“Come to me”: la sessualità e il desiderio femminile in Nosferatu
In questo remake di Nosferatu, Robert Eggers affronta la questione del desiderio sessuale e della liberazione delle donne dai loro vincoli

In questo remake di Nosferatu, Robert Eggers affronta la questione del desiderio sessuale e della liberazione delle donne dai loro vincoli
In Nosferatu (2024), il regista Robert Eggers riprende l’omonimo film del 1922 diretto da F.W. Murnau, in una nota più complicata, approfondendo il rapporto tra i due protagonisti: Nosferatu, il conte Orlok (Bill Skarsgård), che ha un appetito da sfamare, ed Ellen (Lily-Rose Depp), la sua preda. Eggers cambia il ruolo di quest’ultima: da vergine pura, moglie e semplice oggetto di desiderio del marito e degli uomini che le stanno intorno, com’era nel film del 1922, a vittima di uno stalker che vuole approfittarsi di lei da quando era piccola ma che riesce a reagire liberandosi, tramite il suo corpo e la sua sessualità, dei vincoli che la società le ha imposto. Così il regista riesce ad incapsulare la vergogna e l’imbarazzo del desiderio sessuale femminile.
Spero che non sia oscuro a tutti il modo in cui il desiderio sessuale femminile è considerato un aspetto di cui vergognarsi secondo la nostra società, proprio come lo era nel 1800, secolo in cui è ambientato Nosferatu. Proprio il conte Orlok rappresenta questo desiderio proibito in Ellen, protagonista della storia. Storicamente, questo desiderio nelle donne è sempre stato attribuito alla loro mancanza di autocontrollo e all’isteria, ma Ellen fa di tutto per cercare di controllarsi e riprendere le redini del proprio corpo e della propria vita. Questo non fermerà uno dei personaggi – il professor Albin Eberhart von Franz, un metafisico svizzero – dal dire che la vulnerabilità di Ellen verso Orlok proviene dalla sua mancanza di forza di volontà e dai suoi istinti animali.
Orlok rappresenta i desideri sessuali di Ellen, questo è vero, ma lei non ne ha colpa: il conte è come un demone distruttivo che lei stessa descrive come un serpente che striscia dentro di lei. La situazione tra Ellen e Orlok viene rappresentata da Eggers come quella tra una vittima e il suo violentatore, che come uno stalker onnipresente la fa diventare paranoica. Ma qual è la cura per questo peccato? Il matrimonio, proprio come si pensava all’epoca. Nel film, Ellen riesce temporaneamente a evitare Orlok grazie al suo matrimonio con Thomas, riuscendo a fuggire da quella sensazione di vergogna che le provocava il conte, e a ritrovare il proprio senso di sé. Il matrimonio era visto come un modo per curare l’isteria delle donne, proprio come succede a Ellen. Questa credenza sembra venire rinforzata nel film attraverso il periodo di assenza di Thomas: sei settimane in cui i sintomi, sempre a sfondo sessuale, di Ellen ritornano e la perseguono. Ellen si ritrova ad avere convulsioni che la mettono in posizioni particolari, come con le sue gambe aperte, che portano Friedrich, amico della coppia, a fare scherzi sull’isteria di Ellen, dicendo che sente la mancanza a letto del marito.
Questa narrativa sembra rinforzare l’idea della mancanza di forza di volontà e autocontrollo del desiderio sessuale nelle donne, ma Ellen, con il suo sacrificio volontario e ben studiato alla fine del film, farà vedere che non è così, ribaltando questo mito. Durante la terza notte in cui Orlok viene a rivendicare il corpo di Ellen che tanto pensa di possedere, lei lo attira per distruggerlo e salvare le persone intorno a lei e tutta la città, assicurandosi dell’assenza di suo marito, che poteva rovinare il suo piano che poi lo avrebbe salvato. Ellen quindi muore, ma questa morte ha un significato particolare: la rivendicazione del suo desiderio sessuale e, soprattutto, dell’autonomia sul suo corpo, di cui Orlok pensava di essere il proprietario.
Questa versione di Nosferatu va a toccare una nota dolente che ancora affligge la nostra società, proprio come Orlok affligge Ellen: la vergogna nel desiderio e nella liberazione sessuale delle donne. Specialmente nel momento in cui il film ci mostra il tentativo di liberazione di Ellen da Orlok attraverso il suo corpo. Ellen prova inizialmente a rivendicare il suo corpo – che aveva donato al conte da piccola in un momento di sconforto dopo la morte di sua madre – attraverso l’atto sessuale con suo marito. Il film prova a farci vedere la liberazione di una donna dal suo stalker attraverso l’atto sessuale, che può far paura ma riesce a dare ad Ellen una nuova forza per attirare, e poi uccidere, Orlok.
Sembra quasi divertente o, addirittura, ripugnante: una donna che si libera attraverso il sesso. O almeno questo potrebbero pensare alcuni. Ma per quanto la vergogna avvolge questo aspetto della vita femminile, la liberazione sessuale di una donna è più abilitante di quanto si pensi. La liberazione sessuale femminile in realtà può anche non avere nulla a che fare con l’atto in sé, ma con l’emancipazione delle donne dagli uomini, perché di quello si tratta. Il desiderio sessuale è sempre stato qualcosa che gli uomini potevano avere, mentre per le donne era una malattia (l’isteria) e andava controllato, proprio attraverso il matrimonio, perché solo un uomo può rimetterti in riga. Vergognarsi ancora del proprio corpo e della libertà di farci ciò che si vuole è proprio quello che ci ferma dall’uguaglianza. Come donne dobbiamo toglierci da questo velo di vergogna che ci avvolge come delle vergini pure senza cervello, e dobbiamo provare a liberarci, proprio come Ellen, riconquistando l’autonomia del nostro corpo e del nostro cervello.