Il nostro blogger amante dei libri Gioacchino De Chirico ci racconta un romanzo di Daniele Mencarelli, già autore di Tutto chiede salvezza. Fame d’Aria si muove nella stessa direzione, perché indaga una condizione di fragilità umana: quella di un ragazzo autistico ma anche quella, speculare, di suo padre.

“Fame d’aria”, la trama

Un padre che deve accudirlo anche nelle cose quotidiane più semplici, mentre lo porta con sé a bordo di un’auto sgangherata – se fosse un film sarebbe un road movie – verso una destinazione ignota, e a volte perde il controllo e si lascia sopraffare dalla fatica, dalla disperazione, perfino dalla rabbia nei confronti di quel figlio completamente inerme che dipende da lui anche per mangiare e defecare. Non è un padre-eroe ma semplicemente un padre, un essere umano; per questo i due personaggi in qualche modo dialogano, al di là del binomio salute-malattia e debolezza-forza in cui, anche nella vita reale, siamo tentati di incasellare le persone.

Un racconto doloroso, che non fa concessioni al pietismo o alla retorica, e anche per questo è potente. Perché viviamo in una società che la fragilità non l’accetta più: se non performi sei un peso morto, un3 che intralcia la corsa quotidiana dei normali. Anche il bullismo a scuola che prende di mira chi è visto come debole e/o divers3, non è che una declinazione drammaticamente precoce di questa falsa coscienza.

Un libro che “insegna a vivere”

Per questo secondo Gioacchino questo libro insegna a vivere e il suo autore ha compiuto un gesto fortemente politico, tanto più perché ha scelto di parlare al maschile di temi come la fragilità e la cura che la nostra cultura associa alle donne. Ma non c’è niente di poco virile nell’essere caregiver; semmai nella solitudine in cui queste persone sono lasciate, nel continuo declino dei servizi pubblici di assistenza, c’è molto di poco civile, e su questo dovremmo riflettere.

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