17 ottobre Giornata Internazionale per l’eliminazione della povertà: la Caritas segnala un allarme storico
Giornata Internazionale per l'eliminazione della povertà. Rapporto Caritas: in Italia 5,6 milioni in povertà assoluta

Giornata Internazionale per l'eliminazione della povertà. Rapporto Caritas: in Italia 5,6 milioni in povertà assoluta
La Giornata Internazionale per l’eliminazione della povertà, istituita nel 1987 dal predicatore Joseph Wresinski e ufficializzata dalle Nazioni Unite nel 1993, è un’occasione per riflettere collettivamente su un problema che, nonostante i progressi tecnologici e materiali, affligge quotidianamente miliardi di persone.
Le sue parole oggi suonano più forti che mai:
“ovunque ci siano uomini condannati a vivere nella miseria, i diritti umani sono violati”.
In una società che si dichiara moderna e orientata al progresso, ci troviamo sorprendentemente a fronteggiare una povertà che assume molteplici forme e sfumature.
Anche il cosiddetto ricco Occidente, infatti, è oggi alle prese con un disagio che non riguarda unicamente il reddito, ma anche l’accesso alle occasioni di sviluppo e realizzazione personale. Come rilevato dall’ultimo dossier della Caritas, infatti, negli ultimi anni l’Italia ha conosciuto un impoverimento significativo, arrivando a livelli senza precedenti. L’organizzazione, da sempre dedita all’assistenza delle persone più fragili, ha lanciato un serio allarme sulla questione, definendo l’attuale situazione come tra le più critiche nella storia recente del Paese.
L’ultimo dossier della Caritas dipinge un quadro preoccupante: circa 5,6 milioni di italian* vivono in condizioni di povertà assoluta, evidenziando una crescente fragilità del tessuto sociale ed economico, con un impatto particolarmente grave su famiglie con bambin* e anziani.
Secondo le opinioni degli esperti, la povertà in Italia è causata da numerosi fattori. La stagnazione economica, insieme a politiche di welfare carenti, ha generato una frattura profonda tra chi riesce a vivere dignitosamente e chi, invece, fatica a sopravvivere. Nello specifico, l’insicurezza lavorativa, soprattutto tra i giovani e le famiglie monoreddito, costituisce una delle principali ragioni di questo declino sociale.
Gli impedimenti ad accedere a risorse primarie quali cibo, casa e istruzione, inoltre, attiva una spirale perversa che immobilizza le persone nelle loro condizioni, incentivando l’emarginazione e l’esclusione. Le conseguenze sono devastanti: ansia, depressione e un senso incessante di impotenza che annullano qualsiasi speranza.
Sorprendentemente, sono i bambin* più piccoli, di età compresa tra 0 e 3 anni, a essere maggiormente colpiti dalla povertà assoluta, con un tasso del 14,7%. Questo dato, rispetto al 9,8% generale, non solo è inquietante, ma evidenzia una crisi sociale ed economica che si sta radicando nelle fondamenta stesse del nostro sistema. Più di un bambin* su sette, infatti, è immers* in condizioni di totale indigenza.
Ma non sono solo i numeri a raccontare la crisi che stringe in una morsa le famiglie italiane, ma le storie, i sacrifici e le rinunce quotidiane. Una crisi che si insinua nelle case e si palesa ogni volta che i genitori devono fare i conti con le spese per i beni di prima necessità e i servizi essenziali per i propri figl*. Gli ultimi dati dipingono un quadro agghiacciante: il 58,5% degli assistiti fatica a comprare pannolini per i propri figl*, il 52,3% non riesce ad acquistare vestiti e un impressionante 40,8% ha difficoltà a mettere in tavola latte in polvere per neonat*.
Numeri che smentiscono l’immagine di un Paese moderno e avanzato, mettendo in luce una realtà in cui la povertà è presente non solo nell’economia, ma anche nella sanità.
Quando si parla di famiglie italiane, si fa riferimento anche a genitori che non possono permettersi visite pediatriche specialistiche a causa delle tariffe inaccessibili del settore privato (40,3%).
Senza dimenticare i medicinali e gli ausili medici per bambin*, indispensabili in caso di disabilità o disturbi del linguaggio, che rappresentano un costo insormontabile per il 38,3% delle famiglie. L’assistenza sanitaria dovrebbe essere un diritto inviolabile, ma che tipo di Paese è il nostro se persino i più piccol* non possono accedere alle cure di cui hanno bisogno?
L’instabilità economica non incide solo sui beni essenziali, ma scalfisce anche i diritti fondamentali di famiglie e bambin*. Il 38,2% delle famiglie si trova obbligato a rinunciare a momenti di svago per i propri figl*, come la semplice celebrazione di un compleanno. Perfino l’acquisto di giocattoli (37,2%) o la copertura dei costi per asili nido e spazi baby (38,6%) è diventato un lusso irraggiungibile. Le spese per il baby-sitting, infatti, costituiscono un lusso che il 32,4% delle famiglie non può permettersi.
Questo dramma incide pesantemente anche sul lavoro. Come si può cercare un impiego se non c’è nessuno a cui affidare i propri figl*? Il 64,6% degli intervistati ammette di dover rinunciare a opportunità lavorative e formative proprio per questo motivo. E non sorprende che siano le donne a pagare il prezzo più alto: il 69,5% di loro non riesce a lavorare per l’assenza di un sostegno.
Ancora una volta, il carico delle responsabilità familiari grava esclusivamente sulle madri, relegandole in una condizione che le priva di ogni possibilità di ottenere una piena emancipazione economica e sociale.
Non solo i più piccol*. Nel 2023, le Caritas diocesane e parrocchiali hanno assistito 35.875 anziani, corrispondenti al 13,4% del totale degli utenti. Un dato che non solo fa riflettere, ma scuote le coscienze di un Paese che sembra aver dimenticato i suoi cittadin* più fragili.
Nel giro di pochi anni, il numero di anziani che si affidano alla Caritas è aumentato notevolmente: dal 7,7% del 2015 si è arrivati a superare il 13% nel 2023. Un dato che diventa ancora più allarmante se consideriamo che un anziano su cinque (il 20,5%) presenta fragilità sanitarie. Questo indica che non solo queste persone affrontano difficoltà economiche, ma spesso devono anche gestire problemi di salute che aggravano ulteriormente la loro qualità di vita.
Anziani sol* e in difficoltà, che devono ricorrere a richieste di sostegno per beni fondamentali come alimenti, vestiti o contributi per le spese domestiche, incluse bollette e affitti. Non hanno nessuno che si preoccupi di loro. E così, l’unica speranza rimane la Caritas.