E’ un bel po’ che non scrivo qui su ReWriters. Avrei troppe cose da mettere in fila. Meglio rinunciare e farvi semplicemente, semplicemente si fa per dire, una sorta di cronaca di un po’ di musica nuova che ho ascoltato in questi giorni.

Vi avverto, sarà una cronaca po’ confusa. E’ un periodo strano, per me. Mi confondo spesso. Ovviamente, ogni canzone è seguita da una sorta di commento sul brano, sulla situazione o sul tempo che passa. Perché se la musica resta, il tempo passa sempre. Non si ferma mai, maledetto lui. Ma andiamo con ordine, con il primo pezzo, sennò già mi confondo prima di iniziare il post / articoletto.

“Lorenzo, ma Ariete è un ragazzo o una ragazza?”, dice mia moglie

“Mamma, ma che dici? E’ una ragazza, è quella che sentiamo sempre io e il babbo”, risponde spazientita mia figlia, 12 anni a giugno.
Nella mia famiglia ognuno ha le sue passioni musicali, ma almeno una mette insieme almeno me e mia figlia. A giugno ce ne andremo a sentire Ariete live a Bergamo. Qui trovate i suoi concerti, ma presto altre date verranno fissate.
Mi sa che sarò il più vecchio della platea, ma visto che fino a qualche tempo fa lavoravo in discoteca, sono abituato ad avere un’immagine di me piuttosto sfasata. A 49 anni mi sento ovviamente almeno un trentenne. Almeno. Andiamo avanti che il tempo corre sempre.

Ho ascoltato stamattina questa nuova canzone di Caparezza per la seconda volta

Ma in realtà era la prima, visto che ieri il volume in cuffia era troppo basso. Non avevo subito capito che cantava l’artista pugliese. Stavo, ovviamente, correndo. E come succede sempre quando un pezzo lo capisco e mi prende, cado. Stavo pure per farmi male al sedere.

Tutto Exuvia è un gran bel disco, piacevole negli arrangiamenti e sempre coraggioso, ma questo pezzo, La certa è un inno a non perdere tempo con programmi e pensieri. Bisogna fare, ovviamente. L’alternativa è diventare come Salgari o Leopardi, splendidi scribacchini incapaci a vivere. Caparezza li cita perché, come noi ReWriters, forse il mondo lo capisce solo scrivendolo. Che strani che siamo. Oppure no? Scrivere o correre, in fondo, sono faccende molto più facili che vivere.

Oltre a Caparezza, mentre correvo, ho ascoltato anche questo pezzo di quel geniaccio di Enzo Carella

Certo, non è nuovo, ma Carella è sempre nuovo. E’ più nuovo lui di ogni disco trap uscito negli ultimi tre mesi. Il primo accordo di chitarra è partito quando ho visto due falchi che volteggiavano (siamo abbastanza amici, loro ed io, ci si vede spesso). Il mio sguardo si perdeva quasi fino agli Appennini (ed ero sulle PreAlpi, mica a Bologna o a Firenze), ed è partita Contatto. Sono quei momenti che sembrano da film e la musica, più che semplice colonna sonora, fa viaggiare il cervello.

Magari sono viaggi un po’ confusi, come le mie righe qui. Ho pensato e penso ancora in questo istante, mentre scrivo, che la vita dovrebbe essere come ogni singola canzone di Enzo Carella. Dannatamente bella, easy, pop, sexy (sempre sexy) e mai banale. Mai volgare, mai trash. Sempre nuova. E invece… E invece, quante maledette complicazioni. Ci si attacca, come falchi, a questi benedetti momenti. E alla musica, che è perfetta, è eterna. E non serve mai a niente, maledetta lei. A niente.

Il 21 maggio esce “Feelings“, l’album di Meri

E’ la cantautrice italo inglese che sto cercando di promuovere al meglio con la mia piccola ma combattiva agenzia. Non mi sembra di fare abbastanza, nonostante tanti buoni risultati e tanti amici che mi mandano gli screenshot di telefoni e autoradio. Non capita spesso, fatevelo dire da chi promuove musica bella o brutta dal 1996. Gli artisti piccoli non li ascolta nessuno. Manco gli amici. Tutti o quasi amiamo la musica quando c’è da condividerla. Ma è un errore. La musica basta da sé. Quella bella, ovviamente.

La musica di Meri è pop, è facile, è fatta per durare. Solo una come Meri, che ha dentro di sé quella cosa piccola chiamata poesia poteva raccontare un one night stand così, con “Tonight” che ascoltate e vedete qui sopra. Sapete perché so che questo pezzo parla di sesso con solo un pizzico amore e non di uno di quegli amori che durano una vita? Perché me l’ha detto Meri. Se ci si limita ad ascoltare la canzone si vola. E pure parecchio alto.

Ed ecco il gran finale di questa insensata o perfetta (fate voi) carrellata di musica

Chiudiamo con un storico pezzo dei New Order uscito da poco in versione live. Il cantante credo sia più vecchio di me e pure di qualche anno, ma ha la voce di un ragazzino. Perché? E’ ovvio. Non fa finta di esserlo, un ragazzino. E’ un signore d’una certa età che canta l’eternità, come tutti gli artisti dovrebbero fare. L’elettronica dei New Order è eterna, ovviamente. Che non vada particolarmente di moda in questi splendidi anni ’20 non è mica un problema su cui soffermarsi.

Ci si legge presto, spero. Sennò ci si sente dove tutto è perfetto, i falchi volano e le note pure.

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