Puoi sbagliare, non è grave! Quante volte avremmo voluto avere una gomma infallibile per cancellare errori giganti o anche tratti microscopici. Per non dover iniziare tutto di nuovo, una lettera, un disegno, un baloon di un fumetto! Tirare il fiato e pensare che non tutto è perduto, che si può rimediare. Ecco, molto di quel sospiro di sollievo nel ricucire un errore, tornare indietro ripartendo dal via, lo dobbiamo a Bette Clair McMurray, l’inventrice del bianchetto!

E’ nota in realtà con i nomi dei suoi due mariti, Nesmith Graham, ma a noi piace chiamarla con il suo vero nome, visto che il merito dell’invenzione è tutto suo.

Bette nasce in Texas, nel pieno dei ruggenti Anni Venti, con l’età del jazz e la percezione di una società che cresce a ritmo incalzante, tra consumi di massa e tecnologia, automobili, radio ed eccessi. Un mondo fortemente conservatore e proibizionista, che produce benessere ma che presto naufraga nella crisi del 1929.

Serve avere idee geniali per emergere e affermarsi. É una società che non ammette incertezza. Nell’America a cavallo tra le due guerre, Bette conduce invece una vita molto normale, lascia il liceo, sposa il fidanzato Warren Nesmith e ha un figlio. Tutto procede secondo i dettami di una vita da provincia americana, fino al divorzio.

Nel 1946 si ritrova madre single, con un bambino piccolo da mantenere e una reputazione da divorziata che non contribuisce a rafforzare la sua posizione sociale. La sua vita cambia radicalmente. Si appoggia alla sorella e alla madre Christine Duval, che ha sempre dipinto per passione, senza mai riuscire ad affermarsi come pittrice, e che le ha insegnato pittura, colori, tratti.

Bette Clair McMurray trova lavoro come dattilografa ma non eccelle, anzi, è piuttosto disastrosa. Commette troppi errori di battitura, vorrebbe fare meglio, cancellare con un tratto le inversioni di lettere, i refusi, gli sbafi di inchiostro.

Colore su colore,
per correggere gli errori

Alle volte per avere un’idea geniale basta guardarsi intorno e rileggere da un altro punto di vista. Da piccola Bette dipinge con la mamma e quando sbaglia ridipinge. Con il colore corregge gli errori. Perché non riscrivere con il bianco e ricominciare daccapo?

In cucina, tra pentole, frullatori e alambicchi improvvisati, Bette mischia le tempere e inventa il bianchetto, un correttore che pian piano diventa indispensabile prima nel suo ufficio e poi su scala più larga. Per miscelare correttamente gli ingredienti e rendere il liquido pronto per essere brevettato e commercializzato, Bette lavora con il professore di chimica del figlio. Nasce Mistake Out, il prodotto che può risolvere gli errori di battitura nelle segreterie di tutto il mondo. Una invenzione incredibilmente utile, nata e prodotta a casa.

Un errore imperdonabile

Il volano per il successo arriva, ironia della sorte, proprio da un errore macroscopico e imperdonabile che Bette non riesce a cancellare: nel 1958 viene licenziata per aver scritto “Mistake Out Company” sull’intestazione di una lettera al posto del logo della banca per cui lavora. Un’azione indotta dal suo inconscio che le impone di agire e concretizzare la sua invenzione, la libera dal lavoro di ufficio e la catapulta verso l’affermazione di sé.

Bette Clair McMurray brevetta il bianchetto, lo commercializza e la sua compagnia vola. Propone il suo prodotto all’IBM, che lo rifiuta non comprendendone la portata innovativa nei tempi e nei modi del lavoro – ma lei non si arrende.

La General Electric è invece interessata e ne ordina un grande quantitativo. Mistake Out è ormai un prodotto noto, tutti lo vogliono, cambia nome e diventa l’iconico Liquid Paper, la Carta Liquida. Dalla rudimentale organizzazione iniziale, con bottigliette vuote di smalto e gli amici del figlio Michael come lavoranti, Bette crea una vera azienda e arriva a produrre 25 milioni di boccette all’anno nella sua sede ufficiale in Texas.

L’America è affascinata da questa invenzione che contribuisce alla narrazione del successo del mito americano. É l’epoca delle grandi agenzie pubblicitarie, dell’accelerazione economica e del boom dei consumi, è il momento dei Mad Men. Le persone impiegate nelle aziende sono un target appetibile per il mercato e il loro lavoro è essenziale per la società, che a loro rivolge sempre più attenzione perché potenziali consumatori. Migliorare la loro capacità di produrre, di guadagnare e quindi di spendere, eliminando il margine di errore, è un must.

Bette governa l’azienda con un’ottica di cura complessiva che nel tempo la renderà una iconica figura di imprenditrice nella storia americana. Nel frattempo sposa Robert Graham, un uomo che si impone nella gestione dell’azienda e che quando divorziano, nel 1975, cerca in ogni modo di estrometterla dal controllo, tentando invano di modificare la composizione chimica del bianchetto per potersene impadronire. Storia ciclica che si ripete nel tempo: pochi sanno infatti che qualcosa di simile era già accaduto negli anni ‘50 alla pittrice Margaret Keane, il cui marito era divenuto famoso per i quadri dagli occhi grandi che dipingeva lei. Nel film Big Eyes è raccontata la sua storia, la presa di coscienza di sé in un’America che ancora soffoca la capacità di agency delle donne.

Bette Clair McMurray non si fa sopraffare. Le donne lottano in tutto il mondo per i propri diritti e per quelli delle figlie che verranno dopo. Combatte per rimanere alla guida dell’impero liquido che ha creato e vince. Padrona della sua invenzione, nel 1979 vende l’azienda alla Gilette per una cifra stratosferica, 47, 5 milioni di dollari, oltre a mantenere le royalties sulle vendite della sua invenzione.

Muore un anno dopo nel 1980 lasciando due fondazioni, la Gihon Foundation e la Bette Clair Murray Foundation, per sostenere le artiste, come non è riuscita ad essere sue madre, e le imprenditrici, come è stata lei. Un modo per spianare la strada a chi verrà dopo, senza smettere mai di credere di poter superare qualsiasi errore. Puoi sbagliare, non è grave, Bette ci ha sempre creduto. Proprio come cantava suo figlio Michael Nesmith, frontman dei The Monkees, I’m a Believer.

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