Benessere degli animali. Homo Sapiens: un passo avanti o un passo indietro?
Gli animali hanno emozioni e intelligenza. Bisogna ripensare la convivenza fra specie diverse. Il libro "Al di là delle parole"

Gli animali hanno emozioni e intelligenza. Bisogna ripensare la convivenza fra specie diverse. Il libro "Al di là delle parole"
Correva l’anno 2007 e nel trattato TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea, Lisbona), che organizza il funzionamento dell’Unione e determina i settori, la delimitazione e le modalità d’esercizio delle sue competenze, un articolo, il numero 13, sottolinea l’importanza di garantire il benessere degli animali, riconoscendoli come esseri senzienti, capaci di provare piacere e dolore, invitando gli Stati membri a promuovere politiche responsabili verso gli animali, considerandoli non solo per l’utilità economica delle attività che li coinvolgono, ma anche in merito al loro benessere.
Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Sanità Animale (OIE), un animale gode di benessere quando è sano, in condizioni di confort, nutrito adeguatamente, sicuro, libero di esprimere il proprio comportamento naturale e non soffre di angoscia, dolore, paura o sofferenza.
Quest’articolo del trattato evidenzia come, anche sul piano legislativo, si stia comprendendo che tutti gli animali, non solo l’essere umano, sono in grado di provare emozioni e pone le prime basi di un percorso etico di riconoscimento della pari dignità nei confronti del dolore e della sofferenza.
Gli animali hanno emozioni e intelligenza: gli scienziati hanno visto scimmie che non abbandonano il corpo dei figli morti, o corvi, delfini e lontre che giocano per ore.
«Non ci chiediamo più se un cane o uno scimpanzé sentano gioia, dolore, rabbia o gelosia. Le emozioni animali esistono, e si sono evolute per essere un “collante sociale”»
sostiene Mark Bekoff, docente di ecologia alla University of Colorado (Usa), che anche alcuni animali potrebbero possedere il senso dell’umorismo o quello della meraviglia. E anche sull’intelligenza non mancano le prove: ci sono cornacchie che mettono le noci sulle strade e aspettano che le automobili le schiaccino per aprirle, scimpanzé che riescono a comunicare con gli uomini, elefanti che collaborano.
E, per gli scimpanzé, Hani Freeman del Lincoln Park Zoo di Chicago ha persino messo a punto (sulla base di studi precedenti) un modello di descrizione della personalità simile a quello dei Big Five di personalità, modello messo a punto dagli studiosi McCrae e Costa che hanno postulato cinque grandi dimensioni di personalità nell’essere umano: l’estroversione-introversione, gradevolezza/amicalità-sgradevolezza, coscienziosità-negligenza, nevroticismo-stabilità emotiva, apertura mentale-chiusura mentale, rifacendosi agli studi di Lewis Goldberg, 1993
Potremmo, dunque, credere che alcune acquisizioni e informazioni siano ormai assodate, in questo caso tutte quelle che concernono la vita e il benessere dei nostri amici animali, che il comportamento degli esseri umani sia in grado di declinarsi nel rispetto della convivenza con altre specie, che l’essere umano non si ponga in modo cieco e arrogante al di sopra di tutto il creato.
Eppure non è così. Come per altre conquiste che ci sono apparse inviolabili, il disarmo nucleare, per fare un esempio, siamo ancora qui, costretti a sentire frasi del tipo solo gli esseri umani sono senzienti, oppure la dichiarazione della deputata trentina di Fratelli D’Italia che insorge contro il divieto dell’abbattimento di un’orsa madre di due cuccioli, in Trentino, da parte del Tar e la proposta, sempre del Tar, di creare delle aree di interdizione alla popolazione, al fine di tutelare la presenza degli orsi nei territori in cui sono stati reintrodotti per volontà della stessa regione.
“Un messaggio assurdo, vergognoso e demenziale, contro le persone e contro il buon senso” dice la deputata.
E via così, frasi, intenzioni, comportamenti, leggi che sembrano sovvertire clamorosamente quanto affermato e sottoscritto nel Trattato di Lisbona, quanto dichiarato dal OIE nonché dall’articolo 9 della nostra Costituzione che tutela la biodiversità. E sembrano sentenziare l’impossibilità di una convivenza pacifica tra gli abitanti dello stesso pianeta.
Il passo cruciale è capire se oltre ad avere emozioni gli animali sono anche “coscienti” di sé. Molti ricercatori hanno raccolto diverse prove a favore della possibilità di riconoscere la coscienza negli animali, ovviamente con diversità significative tra le diverse specie. Solo per citare un esempio, sono stati presi in esame i risultati del Test dello specchio in cui gli animali sono marchiati con un segno sul corpo che non possono vedere, se non guardandosi allo specchio.
Il test è banale per noi Homo Sapiens, ma non lo è affatto per gli animali. Riconoscere che quella riflessa è la propria immagine, e non quella di un altro individuo, ha un significato importante: implica che l’animale ha coscienza di sé, che capisce di essere un individuo diverso da altri. Happy, un’elefantessa nello zoo del Bronx, a New York, ha superato il test: ha visto nello specchio una crocetta disegnata sulla sua testa e l’ha toccata con la proboscide.
Esperimento di Joshua Plotnik, Frans de Waal e Diana Reiss, nel 2006.
Lo stesso test è stato superato dagli scimpanzé, dai bonobo, dagli orangutan, dai gorilla, dagli elefanti, dai tursiopi e dalle orche. Gli esseri umani sono in grado di superarlo a partire dai 18 mesi di età in poi.
Difficile, dunque, continuare ad affermare che Homo Sapiens sia l’unico animale senziente, suona come qualcosa di insensato, possibile solo se si rimane in una posizione di “deliberata ignoranza scientifica”
Inoltre una tale affermazione contraddice quelle che, ormai, sono le più diffuse risoluzioni sia nazionali che internazionali.
Certo, bisogna ripensare la convivenza fra specie diverse, ma, a questo punto, molto dipende anche dalla nostra sensibilità democratica che, se vera, profonda e radicata non può essere esercitata solo fra e per gli umani. Il dibattito, a questo punto, è fra chi crede nella possibilità di un mondo futuro in armonia e regolato da amore, condivisione rispetto e conoscenza, e chi, invece, pensa che possa esistere un futuro rimanendo blindati in arretratezze ideologiche, categorizzazioni anacronistiche, pregiudizi ed anti scienza.
Sta a noi decidere da che parte stare ed assumere comportamenti e compiere azioni congruenti alle nostre scelte.
Alcune riflessioni sono suggerite anche dai recenti dibattiti in merito alla possibilità o meno per l’IA (intelligenza artificiale) di avere una coscienza. Per quanto sia possibile e, spesso, vantaggioso porsi interrogativi sul mondo che ci circonda, ci appare sorprendente che ci possa essere un interesse e un fronte aperto su questi temi quando si esclude una riflessione seria e responsabile su quegli esseri che ci dimostrano di avere sensibilità ed emozioni ma, soprattutto, sono in grado di connettersi con noi in modo profondo ed empatico. E, aggiungiamo, condividono con noi esseri umani lo stesso cammino evoluzionistico che ci ha portato ad essere Homo Sapiens.
Per una corretta impostazione metodologica, come ci ricorda l’etologo Roberto Marchesini, che da anni si occupa di intelligenza animale, dobbiamo però fare un piccolo passo indietro e rinunciare ad un’impostazione di antropocentrismo epistemologico. Ma come sappiamo, Homo Sapiens non ama i passi indietro. Forse per questa ragione preferisce dedicarsi alla proiezione della sua super intelligenza per non rischiare di scoprirsi più simile di quanto vorrebbe agli altri animali.
Se, invece, vogliamo approfondire la conoscenza del mondo animale e, per dirlo con le parole dell’autore, vogliamo “penetrare in un ventaglio di intelligenze, coscienze e visioni del mondo di altri animali- con cui condividiamo molti correlati neurali, a partire dal cervello antico e dalla sua tastiera emotiva– insieme familiari e aliene, contigue e alternative, vi consigliamo di leggere Carl Safina in un suo bellissimo libro Al di là delle parole.
Ringraziamo il nostro Socio, Gino Viero, per il prezioso e fondamentale contributo dato alla stesura dell’articolo.