Dopo 25 anni di attività, dopo aver accompagnato diverse generazioni di figli della notte tra i suoni metallici dell’elettronica, il Goa Club chiude i battenti.

Sono giorni tristi sia per coloro che lo hanno messo al mondo e accompagnato, come racconta Giancarlino, artista poliedrico e padre fondatore del progetto, sia per coloro che fra quelle mura scure e insonorizzate hanno vissuto tanti momenti di libertà, estasi e danze.

Se si cerca una situazione underground nella scena della movida romana il primo pensiero va proprio a quel locale in Via Libetta 13. Locale di dimensioni modeste, dalle tinte dark, incastonato in un angolo di Ostiense, dietro ai Mercati Generali. Un locale che senza smanie esibizionistiche, appare un po’ come uno scrigno, che non capisci cosa contiene finché non lo apri. Personalmente devo dire che, aperto una volta, quasi non lo si vuole più richiudere.

Poco prima che il Coronavirus imperversasse, il Goa stava andando forte. Alcune delle ultime serate a cui ho avuto modo di partecipare le ricordo proprio con gli occhi a cuore, come i dj set dei Mathame e dei Mind Against (entrambi della label Afterlife). Purtroppo però, come tante attività negli ambiti più disparati, anche il Goa è stato giustiziato dalla pandemia. Un susseguirsi di stagioni a serrande abbassate e senza introiti ha reso inevitabile restituire le chiavi dello scrigno e chiudere i battenti di quella pesante porta nera.
Ma come si dice…dove si chiude una porta, spesso, si apre un portone.

Per quanto tutti noi ballerini della notte, affezionati e fedeli a quello spazio magico, un pezzo di cuore ce lo lasceremo, non bisogna disperare, perché non verremo abbandonati. Pare che all’orizzonte ci sia già un nuovo Goa Club 2.0. Non si sa dove verrà spostato, ma un paio di location sono state già prese in considerazione.

Il nuovo progetto guarda all’integrazione di più forme d’arte in uno stesso spazio, sulla scia del concetto alla base dell’Hotel Butterfly, dove durante l’estate la squad Goa Ultrabeat sposta le proprie sonorità unendole ad esibizioni di arte e moda. La novità stavolta sarà nel creare anche spazi adibiti a laboratori, esposizioni e studi di registrazione.

La linea di base del Goa Club futuro sarà in continuità con quella tradizionale ma arricchita: resta il fuggire il mainstream, i privé e la roba da VIP, mettendo il riflettore sempre sulla musica. Resta l’anima underground e si premia l’iniziativa, i giovani, la musica che balli, quella che balli davvero, senza telefoni, senza guardarsi intorno, standoci dentro anima e core come si suol dire.

Ci saranno le ultime serate del giovedì in cui si vedranno suonare alcune delle colonne portanti del Goa Ultrabeat, come Adiel, Gnmr, Marcolino e lo stesso Giancarlino. Il weekend invece lo spazio sarà lasciato ai dj di Rebel Rebel, Touch The Wood e Nozoo.

Un pezzo di storia del clubbing underground romano se ne va, ma uno degli insegnamenti che questo periodo storico ha inevitabilmente impartito è proprio quello di sfruttare le difficoltà per trasformarle in opportunità e sono sicura che è esattamente quel che verrà fatto in questo caso.

Il Goa muta, non finisce. Restiamo tutti in un’attesa fremente di quel che sarà il Goa 2.0.

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