Rileggiamo “Gravità zero” di Joe Jackson e ridiamo voce a un artista immortale
Affascinante sperimentatore di atmosfere, Joe Jackson è uno degli artisti più originali della sua generazione. Un libro per riscoprirlo.
Affascinante sperimentatore di atmosfere, Joe Jackson è uno degli artisti più originali della sua generazione. Un libro per riscoprirlo.
Posso darvi un consiglio? Posso suggerirvi di ascoltare un’artista? Bene, quando avete un po’ di tempo libero, dedicatelo a Joe Jackson.
Joe Jackson è un uomo di mezza età, ha pochi capelli, e non è un rocker. Non lo è da molto tempo, da quando, alla metà degli anni Ottanta, decise che la mezza età era un fatto spirituale, che il rock era morto e che la musica fuori dai generi era molto più interessante e ricca.
Joe Jackson è, oltretutto, un grande musicista, eccellente autore di canzoni, volenteroso esploratore del mondo dei suoni, affascinante sperimentatore di atmosfere. Ondivago, non molto disponibile a concedersi ai media e alle mode, Joe Jackson ha attraversato fasi diverse della sua carriera, iniziata in pieno punk ed approdata oggi, quarant’anni dopo, ad una straordinaria maturità.
Jackson è stato negli anni Ottanta uno dei più grandi autori della musica inglese, accanto a Elvis Costello, passando dal rock al reggae, dalla musica latina al jive, fino ad approdare ad una canzone che, tenendo conto della tradizione dei grandi autori della canzone americana, rinnovava in maniera perfetta lo stile del suo songwriting.
Alcuni dei suoi dischi sono memorabili, i primi due album d’impianto rock, Look sharp e I’ m a man, quello più reggae Beat crazy, quello jazz Jumpin’ jive, quello più latino Body and soul, il suo capolavoro Night and day, così come la colonna sonora di Tucker, Symphony n.1, Afterlife.
Altri album sono meno compatti, completi, ma testimoniano l’instancabile volontà di Jackson di restare fuori dal coro, di fare musica in maniera originale e solitaria, passionale e indiscutibile. Estroverso ed intelligente, Jackson ha dalla sua due importanti qualità, una vocalità agile e personale e un amore per la musica che gli ha concesso di potersi muovere con sicurezza in situazioni musicali differenti.
Come ha scritto nel suo libro Gravità zero. Un viaggio nella musica, la musica lo ha salvato evitando di farlo diventare
“uno di quei tristi bastardi che vedi perdere tempo davanti a un pub verso l’ora di chiusura, mentre cerca una rissa“,
e al tempo stesso lo ha portato ad essere uno degli artisti più originali della sua generazione, a seguire solo il suo istinto, anche a costo di restare fuori dalle classifiche e dai grandi circuiti. Ma a lui, ovviamente, non importa.