Incenso e mirra, le gommoresine sacre che curano la mente e il corpo
Incenso e mirra, gommoresine dalle proprietà oggi scientificamente provate delle quali possiamo facilmente godere attraverso l'aromaterapia.
Incenso e mirra, gommoresine dalle proprietà oggi scientificamente provate delle quali possiamo facilmente godere attraverso l'aromaterapia.
«Tutti gli esseri viventi, comunque, traggono origine da altri;
l’unico a nascere riproducendosi da sé è un uccello
che gli Assiri chiamano fenice. Non di erbe o di frumento vive,
ma di lacrime d’incenso e stille d’amomo,
e quando giunge a cinque secoli di vita,
se ne va in cima a una tremula palma e con gli artigli,
col suo becco immacolato si costruisce un nido tra il fogliame.
E non appena sul fondo ha steso foglie di cassia, spighe
di nardo fragrante, cannella sminuzzata e bionda mirra,
vi si adagia e conclude la sua vita fra gli aromi.
Allora, si dice, dal corpo paterno rinasce un piccolo
di fenice, che è destinato a vivere altrettanti anni.
E quando l’età gli ha dato le forze per reggere alla fatica,
libera i rami sulla cima della pianta dal peso del nido,
religiosamente prende con sé la culla, sepolcro del padre,
e, giunto sull’alito dell’aria alla città di Iperione,
davanti alle porte sacre del suo tempio la posa. »
[Ovidio, Metamorfosi, 15, 391 ‒ 407]
Da poco è passata l’epifania e tutti noi sappiamo che insieme all’oro, i re Magi portarono in dono a Gesù, incenso e mirra, rimedi dalle proprietà straordinarie, assai note ai nostri antenati e proprio per queste eccezionali proprietà, degni di essere regalati al Re dei re.
Le gommoresine aromatiche vegetali legate al mito antichissimo della Fenice, per l’uccello mitologico sono sia nutrimento, sia sostanze utilizzate per la realizzazione del nido in cui spirare tra le fiamme e dalle ceneri rinascere. Ci si perde alla ricerca del loro primo utilizzo nell’antichità, tanto sono state da sempre impiegate in riti sacri ed in attività medicamentose, soprattutto, per purificare luoghi e persone, in senso sia fisico sia spirituale.
Da oriente ad occidente, sono stati gli aromi con cui onorare il divino, essenze con il pregio di favorire nella persona, la concentrazione nonché la percezione del mistico. Insieme ad altri olii profumati costituivano il Kyphi, miscela utilizzata dai faraoni e dai sacerdoti, nell’imbalsamazione. Sempre presenti nei rituali sacri e molto utilizzati come farmaco e profumo, di loro si parla già nel Papyro di Ebres, del 2800 a.C. così come nei Veda, i testi sacri indiani del XX secolo a.C. ed ancora, nell’antico testo di medicina tradizionale cinese “Libro di medicina interna dell’imperatore giallo”, risalente alla stessa epoca.
Entrambi, rimedi vegetali, costituiscono l’essudato della corteccia degli arbusti dai quali provengono, appartenenti alla stessa famiglia botanica, quella delle Burseraceae.
L’incenso è una gommoresina aromatica prodotta dalla Boswelia carterii, originaria delle regioni subtropicali dell’Africa, dell’Arabia saudita, dell’India e della Cina, definita anche Frakeincense, incenso franco, vero, proprio per distinguerlo da altre gommoresine come la mirra.
Il suo utilizzo nei riti funebri a partire dagli Egizi e poi successivamente in tutte le altre civiltà e tradizioni, lo legano indissolubilmente al misticismo, in accordo con il mito della Fenice, attribuendo ad esso la capacità di fare da ponte tra cielo e terra, tra corpo e spirito, promuovendo l’avvicinamento dell’essere umano al divino.
Nell’antichità erano ben note le sue proprietà terapeutiche e veniva utilizzato nel trattamento delle affezioni di tipo infiammatorio, polmonari, cutanee, ma anche per rafforzare il sistema immunitario. Attualmente sono tanti gli studi scientifici che comprovano tali proprietà, da ricondurre alla forte presenza in questa oleoresina, di saponine, acidi triterpenici con particolare riferimento agli acidi beta-boswellici, dall’importante azione anti-infiammatoria, in grado di inibire la lipossigenasi, enzima che stimola la produzione di leucotrieni (molecole lipidiche che contribuiscono ai processi infiammatori) determinando una riduzione di concentrazione di questi ultimi nel sangue, e riducendo di conseguenza lo stato infiammatorio, al pari di prodotti di sintesi come i fans, ma senza gli effetti collaterali di questi ultimi. Gli acidi boswellici regolano altresì la produzione di citochine infiammatorie ed esplicano un’azione anti ossidante per inibizione dei radicali liberi.
Questo controllo dei processi infiammatori, insieme alla loro capacità di promuovere la produzione di linfociti da parte dell’organismo, conferisce agli acidi boswellici una importante azione immunomodulante, con il conseguente controllo di quei processi pro-infiammatori, primi responsabili di patologie croniche e degenerative.
Sono tantissime le attività terapeutiche ufficialmente riconosciute oltre a quella anti-infiammatoria, ovvero quella anti-artritica, anti-reumatica, anti-asmatica, anti-batterica, anti-cancerosa ed analgesica.
Per quel che riguarda le proprietà antitumorali, queste sono dovute in particolar modo, all’acido acetil-11-cheto-beta-boswellico (AKBA). Gli studi più recenti su questo acido, ne hanno dimostrano le proprietà inibenti la proliferazione di cellule tumorali oltre alla capacità di indurre l’apoptosi delle stesse, con conseguente soppressione di metastasi, soprattutto nel caso di cancro del colon e della prostata.
Troviamo diverse forme in commercio di estratto di boswellia e quindi di incenso, da solo in estratto secco o come componente di nutraceutici, in tintura madre, resina essiccata ed olio essenziale.
L’utilizzo dell’olio essenziale in aromaterapia è una pratica che permette di sfruttare la maggior parte delle sue proprietà, pur richiedendo cautela, (da evitare in gravidanza, allattamento e nei bambini), come del resto l’uso degli oli essenziali in genere.
La pratica più semplice è quella dell’inalazione dell’aroma per mezzo di un diffusore per ambienti. Bastano poche gocce diluite in acqua per sfruttarne lo straordinario effetto calmante, rilassante, antidepressivo, e facilitatore della concentrazione, nonché di espettorante ed antisettico.
Diluito al 20% in olio vegetale, può essere utilizzato per massaggi, soprattutto in caso di dolori articolare e muscolari.
Anche la mirra come già detto è una oleogommoresina aromatica, trasudata dall’albero di Commiphora myrrha presente in Somalia, Etiopia, Sudan e Penisola Arabica.
In antichità come l’incenso veniva utilizzata per l’imbalsamazione, bruciata negli ambienti per le sue proprietà antisettiche, apprezzata soprattutto per il suo aroma balsamico.
I Greci la utilizzavano per speziare i vini, e tanti sono i riferimenti nei trattati medici raccolti nel Corpus Hippocraticus, dove se ne consiglia l’uso per curare emorroidi, ulcere e piaghe, oltre che come collutorio gengivale.
Ancora oggi, nel Nord Africa viene utilizzato come masticatorio in caso di tosse, mentre nel mondo arabo, è comune l’uso come antinfiammatorio, antipiretico, carminativo della tosse, e valido rimedio per le turbe gastriche.
Lo Z-guggulsterone, steroideo isolato dall’olio essenziale estratto da resina, è il principale rimedio nella medicina Ayuveda, come stimolante della funzione tiroidea. Le attività terapeutiche di questo gommoresina vegetale sono da attribuirsi prevalentemente alla componente dei terpeni, in particolar modo i sesquiterpeni, molecole che hanno dimostrato avere azione neuroprotettiva nonché di contrastare le alterazioni delle funzioni cerebrali nell’alzheimer.
Attualmente a questa resina, vengono riconosciute diverse proprietà come quella di scavenger dei radicali liberi (antiossidante) ed una spiccata azione antipiretica, ipoglicemizzante e protettiva delle ulcere gastriche, nonché di antitumorale ed antivirale.
Inoltre, in uno studio condotto da ricercatori dell’Addis Ababa University, è stato confermato che grazie alla sua azione antibatterica promuove la guarigione delle ferite, la cicatrizzazione e rigenerazione della cute, stesso motivo per cui è molto utilizzato per la preparazione di dermocosmetici.
Si può trovare l’estratto di questa resina in forma fluida, tintura madre, resina essiccata ed olio essenziale.
Non ha controindicazioni, tranne nei soggetti che mal tollerano il guggulsterone e in soggetti con problematiche epatiche o gastriche. Anche l’olio essenziale di mirra si presta ad un semplice utilizzo in diffusore anche se come per l’incenso va evitato l’uso in gravidanza, allattamento e nei bambini.
L’aroma di mirra, intenso tanto quanto quello dell’incenso, potrà essere utilizzato da solo o in associazione a quest’ultimo, sempre per favorire la meditazione avendo anch’esso una forte valenza purificante, a livello fisico ma anche e soprattutto a livello mentale.
Sul piano etereo è considerata l’essenza adatta a dissolvere la confusione, guarire le ferite psichiche e scioglie le rigidità.
Infine incenso e mirra, sempre in un diffusore, potranno essere utilizzati per la purificazione degli spazi condivisi, da soli o in associazione ad altri olii essenziali con simili caratteristiche, soprattutto in questo periodo di pandemia.