era

“stufa marcia di ricavare minuscoli profitti”.

Così il nuovo film d’animazione, migrato dal grande al piccolo schermo di casa, firmato sempre dalla Aardam, Galline in fuga. L’alba dei nugget ritrae l’allevatrice in un ben più grande e remunerativo impianto intensivo.

Impianto intensivo colorato e giocoso, per il benessere delle galline?

Questa volta però colorato e giocoso per non mettere paura alle malcapitate, ammantato da tutto ciò che serve – positiva perla di satira – per garantire il benessere animale e farle così produrre di più.

La piccola Molly con la sua amica Frizzle, si fanno ammaliare dai giochi e dalle luci dell’allevamento super moderno per poi farle esclamare

“già non è divertente come sembrava dal poster”

In questo quarto di secolo fra l’uscita delle due pellicole, l’allevamento avicolo ha visto sì aumentare gli animali non più tenuti in gabbia ma anche – a differenza degli altri comparti di produzioni animali – ha sancito l’aumento complessivo degli animali utilizzati e uccisi, solo per rimanere in Italia, quasi 600 milioni l’anno con 12 miliardi e 200 milioni di uova prodotte.

Sulle radici della zootecnia e la sua evoluzione, il recentissimo libro di Benedetta Piazzesi Del governo degli animali. Allevamento e biopolitica è un ottimo strumento di conoscenza e riflessione per non fermarsi ai luoghi comuni sul tema. Dall’animale-macchina, come scrive l’autrice che è ricercatrice al Centre de recherches dell’Ecole des hautes etudes en sciences sociales di Parigi, alla resistenza animale

“ammessa dagli stessi allevatori e teorici della domesticazione”.

Che i film di Galline fuga, applauditi da un pubblico ben più ampio di quello rappresentato dai vegani, siano quindi di buon auspicio per passare dagli schermi alla realtà.

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