Meglio dei due orribili film, peggio della serie originaria: And Just Like That, sequel della storica Sex and the City, ha scatenato critiche feroci. Non vi dirò tutti i motivi per cui lo spettatore prova quel penoso imbarazzo che in inglese si chiama cringe (anche se in fondo qualcuno lo elenco).

Ora che anche la decima puntata è andata in onda, vi dirò invece perché vale comunque la pena guardarla, ecco, a 18 anni di distanza dall’ultimo episodio in cui Carrie felicemente si accasava con Mr. Big.

Nostalgia

Banale: manca Samantha (Kim Cattrall) ma ci sono le altre tre, Carrie (Sarah Jessica Parker, of course) Miranda (Cynthia Nixon) e Charlotte, (Kristin Davis) nella loro nuova incarnazione 55enne, oltre a diversi comprimari a cui ci eravamo affezionati.

Manhattan

In epoca di Covid, rivedere Manhattan fa sempre bene (almeno a me; sebbene in questa serie la città sia meno protagonista che un tempo).

I vestiti

Le nostre tre, a 55 anni, non sono più semplicemente benestanti; sono disgustosamente ricche, loro e gran parte delle loro nuove amiche, fra appartamenti da sogno, gioielli, limousine, autisti, accessori. E vestiti. Carrie, si sa, ha sempre avuto una insana passione per scarpe altissime e alta moda eccentrica (è il tipo di donna che esce con aplomb a prendere il caffè indossando una gonna di tulle tipo secondo atto di Giselle, impresa ardua anche nell’impassibile Manhattan). In questa serie però non solo lei ma tutte le donne in circolazione – inclusa Miranda che un tempo si aggirava in tailleur pantalone e magliette – sono senza fallo agghindate come se fossero pronte per salire in passerella. Per chi ama il genere, è divertente.

L’appartamento

Dopo aver girovagato fra varie residenze di lusso, Carrie si acquartiera nel suo vecchio appartamento in un edificio brownstone, la classica arenaria di New York. In realtà il set sembra cambiato – l’appartamento sembra più grande di un tempo – ma è l’unica casa ancora vagamente newyorchese e anche qui gioca l’effetto nostalgia.

E infine l’inimitabile magnetica Che

Ecco, questo è il vero motivo per cui non potete perdervi And Just Like That. Che, abbreviazione di Cheryl Diaz, nella serie è unə comicə, attivista LGBTQI+ e animatə da un podcast sessualmente liberato a cui Carrie partecipa settimanalmente. Che Diaz nella vita è Sara Ramirez: già nota come Callie Torres in Grey’s Anatomy, qui in un personaggio che – come lei nella vita reale – si dichiara non-binary e si identifica nei pronomi they/them. A Sara Ramirez, alla sua personalità magnetica dobbiamo i momenti di gran lunga migliori di questo sequel, e i pochi brividi erotici interessanti. Imperdibile  (Ah, il suo ruolo: nella serie travolge Miranda, già tramutata da avvocata in carriera a signora in crisi di identità, e peraltro consente finalmente a Cynthia Nixon di far l’amore con una donna sullo schermo).

Cringe cringe cringe

Quindi, da vedere, sì, ma armandosi di indulgenza per i molti momenti di imbarazzo puro lungo i dieci episodi. And Just Like That si è liberata di Samantha prima ancora di cominciare (Kim Cattrall non era disponibile) spedendola a Londra, anche se lascia aperta la porta a un futuro rientro; manda all’altro mondo il Big di Chris Noth (peraltro poi nella realtà accusato di molestie), e rimedia goffamente all’assenza imprevista di Stanford, l’amico di Carrie (l’attore Willie Garson è morto davvero, durante le riprese) esiliandolo in Giappone e facendogli chiedere il divorzio in absentia dal marito Anthony Marantino (l’attore Mario Cantone); povero Garson.

E ancora, fra tutti i nuovi amici che appaiono sullo schermo, a parte Che Diaz (che non è ricca), non ce ne è uno con cui avrei voglia di andare a cena, tantomeno di fare amicizia sul serio: bellissimi, grondanti soldi, insopportabili.

Aggiungiamo che ogni personaggio arriva con il suo pacchetto annesso di minoranza (ispanici, indiani, gay, neri, o come nel caso di Charlotte con figlia che si sente fluid), un campionario di politically correct, che andrebbe benissimo se non fosse didascalico.

La domanda che tutti si fanno è se vedremo anche una seconda stagione di questo revival; tutto sommato, speriamo di no. L’occasione c’era, e grossa: parlare seriamente di donne over 50. Invece qui si parla di donne che riescono a innamorarsi e avere vite piene non grazie all’età e all’esperienza – ma nonostante siano oltre la menopausa. Fingendo di essere il più giovani possibile.

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