La tratta dei minori: il lato oscuro dell’umanità
Save the Children ha presentato la XIV edizione del rapporto "Piccoli schiavi invisibili", vittime di tratta nel sistema di protezione
Save the Children ha presentato la XIV edizione del rapporto "Piccoli schiavi invisibili", vittime di tratta nel sistema di protezione
Il 30 luglio, in occasione della Giornata Internazionale contro la Tratta di Esseri Umani, Save the Children Italia ci consegna il suo rapporto annuale Piccoli Schiavi Invisibili.
Siamo alla XIV edizione e, come ogni anno, ci troviamo di fronte a un panorama desolante, capace di mettere i brividi per la sua crudele precisione nel descrivere la condizione di migliaia di minori, intrappolati nelle maglie della tratta e dello sfruttamento. Un documento inquietante che restituisce voce alle vittime minorenni, un fenomeno vergognoso che persiste a livello internazionale, europeo e nazionale.
I numeri parlano chiaro: la tratta di esseri umani è una delle industrie criminali più redditizie al mondo, seconda solo al traffico di droga. Secondo i dati dell’ONU, ogni anno milioni di persone, tra cui un gran numero di bambini e adolescenti, vengono trafficate attraverso i confini internazionali per essere sfruttate sessualmente, costrette a lavorare in condizioni disumane o obbligate a mendicare.
In Europa, la situazione non è meno allarmante. Nonostante le leggi severe e le politiche di contrasto, la tratta di minori continua a essere un problema diffuso. La migrazione forzata, la povertà estrema e la mancanza di opportunità nei Paesi d’origine sono tra le principali cause che spingono migliaia di famiglie a consegnare i propri figli nelle mani di trafficanti senza scrupoli, nella speranza di un futuro migliore che raramente si realizza.
Ciò a cui stiamo assistendo oggi viene definita schiavitù moderna, un termine che dovrebbe appartenere al passato e invece caratterizza tragicamente il presente. Come mostra il rapporto Global Estimates of Modern Slavery, questa forma di prigionia si manifesta principalmente in due modalità: il lavoro e il matrimonio forzato. Situazioni di sfruttamento estreme in cui le persone coinvolte non possono rifiutarsi a causa di minacce, violenza, coercizione, inganno o abuso di potere.
Nel mondo le vittime sono quasi 50 milioni. Tra loro, oltre 12 milioni sono minorenni, una cifra spaventosa che non accenna a diminuire, anzi, è in continua crescita. Il lavoro forzato è una delle manifestazioni più visibili e crudeli di questa realtà. Milioni di persone, spesso provenienti dalle aree più povere del mondo, vengono costrette a lavorare in condizioni disumane, senza alcun diritto, per un salario misero o inesistente. Costoro sono vittime di un sistema che li sfrutta senza pietà, in settori come l’agricoltura, l’industria manifatturiera e il lavoro domestico. I trafficanti e gli sfruttatori utilizzano la minaccia e la violenza per mantenere il controllo, facendo leva sulla disperazione e sulla vulnerabilità delle loro vittime.
Ma c’è un’altra forma di schiavitù, forse meno visibile ma altrettanto devastante: il matrimonio forzato. Milioni di ragazze, spesso poco più che bambine, costrette a sposarsi contro la loro volontà, vittime di una tradizione arcaica che le vede come mera merce di scambio, privandole di ogni diritto e dignità, condannandole a una vita di sottomissione e sofferenza.
Sono 9 milioni i minorenni vittime di questo abominio. L’Asia Orientale detiene il triste primato di questa pratica medievale, con oltre due terzi dei casi stimati a livello globale. In questa regione, il matrimonio forzato è spesso visto come una soluzione per alleviare la condizione economica delle famiglie. I bambini, specialmente le bambine, vengono trattati come merci, privati della possibilità di scegliere il proprio futuro e costretti a vivere in condizioni spesso atroci. Anche in Africa, il fenomeno è diffuso e radicato in pratiche culturali e sociali che vedono le ragazze come un costo o come strumenti per consolidare alleanze familiari, lasciando milioni di bambini senza speranza di salvezza.
L’Europa non è da meno. Nel vecchio Continente, tra il 2017 e il 2021, sono state circa 29.000 le vittime di tratta per sfruttamento sessuale e lavorativo registrate nel database del Counter Trafficking Data Collaborative. Promesse di una vita migliore, opportunità di lavoro o semplicemente la speranza di sfuggire a una situazione di povertà estrema vengono utilizzate per manipolare e intrappolare le vittime. Questo controllo si trasforma rapidamente in minacce e inganni, mantenendo i minori in uno stato di costante paura e sottomissione.
E veniamo all’Italia. Nel nostro Paese, il sistema di protezione anti-tratta fa quel che può, ma si trova costantemente sotto pressione. Le case di accoglienza per minori non accompagnati sono spesso sovraffollate e sottodimensionate, e il personale, per quanto dedicato, non può fare miracoli. Questi piccoli schiavi invisibili rappresentano la “punta dell’iceberg” di un fenomeno sommerso, ampio e diffuso.
Il Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani 2022-2025 rappresenta un passo fondamentale per combattere questo crimine. È essenziale attuare e aggiornare le azioni del piano che, sebbene ben intenzionato, ha bisogno di una revisione radicale e di un potenziamento delle misure per essere veramente efficace.
Le procedure di referral per l’identificazione dei minori vittime di tratta devono essere messe in atto con rigore e precisione, sin dal loro arrivo nei luoghi di frontiera, nei casi di rintraccio sul territorio nazionale e durante le fasi di prima e seconda accoglienza.
Questo approccio è cruciale per garantire un accesso rapido a servizi di protezione e per offrire un accompagnamento multidimensionale (sociale, sanitario, legale, educativo, ecc.) che risponda in maniera puntuale ai bisogni specifici dei minori stranieri, in particolare i minori non accompagnati. Non possiamo più permetterci di perdere tempo prezioso. È inaccettabile che in un Paese che si definisce civile, i minori vittime di tratta debbano continuare a soffrire in silenzio, senza la protezione e l’assistenza che meritano.