Non si arrestano i femminicidi nel 2024. L’ultima vittima è Sara Centelleghe, la ragazza di 18 anni che lo scorso 26 ottobre è stata uccisa a Costa Volpino, in provincia di Bergamo, con 70 colpi di forbice. Il suo è il 96esimo femminicidio dell’anno.

Delle donne che hanno perso la vita nel 2024, 77 sono state uccise in ambito familiare e, di queste, 48 hanno trovato la morte per mano dei loro partner o ex partner

Tra le donne uccise nel 2024
aumentano le over 70

Di pari passo al numero delle donne uccise nel 2024, aumenta anche l’età delle vittime: circa una donna su cinque ha più di 70 anni. Un dato scioccante, se consideriamo i lunghi periodi che hanno legato queste donne ai loro carnefici. 

Ci tengo a ricordarne alcune. Serenella Mugnai, 72 anni, malata di Alzheimer e uccisa dal marito Alessandro Sacchi, 80enne. Elisa Scavone, 65 anni, uccisa dal marito Luciano Sofia, 70 anni. Rosetta Romano, 73 anni, morta strangolata dal marito di 81 anni. Rosa D’Ascenzo, 71 anni, massacrata con calci e pugni da suo marito Giulio Camilli, 73 anni, in provincia di Roma.

La lista è molto più lunga di quella che ho riportato qui sopra. Ma rende l’idea di un fenomeno che non accenna ad arrestarsi. Un atteggiamento, quello patriarcale, che viene favorito anche e soprattutto dalla società in cui viviamo.

La violenza di genere tra i giovani

Nel 2024 la donna è ancora considerata come un mero oggetto ad uso esclusivo dell’uomo. È questo quello che ci insegnano crescendo. L’uomo è duro, forte e autoritario. La donna è fragile, ingenua e svampita. Guai ad alzare la testa, guai a farti sentire, guai a ribellarti, guai ad aprire bocca su quello che succede dentro le mura di casa. Tu, donna sei niente. Non vali niente.

Ce lo ha recentemente ricordato anche Filippo Turetta, reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023 a soli 22 anni. Lo scorso 25 ottobre, di fronte alla Corte d’Assise a Venezia, Turetta ha confessato di aver premeditato l’omicidio di Giulia, un po’ per gelosia, un po’ perché, secondo lui, Giulia era sua.

Nella mia testa avevo ipotizzato di fare questa cosa, di rapirla e poi allontanarci in macchina. Avevo pensato di rapire lei e dopo qualche tempo toglierle la vita o farle inevitabilmente del male.

Giulia quando è morta aveva la mia stessa età. E il fatto che a toglierle la vita sia stata una persona a cui voleva bene mi sconvolge. Ma mi chiedo anche se tutta questa spettacolarizzazione dei casi di cronaca nera avrà delle conseguenze sulle nuove generazioni. Continuamente bombardati da notizie di omicidi e crimini efferati, i giovani potrebbero assuefarsi di fronte a tali eventi e, in qualche misura, ricalcarli?

L’abitudine alla violenza in parte è anche facilitata dalla società in cui viviamo. Una società che normalizza questo tipo di atteggiamenti, che condanna il carnefice ma anche la vittima, in quanto considerati colpevoli in egual misura del crimine commesso. Una società feroce e crudele che non indica ai giovani un’alternativa. Persino i social, gli idoli che seguono e le canzoni che ascoltano veicolano messaggi che inneggiano alla violenza.

Ricalcando quindi gli atteggiamenti violenti e oppressivi degli adulti, anche gli adolescenti hanno cominciato a mostrare comportamenti oppressivi e ossessivi nelle loro relazioni sentimentali. Ce lo dimostrano i dati della Survey TEEN 2024 della Fondazione Libellula: quattro adolescenti su dieci credono che lo stalking non sia una forma di violenza. Per un adolescente su quattro è normale diventare aggressivi se si scopre un tradimento, per questo viene usata la geolocalizzazione: il controllo è considerato una forma d’amore. Per non parlare del fatto che un adolescente su tre pensa che

“le ragazze dicono di “no”, ma in realtà intendono “sì”.

Aumentano le iscrizioni ai corsi di difesa personale

Oltre a questo, ci sarebbe da considerare in che misura questi eventi possono influenzare anche la volontà di una donna di intraprendere nuove relazioni senza il timore che le possa accadere qualcosa.

Fa riflettere il fatto che ad oggi, nel 2024, uscire di sera per una donna è quasi impossibile: una su due ha paura a farlo. E se lo farà, deve mettere in conto che la sua vita potrebbe essere in pericolo.

Con l’aumento dei casi di femminicidio, sempre più donne hanno deciso di iscriversi a corsi di difesa personale. A Roma, per esempio, sta nascendo il progetto dell’Associazione Pamela Mastropietro che offre otto lezioni gratuite di difesa personale alle donne e alle ragazze che vogliono conoscere le tecniche base. Il metodo su cui ci si concentra è chiamato PATH, ovvero una serie di tecniche provenienti dalle arti marziali con cui una potenziale vittima di aggressione può difendersi e mettersi in salvo.

Questa idea nasce dalla memoria di mia figlia. Forse se avesse saputo difendersi sarebbe ancora qui”, racconta Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, stuprata e uccisa nel 2018.

Il lavoro che porta avanti l’Associazione è anche psicologico, in quanto lo stato d’animo e l’atteggiamento attuati in episodi di aggressione possono risultare determinanti. Le lezioni cominciano quindi analizzando il pericolo per poi adottare le tecniche più efficaci in base alla tipologia di aggressione subita.

Femminicidi e violenza di genere: specchi di una società patriarcale

I femminicidi sono solo lo specchio della società in cui viviamo, o almeno uno dei tanti specchi della violenza di genere che caratterizza il nostro Paese. Dal lavoro ai vari momenti che scandiscono la vita quotidiana, le donne subiscono sempre qualche forma di violenza.

I dati del 2024 ci dicono che in Italia il Gender Pay Gap, il divario retributivo di genere, è nuovamente aumentato: gli uomini guadagnano il 28% in più rispetto alle donne. Per non parlare di quello che quest’ultime devono subire nel caso di una possibile gravidanza. Nel Rapporto annuale dell’INPS si spiega come, prima della nascita di un figlio, la probabilità di perdere il lavoro per le donne sia simile a quella degli uomini, ma pur sempre maggiore: 8,5% per i primi e 11% per le seconde. Una percentuale che sale nell’anno della gravidanza arrivando fino al 18% per le donne e scendendo all’8% per gli uomini.

In pratica tu donna, in quanto tale, non puoi avere aspirazioni. O lavori o ti dedichi alla famiglia, non ti è concesso fare entrambe le cose. Citando la senatrice Lavinia Mennuni:

Mia madre mi diceva sempre: ricordati che qualsiasi aspirazione tu abbia, non devi mai dimenticare che la tua prima aspirazione deve essere quella di essere mamma a tua volta. Dobbiamo far diventare la maternità di nuovo cool. Dobbiamo far sì che le ragazze di 18 anni, di 20 anni vogliano sposarsi e vogliano mettere al mondo una famiglia.”

Peccato non abbia considerato che molte donne soffrono a causa della loro infertilità oppure non desiderino affatto avere una prole.

Tornando al Gender Pay Gap, lo stesso discorso vale per le pensioni. Nel 2023, la pensione media degli uomini era superiore del 35% rispetto a quella delle donne. Considerando quindi che per gli uomini il reddito da pensione in media si aggira sui 2000 euro al mese, per le donne la pensione si ferma a circa 1500 euro mensili.

La speranza è l’ultima a morire

Da giovane donna, questi dati di certo non mi consolano e mi domando che futuro mi attende. So già che dovrò faticare di più nella vita rispetto ai miei coetanei di sesso maschile per raggiungere i miei obiettivi, so già che dovrò impegnarmi di più sul posto di lavoro per ottenere i risultati a cui auspico. So già che qualsiasi cosa che vorrò fare dovrò essere di più, perché in quanto donna non sarò mai abbastanza.

Se sei vittima di violenza e/o stalking puoi contattare gratuitamente il numero 1522, attivo 24/7 per avere un supporto psicologico con operatrici specializzate. 

Denunciare è sempre la cosa giusta.

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