Non è facile recensire il cinquantesimo film di un mostro sacro come Woody Allen rimanendo obiettivi. È un po’ come quando hai il frigo vuoto ma resisti aspettando il pranzo della domenica a casa di nonna, e poi lei ti serve la pasta scotta. Che fai, ti convinci che sia solo una svista o metti in dubbio l’unica certezza della tua vita, ossia che tua nonna è la cuoca migliore del mondo? 

Fanny e Jean sono una coppia a cui non manca nulla. Belli, ricchi e professionalmente realizzati, Fanny è un’appassionata d’arte e lavora in una prestigiosa casa d’aste, Jean è un esperto di alta finanza amante della caccia. Sposati da qualche anno, vivono nel loro splendido appartamento nel cuore di Parigi circondati da amici facoltosi, camerieri e autisti. Un quadretto idilliaco che ha tutta l’aria di durare per sempre, o perlomeno fin quando Fanny non incontrerà (per caso) Alain, un suo ex compagno di liceo oggi scrittore, che mischierà le carte nella vita della coppia.

Trailer

Una sensazione di sconforto si attacca addosso a partire dai primi fotogrammi. La magia delle strade di Parigi fa da sfondo come già successo in diversi suoi precedenti (da Midnight in Paris a Magic in the Moonlight), ma questa volta Woody ci presenta due protagonisti tagliati con l’accetta: Fanny (Lou de Laâge) è un’intelligente e bellissima donna dall’animo umanista che qualche anno prima, a una festa, è finita tra le grinfie di Jean (Melvil Poupaud), un seducente finanziere che ha un misterioso scheletro nell’armadio. Con poche mosse, Jean l’ha portata dalla pista da ballo all’altare a suon di brillanti e collane d’oro, e sembra quasi che la nostra protagonista non sappia bene il motivo per cui abbia detto a un uomo così distante da lei. Un quesito che effettivamente rimane irrisolto anche allo spettatore, che per tutta la durata del film non può far altro che detestare Jean con tutte le sue forze, uomo tanto spiacevole quanto pericoloso che sfoggia Fanny come una donna trofeo, capace solo di dirle che è bellissima.

Woody Allen, il tentativo ambizioso di costruire un personaggio

È chiara l’ambizione dell’autore di costruire un personaggio maschile contemporaneo, che incarni la pericolosa gelosia e possessività che porta certi uomini a compiere gli atti violenti che troppo spesso leggiamo nelle pagine di cronaca dei nostri giornali. Purtroppo però, di tutto questo non rimane che un tentativo ambizioso, a tratti maldestro, un personaggio costruito con la riga e con la squadra e pieno di cliché, di cui non si comprende la psicologia profonda e che ci fa sentire la mancanza del guizzo geniale del Woody che ben conosciamo e amiamo. 

Poi, tra le strade di Parigi, d’improvviso Fanny incontra Alain (Niels Schneider), un suo ex compagno di liceo che casca dal cielo come per miracolo. Alain è uno scrittore americano che vive nella più romantica delle mansarde parigine, dove passa le giornate a scrivere (a penna!) il manoscritto del suo ultimo libro… dettaglio che al giorno d’oggi lo posiziona in bilico sul labile confine tra l’uomo d’altri tempi e l’uomo fuori dal tempo. Diciamo che lo salviamo un po’ per amore di Woody un po’ perché ormai detestiamo talmente tanto Jean che, tra i due cliché, preferiamo di gran lunga il romantico Alain. Comunque, Alain ai tempi del liceo aveva una cotta per Fanny che in pochi istanti torna a galla, rendendolo perdutamente innamorato e disposto a tutto per lei, dal momento in cui la incontra fino a quando non uscirà di scena a circa metà film. 

Ora, lungi da me fare spoiler, ma sarebbe impossibile e parziale una recensione che non menzioni il fatto che Alain esce di scena in maniera brutale, semplicistica, con una facilità non degna della drammaturgia a cui Woody ci ha abituato, in cui i colpi di testa sì ci sono, ma sempre credibili e giustificati da un umorismo più che intelligente. Purtroppo, questa volta, la pasta è scotta e nonna non se n’è accorta. 

Così, la storia d’amore si trasforma in una detection, sempre accompagnata dalle scelte cromatiche della fotografia di Vittorio Storaro (capace di esaltare il calore dell’autunno parigino tanto quanto le sfumature mistery) e dalle note di una magistrale musica jazz, che sembra il vero fulcro dell’attenzione del nostro regista.  

Le relazioni d’amore e la fortuna

In Coup de Chance, Woody Allen torna a parlare dei due dei temi che gli stanno più a cuore: le fitte trame delle relazioni d’amore e la fortuna. Impossibile non pensare a Match Point, il capolavoro in cui l’assoluta casualità umana è trattata con genialità e originalità, e che purtroppo rende la sfida impari. Anche in questo lungometraggio che ha tutte le sembianze di un addio, la gelosia, la passione e i tradimenti continuano a stuzzicare la fantasia di un cineasta che ha fatto la storia, e che ancora una volta ci ribadisce che siamo tutti vittime dell’inconfutabile volontà del caso.

Il finale, quindi, è sempre lo stesso: la fortuna muove le carte della nostra vita che, di per sé, non è altro che una lotteria a cui tutti noi giochiamo a partire dal giorno esatto in cui siamo nati. E per questa brillante intuizione che continui a regalarci, Woody, non possiamo che ringraziarti. 

Fuori concorso a Venezia 80, Coup de Chance è distribuito da Lucky Red ed è nelle sale italiane a partire da mercoledì 6 dicembre.

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