Ho un annuncio da fare per tutti i machi del paese: il testosterone è morto.
Non il mansueto ormone responsabile di così tante cose belle nel nostro organismo di esseri umani, quello sta benissimo e continua a fare il suo onesto lavoro senza badare alle leggende che ci inventiamo su di lui. Intendo dire il responsabile di tutte le varianti più tossiche e fastidiose della maschilità tradizionale: il testosterone che sarebbe responsabile dei comportamenti aggressivi, il testosterone motore naturale dell’uomo cacciatore di donne, il testosterone responsabile del fascino maschile latino, dell’irresistibile carisma aziendale, dell’insaziabile sete di successo dell’uomo moderno, il testosterone che non deve chiedere mai. 

Ecco, questo testosterone è morto.

La leggenda su di lui – morta anch’essa, senza speranza – è nota. Dietro molti comportamenti aggressivi messi in atto da tanti uomini, dietro il sedicente impulso ad attaccare bottone con qualsiasi donna sia di gradimento al maschio di turno, dietro il naturale interessarsi al destino di qualsiasi essere di sesso femminile considerato minimamente gradevole a prescindere dal desiderio di lei, dietro la naturale predisposizione al sesso occasionale secondo il darwiniano(?) “ogni lasciata è persa”, dietro insomma tutte le violente scemenze dette per giustificare un comportamento incivile c’è sempre stato lui, il testosterone. Labile come un fantasma ma inesorabile come una cartella esattoriale, il leggendario testosterone ha permesso a milioni di uomini di guardarsi allo specchio non dico senza sputarsi in faccia, ma anzi proprio col malcelato orgoglio di chi sta portando avanti una missione naturale, il compito che gli è stato assegnato alla nascita, il ruolo per il quale la civiltà è stata costituita: fare il ca22o che gli pare.

Questo testosterone di cui parlo quindi non aveva alcuna funzione biologica, ma aveva uno scopo unicamente sociale. Serviva a ribadire un ordine gerarchico preciso tra gruppi umani e a legarlo a un destino inesorabile, immutabile perché ritenuto naturale, biologico, legato al sorgere del sole e all’alternarsi delle stagioni. Qualsiasi desiderio dettato dal patriarcato vigente, suggerito dal maschilismo imperante, poteva tranquillamente essere spiegato grazie al testosterone, che come il più potente degli incantesimi era capace di giustificare dal fischio per strada alla pacca sulle chiappe della collega, dal gender gap ai manels, dagli stupri ai femminicidi. Niente fermava la capacità giustificatoria della leggenda testosteronica, perché lasciava le persone che ne stavano discutendo senza argomenti: davanti alla inesorabilità della natura maschile, davanti a una hybris scatenata ma biologica, veniva ammansita anche la più rigida disposizione di legge, anche la più sacrosanta rivendicazione femminista, anche la più clamorosa controperformance artistica.

La falsa leggenda del testosterone cancellata dalla scienza

Ebbene, è finita: questa falsa leggenda non esiste più, non sarà più raccontabile. Il testosterone è morto e sappiamo chi l’ha ucciso e come: la scienza.
Nel 2017 è uscito il volume di Cordelia Fine poi tradotto in italiano col titolo Testosterone Rex. Miti di sesso, scienza e società per la Nave di Teseo, che da solo già basterebbe a smantellare l’idea di questa essenza biochimica della mascolinità; ma con un minimo sforzo si può recuperare anche Testosterone: An Unauthorized Biography scritto nel 2019 da due studiose che raccoglie un secolo di studi utili a smentire il mito dell’ormone responsabile incontrollabile della maschilità, oppure Testosterone: The Molecule Behind Power, Sex and The Will to Win, sempre del 2017, lo stesso anno del più divulgativo – ma comunque scientificamente fondato – Behave: The Biology of Humans at Our Best and Worst.

Ah, per i più scettici: è stato studiato scientificamente anche il fenomeno per cui le spiegazioni biologiche sono più suggestive e ritenute più credibili. Questa suggestione è stata ben spiegata dall’articolo Deconstructing the seductive allure of neuroscience explanations, o nel libro The Psychology of Men in Context.
Per i più pigri, tutto ciò è spiegato in italiano in Uomini duri di Maria Giuseppina Pacilli.

Lo so, era bellissima e comodissima la storiella della natura maschile contro la natura femminile. Purtroppo, è una balla. La forza e la violenza non sono mai state la stessa cosa, sono sempre state distinguibili – sarebbe ora di fare lo stesso con le responsabilità di mandare ancora in giro miti pericolosi. Maschi, lasciamo il testosterone a fare il suo lavoro senza accollargli il peggio di noi, che è tutta robaccia molto poco naturale e molto irresponsabilmente culturale.

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