Il mio recente Tour in Ungheria mi ha fatto riscoprire la musica Magiara. Ancora oggi è radicata in questo bellissimo popolo che la trattiene nello spirito. 

Ungari e magiari sono termini usati principalmente in contesto storico dai linguisti e per indicare l’etnia ungherese indipendentemente dalla cittadinanza. “Magyar” è semplicemente la parola ungherese che significa “ungherese”.

Un viaggio che vi consiglio, quello in Ungheria, naturalmente con tappa a Budapest, dove ci si può perdere tra i magnifici palazzi ottocenteschi affacciati sulle rive del Danubio che le conferiscono un fascino tipicamente mitteleuropeo.

Soprannominata la Parigi dell’Est per via del fascino decadente, come la capitale francese anche Budapest si sviluppa intorno a un fiume. È il Danubio a dividere nettamente la città nella collinare Buda, sulla riva ovest, e nella pianeggiante Pest, sul lato est. 

Da tanta bellezza è naturale che si sviluppi un fermento artistico denso e vitale che ancora oggi si respira e si può vivere.

A questo punto se volete fare un viaggio (in attesa della vostra visita ungherese) in questa passionale musica non potete non ascoltare le Danze Ungheresi di Johannes Brahms. 

Brahms e le musiche zigane

Brahms nacque da una famiglia modesta, secondo dei tre figli di Johann Jacob Brahms e Johanna Henrika Christiane Nissen sposatisi nel 1830. Aveva una sorella maggiore di nome Elisabeth detta Elise e un fratello minore di nome Fritz Friederich. Suo padre era musicista popolare e suonava diversi strumenti. Da qui sicuramente si può dedurre la vicinanza di questo compositore alla musica popolare che lo portò a comporre le Danze Ungheresi. Nella partitura originale le danze venivano qualificate come ungheresi perché in quel tempo il folclore magiaro era del tutto sconosciuto e confuso con la musica zigana che quel popolo nomade aveva diffuso. Le danze ungheresi sono infatti impregnate del ritmo e delle melodie zigane affrancate dal virtuosismo che veniva inserito ed inventato dagli esecutori. 

Solo nel XX secolo le ricerche musicali di Zoltán Kodály e Béla Bartók chiariranno l’equivoco e riporteranno alla luce le musiche ungheresi. 

Non possiamo in definitiva parlare di composizioni brahmsiane ma piuttosto di adattamenti dell’autore di musiche zigane che, eliminandone le parti virtuosistiche, ne recupera la parte ritmica e melodica originaria. 

Brahms, comunque, a testimonianza della sua onestà intellettuale, non diede mai regolare numero d’opera alle danze ungheresi, tuttavia, come indicano alcuni studiosi, dalla danza n. 11 in poi cominciano ad emergere temi originali brahmsiani a discapito dell’elemento folklorico. D’altra parte Brahms non è stato il solo a trarre spunto dal repertorio zigano: l’influenza della musica ungherese e gitana sulla musica tedesca coinvolge, per esempio, anche compositori come Josef Haydn e poi Franz Liszt che ha scritto le Rapsodie ungheresi.

La celeberrima danza n. 5 è stata utilizzata frequentemente nell’ambito della cinematografia come ad esempio nel film di Charlie Chaplin Il grande dittatore durante la scena in cui il protagonista barbiere rade un cliente a tempo di musica o nel film di Mel Brooks Dracula morto e contento, è utilizzata durante la scena del ballo tra il conte Vlad e Mina.

Il mio consiglio di oggi è di ascoltare le 21 Hungarian Dances nell’esecuzione sublime dei Wiener Philharmoniker con la direzione di Claudio Abbado, album inciso per Deutsche Grammophon. 

Lasciatevi trasportare da un’energia che potrete sentire e rivivere amplificata quando potrete visitare un Paese dove la musica e la ricerca dell’eccellenza in campo musicale hanno lunghe tradizioni. Buon viaggio nella magia della musica Magiara.

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