La data dell’eruzione del Vesuvio che distrusse Pompei nel 79 d.C. è stata da sempre oggetto di dibattito tra storici e archeologi. Cercandola su Internet, quella più accreditata sembra essere il 24 ottobre del 79 d.C., eppure recenti studi dimostrano che questa data in realtà non ha alcuna base documentale.

Pompei: le origini di una città leggendaria

La storia di Pompei risale al IX secolo a.C. quando era ancora un piccolo insediamento sulla riva del fiume Sarno nel Golfo di Napoli. Oggi simbolo di una delle tragedie più drammatiche della storia antica, grazie alla sua posizione strategica Pompei diventò un importante crocevia commerciale, nonché centro culturale in cui convivevano Greci, Etruschi e Sanniti. Nell’89 a.C. viene poi conquistata dai Romani, i quali costruiranno qui le loro residenze di lusso, le domus. Vennero innalzati templi, anfiteatri, terme ed altri edifici tutti minuziosamente decorati con preziosi affreschi i quali, secondo August Mau sono distinguibili in quattro stili: stile strutturale, stile architettonico, stile ornamentale e stile dell’illusionismo prospettico.

Affresco in stile architettonico (secondo stile) in una domus pompeiana – I secolo a.C.

Il terremoto del 62 d.C. e l’eruzione del 79 d.C.

È il 5 febbraio del 62 d.C. quando un violento terremoto di magnitudo 6 della scala Mercalli colpisce Pompei e le città di Ercolano e Stabia. Si tratta di un evento violentissimo che, come ci testimoniano anche gli scavi archeologici, provocò crolli a numerose strutture, ancora in fase di ristrutturazione quando avvenne l’eruzione nel 79. Testimonianze del terremoto ci giungono persino da Lucio Anneco Seneca che nel sesto libro delle Naturales quaestiones, dedicato proprio agli eventi sismici, ne parla in questo modo:

Ho appreso, ottimo Lucilio, che Pompei, l’affollata città della Campania situata là dove si congiungono da una parte le coste di Sorrento e di Stabia, dall’altra quelle di Ercolano e cingono con un golfo ameno il mare che dal largo lì si ritrae, è crollata in seguito a un terremoto che ha causato danni in tutta la zona circostante… e ha devastato con ingenti rovine la Campania, mai al sicuro da una simile calamità, ma finora incolume, se pure tante volte attraversata da paura.

Negli anni seguenti le scosse si intensificarono, fino al 79 d.C. quando l’eruzione del Vesuvio avrebbe trasformato Pompei in una città eterna. Sepolta sotto circa 6 metri di ceneri e lapilli, Pompei manterrà intatti i suoi dipinti, i mosaici, il cibo e i resti delle oltre mille vittime, rinvenute nel corso degli scavi che si svolsero nell’800 grazie alla tecnica dei calchi ideata dall’archeologo Giuseppe Fiorelli.

I calchi di Pompei

I calchi di Pompei sono una delle scoperte più straordinarie e toccanti emerse durante gli scavi archeologici, offrendo un’opportunità unica per fare un viaggio indietro nel tempo. In particolare, i calchi sono il risultato di una serie di eventi legati all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., che ha avuto diverse fasi. La prima fase ha visto la caduta di lapilli e pomici, seguita da una pioggia di cenere e infine dai flussi piroclastici, anche conosciuti come “nubi ardenti“. Gli strati di materiale vulcanico accumulati nelle diverse fasi dell’eruzione hanno sepolto la città, preservando non solo gli edifici, ma anche le impronte lasciate dai corpi e dagli oggetti, che sono stati distrutti o decomposti nel corso dei secoli.

Nella fase di scavo, gli archeologi, nel momento in cui incontrano delle cavità nella cenere indurita, versano una miscela di gesso e acqua che, una volta solidificata, riproduce perfettamente la forma del corpo o dell’oggetto che le aveva occupate. Il gesso prende così la forma esatta della vittima, in alcuni casi addirittura conservando i dettagli più minuziosi, come le pieghe dei vestiti o la forma degli oggetti metallici e dei gioielli indossati dai pompeiani durante la loro fuga. Il calco diventa così una vera e propria testimonianza vivente di quei tragici istanti in cui il tempo sembrava essersi fermato, mostrando i gesti disperati delle persone, le loro espressioni e le loro ultime azioni prima della morte.

Pompei: nuove ipotesi sulla data dell’eruzione

Cercando su internet la data in cui avvenne l’eruzione del 79 d.C. tra i primi risultati compare il 24 ottobre. Ma da quanto emerge dal nuovo studio pubblicato sull’E-Journal degli Scavi, che indaga i cambiamenti climatici e le pratiche agricole nel mondo antico, ad oggi pare non ci siano elementi sufficienti per scartare, come invece si è fatto in passato, la data del 24 agosto, indicata anche da Plinio il Giovane, come possibile giorno in cui avvenne l’eruzione che distrusse la città di Pompei.

Tra gli autori della ricerca, incentrata sulla durabilità delle iscrizioni a carboncino, c’è anche Gabriel Zuchtriegel, direttore degli scavi archeologici di Pompei, il quale dichiara che:

Non possiamo al momento escludere che l’eruzione sia avvenuta il 24 agosto, come scrisse Plinio, e occorre domandarsi cosa questo potrebbe significare.

Aggiungendo che:

Forse abbiamo sottovalutato la tradizione letteraria, che in realtà non è così confusionaria come si è spesso creduto, mentre potremmo aver sopravvalutato la stabilità del clima e dei cicli agricoli: in realtà il clima è cambiato anche nel passato, seppure con ritmi più lenti, e Pompei offre un’occasione unica per studiare un ecosistema fortemente condizionato dalla presenza umana già 2000 fa. La biodiversità e la varietà di pratiche, coltivazioni e tradizioni locali va ben oltre il quadro, necessariamente schematico, che offrono gli autori antichi che si sono occupati di agricoltura. Comunque, il nostro non vuole essere un punto finale, ma un contributo per continuare la discussione e aprire nuove prospettive.

Pompei tra arte, cinema e letteratura

Un evento che è entrato indubbiamente nella storia, ispirando innumerevoli opere artistiche, letterarie e cinematografiche. Per quanto riguarda la produzione artistica, il pittore russo Karl Brjullov tra il 1827 e il 1833 realizzò L’ultimo giorno di Pompei. Prima di lui, nel 1827, anche il compositore italiano Giovanni Pacini scrisse un melodramma in due atti in merito all’accaduto.

L’ultimo giorno di Pompei – Karl Brjullov, Museo russo di San Pietroburgo

Più recentemente, nel 2014, è stato realizzato anche un film, Pompei, che vede come protagonisti Kit Harington ed Emily Browning, di cui consiglio la visione.

Persino i calchi delle vittime sono state oggetto d’ispirazione per poeti, come Primo Levi che scrisse la poesia La bambina di Pompei. Ma per gli appassionati, consiglio soprattutto la visione del documentario Stanotte a Pompei di Alberto Angela, disponibile su RaiPlay.

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