Faceva abbastanza caldo a Torino, Elle mi chiamò perché stava andando a farsi tagliare i capelli da Guido, un barbiere sotto casa mia. La solita ottima scusa per un caffè in compagnia. Al bar di via Verdi ci sedemmo, ordinammo e invece di parlare delle nostre vite e dei nostri progetti cominciammo a discutere sull’esistenza di altre dimensioni, energie, morte, reincarnazione e Dio. Dovevano essere le 15 o giù di lì, niente alcol, niente stupefacenti, solo grande sintonia di sapere. Ci congedammo poi scambiandoci letture, tra cui questo libro di Carlos Castaneda: Gli insegnamenti di don Juan.

Un diario, più che altro. Carlos racconta del suo periodo di apprendistato sotto le mani nodose del vecchio stregone indio don Juan (che poi uno stregone indio yaqui me lo vedo chiamato con uno strano nome animalesco, Juan mai) e del suo viaggio nel meraviglioso mondo della mescalina e altri allucinogeni. Un trattato filosofico, si indaga sulla vera natura dell’Essere e sullo sguardo limitato che abbiamo su questo piano dimensionale, paletti posti dalla nostra cultura e dalla società, nonché da questa nostra religiosità scientifica che ci rende cinici e ottusi. 

Domare il peyote da soli è un’impresa ai limiti del possibile, per questo don Juan inizia il giovane Carlos a un Alleato, un amico, che lo aiuterà a raggiungere il suo obiettivo. In questo caso l’Alleato di Carlos è una pianta di Datura Inoxia, la Yerba del Diablo. Il procedimento per trovare, raccogliere, e preparare l’erba del diavolo (così come per il peyote) è molto complicata e francamente non me la ricordo bene, non vorrei far avvelenare o maledire per sempre qualche lettore. La Datura Inoxia è un alleato possessivo, violento e imprevedibile, ma conferisce all’uomo un potere straordinario. Poi c’è il Humito (che si fuma con la pipa), il Psilocybe Mexicana, al quale invece non importa dell’ordine in cui lo prepari, è un alleato tranquillo, gentile e prevedibile e conferisce l’abilità di volare in estasi e di vedere tutto. Carlos si trasforma in un corvo per volare, il modo in cui è descritta questa mutazione e qualsiasi altra visione è incredibilmente viva e terrena, vale veramente la pena leggere questo libro anche solo per vedere queste allucinazioni con il protagonista.

Poi credo che questo sia anche una specie di guida ironica su come affrontare la vita, perché se l’essere umano ha un obiettivo per raggiungerlo avrà certamente bisogno di alleati, di amici. Senza amici non si va da nessuna parte. Ma soprattutto gli amici non sono un componente secondario, vanno trattati a parità di importanza dell’obiettivo che intendiamo raggiungere, vanno coltivati, innaffiati e bisogna ballarci intorno per renderli felici come si fa con l’erba del diavolo, e allora diventeranno imprescindibili e imbattibili. Anche Castaneda durante il suo viaggio aveva più alleati, aveva gli allucinogeni nel regno della mente e aveva don Juan sulla terra.

Ovviamente anche in questo libro, che tra l’altro ci ho messo eoni a finire non tanto per la lunghezza quanto per la durezza, sono stato un po’ paraculo. Questo perché in realtà la parte delle visioni con don Juan finisce a metà libro, poi partono una serie di analisi, appendici e robe varie che ho letto in parte perché, dio mio, diventa un trattato annacquato con concetti ripetuti fino al rincoglionimento. Proprio come all’università. E infatti questo libro viene letto e studiato in molte facoltà di antropologia. Fico, interessante, bellissimo ma la seconda metà analitica mi ha fatto traballare i peyote.

Grazie alla mia amica Leticia Alejandra Castillo Casanova per la foto dei suoi bellissimi peyote.

Gli Insegnamenti di don Juan, Carlos Castaneda, Best BUR Rizzoli
Condividi: