Scrivo che ho appena finito di leggerlo. Ci ho impiegato un paio d’ore, quasi 120 minuti di pianto. Voi non avete mai pianto, durante la vicenda, negli scorsi mesi? E’ una storia insopportabile: ogni storia di femminicidio lo è, è vero. Ma leggere le parole del padre di Giulia Cecchettin, soprattutto forse se si è genitori, è qualcosa di straziante. Anche perchè non sono parole scontate. Non c’è niente di scontato nel comportamento di Gino e di sua figlia Elena, e nemmeno nei suoi discorsi, nelle pagine di questo libro.

Giulia Cecchettin

“Cara Giulia”, una lunga lettera alla figlia

Appena uscito per Rizzoli, Cara Giulia è stato scritto da Gino Cecchettin con Marco Franzoso (ricordo in particolare che da Il bambino indaco è stato tratto il film Hungry Hearts di Saverio Costanzo e nel 2014 ha scritto il bellissimo Gli invincibili), ed è una lunga lettera a Giulia Cecchettin, uccisa l’11 novembre 2023 dal suo ex fidanzato: aveva ventidue anni, e la settimana successiva avrebbe dovuto laurearsi in ingegneria biomedica.

I passaggi che mi hanno colpita di più, leggendo, sono stati la riflessione sulla costruzione di una cultura della riconciliazione invece di quella basata sul riscatto, e il racconto, davvero commovente – senza mai essere retorico o patetico – della bambina piccola che, con estremo rispetto, posa una piantina sulla scalinata già tappezzata di regali per Giulia (che compare tra i ringraziamenti, nonostante, come scrive Gino

Della quale conosco solo l’amore per la sua tenerezza nel porgere un fiore“.

Ma anche le frasi finali, in cui l’autore ci lascia con una bellissima immagine di vita e speranza:

Ogni giorno quando varco il cancello fiorito della mia casa“.

Gino e Giulia Cecchettin

Nelle pagine troviamo il doloroso racconto della lunga settimana prima di trovare il cadavere, del funerale, dell’amore per la moglie Monica, morta un anno prima di cancro, della furia dei social contro Elena e Gino e della fame dei giornalisti, i ricordi di routine e quotidianità finite, ma anche tante riflessioni sulla nostra contemporaneità, sul patriarcato, sulla funzione educativa di genitori, istituzioni e scuola, sui dati sconcertanti dei femminicidi. Soprattutto, però, il libro trasuda amore, speranza, vitalità, desiderio di trasformare il veleno in medicina, di attraversare il dolore per trovare una nuova forza da mettere al servizio di chi rimane e rimarrà dopo di noi per costruire un mondo più equo, giusto e felice.

Gino Cecchettin, una Fondazione in nome di Giulia

Cara Giulia è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di genere. Infatti, per onorare la memoria di Giulia, Gino Cecchettin ha deciso di impegnarsi in prima persona contro la violenza di genere e sta lavorando alla creazione di una Fondazione in nome di Giulia. I proventi netti di Gino Cecchettin derivanti dai diritti d’autore del libro serviranno per sostenere Fondazione Giulia e per aiutare le associazioni del territorio che si occupano di violenza: 

«Ho scritto questo libro perché vorrei che non suc­cedesse ad altri. E se le mie domande e i miei pensieri dovessero salvare o aiutare anche una sola persona, avrei compiuto qualcosa di importante e utile. Ogni vita ha un valore inestimabile. Che almeno ciò che è capitato a noi serva a qualcosa».

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