Sono passati 27 anni da quando uscì Prima dell’alba, che oggi è considerato un cult del cinema indipendente nonché capostipite di una trilogia, denominata Before/Prima di…, del regista statunitense Richard Linklater, cosceneggiata dai due meravigliosi protagonisti, Ethan Hawke e Julie Delpy.

Avevo poco più di 19 anni quando vidi questo film per la prima volta, rimanendone affascinata come da un piccolo bocciolo, che sta spuntando lentamente.

Prima dell’alba è, come è stato detto varie volte, il ritratto di una generazione, la Generazione X – anche la mia – chiamata anche Generazione invisibile perché alla ricerca, ancora adesso, di una sua identità.

Parla della Generazione X/Invisibile anche Douglas Coupland in un suo famoso libro.

Siamo i figli dei sessantottini e dei boomer, ce lo spiegano bene Celine (Julie Delpy) e Jesse (Ethan Hawke), sessantottini e boomer che lottarono tanto per la libertà e per il femminismo, finendo, involontariamente, per diventare vittime essi stessi di un sistema che usa le parole e le immagini per imprigionare le menti e i cuori.

Celine ad un certo punto sbotta dicendo:

“Mio padre stava sempre lì, a convertire le mie stravaganti ambizioni in situazioni pratiche, fabbrica soldi e sicure. Volevo fare la scrittrice? La giornalista. Volevo aprire un rifugio di gatti randagi? La veterinaria!”

Non è facile essere genitori e non è facile essere figli.

Siamo una generazione di mezzo, che cerca una sua identità perché forse ne ha diverse, perché non vuole essere inscatolata in qualcosa, vuole essere solo ascoltata.

Jesse racconta di essere nato da un rapporto non voluto, i suoi nemmeno si amano troppo, così lui cerca di vivere per guastare la grande festa dei suoi ed è, in parte, imprigionato anche lui in quello che deve essere un uomo, lo rivela a cuore aperto:

“Se sono totalmente onesto con me stesso, credo che preferirei morire sapendo che sono stato bravissimo in qualcosa e che ho raggiunto la vetta in qualche modo, invece di aver avuto soltanto un bel rapporto d’amore. Non posso farci nulla. Io devo vincere!“.

Dobbiamo vincere, dobbiamo essere i migliori nel nostro campo, qualunque esso sia. E magari non è nemmeno il nostro. Magari dobbiamo seguire qualcosa: le idee dei genitori su di noi, le mode del momento e guai se vuoi essere altro.

Siamo stanchi della guerra dei sessi, vogliamo avere un amico, un partner, un collega, con cui sfidarci e chiacchierare, senza barriere e senza pregiudizi:

“Mi sento come il generale di un esercito quando comincio ad uscire con un ragazzo: progetto la mia strategia, le mie manovre, individuo i suoi punti deboli, cosa potrebbe ferirlo, sedurlo. È una cosa orribile.” 

Orribile perché non puoi apparire come sei, devi fingere sempre e comunque.

Devi seguire il lavoro alla moda, devi vestirti alla moda, devi apparire la donna super seducente e l’uomo super marcho.

Siamo la generazione che ama ascoltare il mondo e la natura, un clavicembalo, un’arpa o la musica rock.

Siamo la generazione che adorava la pace in cui era immersa fino a poco tempo fa e ha una paura folle di veder crollare tutto con questa dannata guerra, l’ennesima, dove gli innocenti muoiono e i potenti non fanno mai nulla.

Siamo la generazione che ama follemente viaggiare, e come Celine e Jesse, si perde ascoltando Come Here di Kath Bloom, facendosi ammaliare dalla Vienna al tramonto e da quella fumosa, notturna e misteriosa.

Siamo la generazione che ama la poesia e la letteratura e può andare alla conferenza della scrittrice non convenzionale eppure famosa, perdendosi nei suoi sogni. 

E dopo fermarsi ad ascoltare il poeta di strada, come Celine e Jesse, che racconta:

“Illusione ad occhi aperti. Ciglia di limousine. 
Oh, piccola, con la tua splendida faccia, versa una lacrima nel mio bicchiere. 
Guarda quei grandi occhi. Vedi cosa significhi per me. 
Gelati e frullati. Sono un angelo dell’illusione. 
Sono una parata di fantasie. Voglio che tu sappia cosa penso. 
Non voglio che tiri più a indovinare. 
Tu non hai idea da dove io provengo. Noi non abbiamo idea di dove andiamo. 
Alloggiati nella vita come rami nel fiume che scorrono a valle catturati dalla corrente. 
Io porto te. Tu porti me. Potrebbe essere. Non so perché. 
Non mi conosci? Non mi conosci, ormai?”

Forse infine vogliamo conoscere davvero com’è il mondo. Perché Celine e Jesse di Prima dell’alba sono stranieri a Vienna e si incontrano e si capiscono anche per questo.

Viaggiate, sognate, amate. Anche attraverso questo piccolo adorabile e indimenticabile film.

Lo si può acquistare/noleggiare sulle varie piattaforme streaming.

Oppure si può comprare il cofanetto dell’intera trilogia Before/Prima di…, cliccando qui.

Prima dell’alba di Linklater venne presentato in anteprima nel febbraio 1995 al Festival di Berlino dello stesso anno, dove vinse l’Orso d’Argento per il miglior regista.

Curiosità: Ethan Hawke e Julie Delpy non compaiono come co-sceneggiatori di Prima dell’alba perché per stessa ammissione di Linklater:  “non avrebbero ottenuto finanziamenti”, e Julie Delpy, nel raccontarlo a Creative Screenwriting, rivelò anche: “Io e Ethan abbiamo praticamente riscritto tutto. C’era una sceneggiatura originale, ma non era molto romantica: che ci crediate o no, era solo un mucchio di chiacchiere, senza romanticismo”.

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