La morte del deejay Claudio Coccoluto nel 2021 ha lasciato un vuoto incolmabile non soltanto in tutti quelli che lo conoscevano e che amano clubbing e musica elettronica: allo stesso tempo ha lasciato una serie di insegnamenti e di messaggi che tutti quanti noi dobbiamo fare in modo non soltanto non vadano dispersi, ma vadano diffusi ed amplificati il più possibile.

Ben venga in questo senso la recentissima ristampa di Io, Dj, il libro scritto da Claudio Coccoluto insieme al critico musicale e saggista Pierfrancesco Pacoda, uscito in origine nel 2008 – ed ormai fuori catalogo – con Einaudi e che adesso viene riproposto da Baldini&Castoldi: una ristampa ampiamente rivista, arricchita da un inedito inserto fotografico e curata dal figlio di Claudio Coccoluto, Gianmaria.

Una ristampa che mette un punto fermo nell’inquadramento e nella definizione di clubbing e della scena dance, che non smettono mai di mutare, di affascinare, di sedurre ed emozionare: un libro che aiuta una volta di più a capire perché il dj sia diventato la rockstar del terzo millennio, come altre biografie di Avicii, Carl Cox, Laurent Garnier e Nakadia ci rammentano e che abbiamo descritto in un nostro precedente articoli.  

“Io, Dj ha un andamento ondulatorio, passa da un tema all’altro senza un apparente filo conduttore che non sia il bisogno di conversare, di restituire la bellezza e anche la profondità di un mondo che i grandi mezzi di comunicazione affrontavano, allora, solo come emergenza, senza mai svelarne il potere realmente seduttivo: l’essere, il club, una seconda famiglia per tantissimi ragazzi, a volte più autentica di quella originale – si legge nella prefazione di Pierfrancesco Pacoda di “Io, Dj” – Claudio ha sempre sostenuto che il club sia stato l’epicentro di una piccola, ma molto significativa rivoluzione sociale, quella che è stata definita club culture, che ha fatto delle ‘discoteche’, il luogo dell’esaltazione, dell’integrazione, delle diversità. Uno spazio che non ha mai tenuto in considerazione il genere, sia quello legato all’identità sessuale sia al colore della pelle”.

Tutto questo perché – in fondo – il mondo non è altro che “una gigantesca pista da ballo”,come magistralmente ci ricorda il sottotitolo di “Io, Dj”. E come Claudio Coccoluto non mancava mai di ricordarci, dentro e fuori dalla console.

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