Prologo

Allora con oggi siamo a diciannovemila
Intendo di morti nel ghetto di Gaza
Tutti chiusi e quelli intorno che stringono le fila
Come il ghetto di Varsavia, tabula rasa

Gli arabi con le moto trascinano tra i palazzi
I corpi dei traditori, in un macabro trofeo;
Invocano sangue e foia, violentano gli ostaggi,
E sognano di gettare in fondo al mare l’ebreo

Il quale, accendendo la sua bella Menorà,
Dichiara la terra sua per un editto marziano
E quindi ammazza dall’alto, spiegandoci che lo fa
Perché i suoi coinquilini non hanno niente di umano

Per misteriose simmetrie l’equazione corrente
Russia forte-Ucraìna debole (si fa per dire)
Si presenta in Palestina con la strana variante
Ebreo forte-Arabo debole, (anche qui, c’è da approfondire)

Per cui l’empatia barcolla e non sai più chi abbracciare:
Lo slavo plaude l’ebreo che bombarda il Palestìno
Mirando al fanciullo arabo e l’arabo genitore
Cerca la mano di Mosca che bersaglia l’ucraìno

Che poi l’arabo in questione combatte col figlio in braccio
Per lo sceicco ricchissimo, feroce e patriarcale:
Mentre l’ucraìno, nella foresta di ghiaccio,
Muore per la gloria di una multinazionale

E si prepara, in caso di tragica ritirata
A chiamare l’attenzione del sentimento
universale
Sulle truppe ferite, disperse, umiliate
Come il palestinese faceva dall’ospedale.

Corto circuiti formidabili, la tempesta è potente
La nave in balia dell’onde gira su se stessa
Si perde l’orientamento, nel vortice delle correnti
Il sopra diventa il sotto e la sinistra la destra

Quale poema è possibile in questo sfacelo,
In questo ribollire feroce tra tutto e niente?
Come disse quello, grande è il disordine sotto il cielo
La situazione è eccellente.

Cerchiamo dunque le tracce che vediamo in cielo e in mare
E proviamo a decifrarle per quanto ci è possibile
Cominceremo da quello che possiamo fare:
una minima cronologia, un ordine riconoscibile.

Credo che sarà opportuno prima che venga Natale
Avere un primo capitolo sulle peripezie di Zezè,
che metta in sequenza i dati dell’anno in corso, per quanto vale
L’emblematica vicenda di questo strano Ubu Re.

(Ma prima un dolente cenno ai malumori avviliti
Del paese, che desumo dai consigli commerciali:
Siamo un popolo di gente con vaginali pruriti
E non si accorge che in bagno stagnano miasmi fatali.)

Seguirà il 1 capitolo: l’anno 23, Zezè Ubu re.

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