Fotografa e giornalista ungherese-olandese (quasi sconosciuta al grande pubblico), Eva Besnyő è stata un rappresentante distintiva della modernità, la cui carriera ha rappresentato un esempio di come una donna di talento potesse vivere senza vincoli di convenzione. Nel ventennio 1920/1940 girò l’Europa alla ricerca di una libertà sia civile che artistica.

Eva Besnyő nacque nell’aprile del 1910 in una famiglia ebrea, benestante e liberale di Budapest, in Ungheria. Non volle seguire il percorso di studi superiori delle sorelle, furono invece il dono di suo padre – una Rolleiflex – e il suggerimento dello zio a dare ad Eva Besnyő la spinta per entrare nello studio del fotografo lungimirante József Pécsi.

Lo studio di Pécsi fu un importante luogo di ritrovo per gli studenti di arte e fotografia e per i futuri artisti visivi degli anni 1920 e 1930, tra cui l’amico d’infanzia di Eva Besnyő, l’allora sconosciuto Robert Capa.

A differenza di molti suoi compatrioti, Éva Besnyö all’età di 20 anni scelse di trasferirsi a Berlino anziché a Parigi. Venne attirata dal fermento culturale che si stava sviluppando sotto la Repubblica di Weimer e in particolare alla scuola d’arte Bauhaus, dove le teorie della Nuova Visione sperimentale del connazionale Laslo Moholy-Nagy (pittore, scultore, fotografo e scrittore d’arte) si stavano affermando insieme all’innovativo costruttivismo russo (che vedeva l’arte come pratica diretta verso scopi sociali).

Eva Besnyő, oltre all’interesse per l’arte, aveva anche un senso politico molto sviluppato motivo per cui – nell’autunno del 1932 – decise di lasciare Berlino (e i connessi rischi per il crescente antisemitismo) e trasferirsi ad Amsterdam, dove entrò subito a far parte di quella schiera di artisti che ruotavano intorno alla figura della pittrice Charley Toorop (dedita a sviluppare lo stile pittorico del realismo sociale).

Da lì in poi la carriera di Eva Besnyö subì una rapida metamorfosi. Le sue immagini di quel tempo includono molte delle fotografie iconiche su temi sociali. Il suo lavoro divenne sempre più politico, ma si consolidò anche la sua reputazione come fotografa di architettura secondo l’idea di Nuova costruzione funzionalista, ovvero di edifici creati dando priorità all’utilità funzionale anziché all’estetica.

Eva Besnyő scoprì il potenziale della fotografia non solo come mezzo per raggiungere la libertà, ma anche per ottenere l’indipendenza finanziaria, cosa che le permise di scegliere il proprio stile di vita e di esplorare tutti i diversi terreni che la fotografia stava aprendo ai suoi tempi.

Purtroppo, dopo il Decreto Giornalistico del maggio 1941, Eva Besnyő non poté più pubblicare con il proprio nome a causa delle sue origini ebraiche. Le sue fotografie di quell’epoca furono pubblicate nei periodici sotto il nome di Wim Brusse.

Negli anni del dopoguerra, Eva Besnyő fu attratta da una visione del mondo plasmata dall’umanesimo; le sue fotografie divennero stilisticamente decisive per il neorealismo. Negli anni ’70 si impegnò nel movimento femminista marxista olandese chiamato Dolle Mina e partecipò, non solo come fotografa ma anche come attivista, alle performance di strada che mescolavano umorismo e provocazione in un’atmosfera giocosa.

Nel 1980 rifiutò il Ritterorden (cavalierato) che le sarebbe stato conferito dalla Regina dei Paesi Bassi. Nel 1999, a Berlino, la grand old lady della fotografia olandese ricevette il premio Dr. Erich Salomon per il lavoro svolto nella sua carriera e alla fine dello stesso anno il Museo Stedelijk allestì una mostra a lei dedicata.

Francobollo olandese del 1947. Design by Wim Brusse, basato sulla foto di 
Eva Besnyö
Ritratto di Eva Besnyö su un francobollo – Photo by Geheugen van Nederland

Nel 2021 una mostra online in corso al Museo Kassák di Budapest esplorò i punti di vista e di svolta della vita di Eva Besnyő, dai primi autoritratti e fotografie sociali in Ungheria, ai suoi anni esteticamente formativi a Berlino, fino al successo e alle prestigiose commissioni nei Paesi Bassi. Eva Besnyo: 1910-2003: Fotografin / Woman Photgrapher: Budapest. Berlin. Amsterdam è il libro che racconta il suo percorso artistico.
Eva Besnyő morirà in Olanda nel 2002.

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