Un passato turbolento, una rinascita faticosa, lenta, ma possibile; MOM è molto piu di una sitcom, è un viaggio nelle pieghe invisibili della dipendenza e della guarigione e ci riguarda tanto, più di quanto ci aspettiamo

L’amore imperfetto tra madre e figlia
e sé stesse

Ci sono tante serie TV che parlando dell’idilliaco rapporto madre/figlia, ma poche hanno il coraggio di raccontare, come fa MOM, cosa succede davvero quando si è troppo fragili, troppo assenti, troppo vulnerabili, ma, nonostante ciò, si cerca di rimettersi in piedi. Le due protagoniste Christy e Bonnie, oltre ad essere madre e figlia, sono due donne che si sono fatte male da sole e a vicenda. Due ex alcolizzate, due sopravvissute, ma soprattutto due combattenti.

La cosa più vera di questa serie e che non si cerca sempre il fantomatico lieto fine, ma imparano a stare, a chiedere scusa, a ricostruire ogni giorno. Dietro alle battute da sitcom veloci, sarcastiche e queste risate di sottofondo tipiche delle sitcom, c’è il dolore e il peso di vite spezzate e ricucite mille e mille volte, tra ricadute nelle dipendenze e il peso di doversi rialzare. Bonnie ironica e sfacciata, usa l’umorismo come scudo, mentre Cristy, razionale e idealista, ha la voce rotta di chi ha sempre cercato di fare tutto giusto, ma troppo “tardi”.

Il tema della dipendenza, in MOM, non è ricorrente ma è il protagonista di queste 8 stagioni, è una ferita che pulsa sotto la pelle anche quando non si vede. Ma proprio in quel dolore, detto e non detto, tra risate di sottofondo e battutine velate, che si annida la parte più potente della serie, ovvero la possibilità della cura, la possibilità di rimettersi in gioco, di ripartire da sé stessi.

Guarire insieme: il gruppo, la vergogna,
la forza, la rabbia

Uno degli elementi più preziosi di MOM è il gruppo di recupero, degli alcolisti anonimi composto oltre che da Bonnie e Chisty da Majorie, Jil, Wendy e poi la sprizzante Tammy, quelle sedie in cerchio dove le protagoniste si spogliano, raccontando la vergogna, la solitudine, la rabbia. Li si costruisce così, una sorellanza silenziosa, basta sedersi, restare ed ascoltare. Da spettatori ci si sente presi per mano, perché chiunque, almeno una volta, ha avuto il bisogno di un posto così, dove possiamo sfogarci, dove possiamo prenderci la briga di non fingere di stare bene. In MOM non ci sono eroi, ma persone che inciampano, che vivono e convivono come da routine ormai per loro, con il dolore di vite spezzate, ma che imparano con l’ironia a riderci su, senza smettere di fare i conti con loro stesse. La salute mentale, il senso di fallimento, la paura di ricadere, tutto raccontato con leggerezza, ma che non sminuisce accoglie.  A volte è proprio una risata a permettere di sopravvivere a ciò che ci avrebbe travolto

Perchè ve la consiglio? Perché fa bene, perché ci fa sentire meno soli, perché ci ricorda che possiamo sbagliare e ricominciare. La vita non è perfetta, ma può essere vera, e ogni tanto divertente. Guadate MOM e poi chiamate vostra madre, o vostra figlia, o chiunque vi abbia insegnato che anche i legami rotti, se curati possono tornare a fare rumore e a scaldare.

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